Vuoto a rendere in Italia
Vuoto a rendere in Italia. Come funziona, cosa dice la legge e quali sono i vantaggi per consumatori e produttori. Vuoto a rendere di vetro e plastica.
Vuoto a rendere in Italia
In Italia, così come nella gran parte dei paesi europei, il vuoto a rendere era molto diffuso fino all’inizio degli anni ’60, prima della massiccia diffusione della plastica. Con il vuoto a rendere l’acquirente aveva il dovere di restituire al venditore il contenitore di vetro vuoto.
Il sistema usa e getta che ha sostituito il vecchio vuoto a rendere, è stata una diretta conseguenza del boom economico degli anni passati. Oggi, con una coscienza etica più evoluta, il nostro paese sta cercando di ripristinare l’iniziativa del vuoto a rendere.
Come funzionava il vuoto a rendere attivo in Italia fino a 40 anni fa?
Per tutti i prodotti commercializzati in bottiglie di vetro, si pagava una sorta di cauzione, un sovrapprezzo per portare a casa il contenitore oltre che il contenuto alimentare. Dopo l’impiego, l’acquirente aveva la possibilità di restituire il contenitore e riscattare la cauzione oppure acquistare un nuovo prodotto pagando solamente il contenuto e non il contenitore di vetro (al netto della cauzione già versata).
Questo sistema, in Italia, era vissuto come un incentivo economico utile per le famiglie e, ancora oggi, è diffuso in altri paesi europei. In Germania, per esempio, il vuoto a rendere è una realtà conclamata tanto che vi sono delle vere e proprie squadre di raccolta di bottiglie e contenitori in vetro. Le bottiglie restituite con il sistema del vuoto a rendere, in Germania, possono essere convertite in buoni spesa dal valore proporzionale al numero di bottiglie. Per maggiori informazioni vi invitiamo a leggere l’articolo: Come funziona il vuoto a rendere.
Vuoto a perdere o vuoto a rendere
Nel nostro paese, allo stato attuale, sono poche le iniziative che promuovono, con successo, il sistema del vuoto a rendere. Con la diffusione del riciclo e del recupero delle risorse, il vuoto a rendere ha lasciato spazio al vuoto a perdere con la raccolta differenziata anche se, proprio quella del vetro stenta a partire! Il vetro si produce a partire da materie prime vergini molto economiche, per questo i produttori continuano a investire nella produzione ex novo piuttosto che nella raccolta del vetro usato per il successivo riciclo.
Il vuoto a rendere risulta più vantaggioso rispetto al sistema del vuoto a perdere sia in termini di consumi energetici, sia in termini di emissioni di gas inquinanti per la fase di raccolta e riutilizzo.
Legge sul vuoto a rendere in Italia
Solo di recente, la Camera ha approvato una legge che rilascia il meccanismo del vuoto a rendere ma questa volta i contenitori da restituire sono di plastica. La legge sul vuoto a rendere approvata dalla Camera mira a sottrarre gli imballaggi dal circolo della gestione ordinaria dei rifiuti (raccolta differenziata) talvolta poco virtuoso dal punto di vista ecologico e organizzativo (errato conferimento dei materiali, eccesso di emissioni nocive legate al trasporto dei materiali, cattiva gestione dei rifiuti destinati al riciclo…).
Vuoto a rendere di vetro, plastica e alluminio
La legge approvata dalla Camera, idealmente, vuole innescare un circolo virtuoso coinvolgendo i cittadini in prima persona. I consumatori possono raccogliere imballaggi e riconsegnarli direttamente al produttore, coinvolgendo il consumatore finale nella restituzione dell’imballaggio (bottiglie, lattina o altro). In altre parole, il consumatore viene incentivato a restituire l’imballaggio là dove lo ha comprato, utilizzando il sistema del «vuoto a rendere della plastica», affinché lo stesso imballaggio, invece di essere destinato alla raccolta differenziata dei rifiuti, sia restituito al produttore originario il quale ne attuerà una gestione più razionale sia dal punto di vista economico sia da un punto di vista ambientale. La proposta ufficiale vede il ritorno della cauzione con un sovrapprezzo di 0,25 euro a bottiglia che saranno restituite insieme al reso del contenitore vuoto.
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Pubblicato da Anna De Simone il 30 Agosto 2016