Voli Lufthansa e biocarburante
La Lufthansa, compagnia aerea tedesca, ha annunciato il successo della sperimentazione dei voli alimentati da biocarburante. La compagnia aerea ha effettuato nell’arco di sei mesi circa 1187 voli con biocarburante tra Amburgo e Francoforte riducendo le emissioni di CO2 di 1.471 tonnellate.
“Il nostro progetto burnFAIR si è sviluppato senza intoppi e con nostra piena soddisfazione. Come previsto, i biocarburanti hanno dimostrato il loro valore nelle quotidiane operazioni di volo” –e continua- “Il cherosene biosintetico è affidabile tanto quanto il carburante tradizionale ma gli impatti ambientali sono ridotti. Grazie alla maggiore densità energetica del biocarburante, è stato possibile ridurre il consumo di carburante di oltre l’1%. Inoltre, il cherosene biosintetico è privo di zolfo e di composti aromatici” – spiega inoltre – “Il principio alla base dei biocarburanti è semplice e si basa sul ciclo del carbonio. Le piante assorbono CO2 dall’atmosfera attraverso la fotosintesi. Quando i motori degli aerei bruciano biocarburante, la CO2 viene rilasciata nell’atmosfera. I biocarburanti emettono circa il 50% in meno di CO2 rispetto ai combustibili fossili tradizionali.”- Infine conclude – “Come prossimo passo, ci concentreremo sulla disponibilità, sostenibilità e certificazione delle materie prime. Ma prima dobbiamo attingere da questo mercato. Tuttavia, Lufthansa continuerà la sperimentazione solo se sarà in grado di garantire il volume sostenibile e le materie prime certificate necessarie a mantenere le normali operazioni di volo”.
L’evento culminante della sperimentazione del biocarburante Lufthansa ha coinciso con il primo volo di linea verso gli Stati Uniti, il 12 gennaio 2012. Un Boeing 747-400, alimentato con circa 40 tonnellate di miscela di carburante biosintetico, ha volato da Francoforte a Washington e ha previsto la riduzione delle emissioni di 38 tonnellate, l’equivalente delle emissioni di CO2 prodotte da circa sei voli di linea tra Francoforte e Berlino.
In linea con gli obiettivi IATA di settore, le compagnie aeree, entro il 2050, devono ridurre le emissioni di CO2 del 50% rispetto al 2005. “Se vogliamo proteggere il nostro clima e quindi il nostro futuro in modo sostenibile, abbiamo bisogno di idee e tecnologie innovative oltre che di una alternativa ecologica ai combustibili fossili soprattutto in vista della crescente domanda di mobilità in tutto il mondo” – ha dichiarato Christoph Franz, Chairman of the Executive Board of Deutsche Lufthansa AG.
Le compagnie aeree dovranno ridurre dunque entro il 2050 le emissioni di CO2 ed il cherosene biosintetico sembrerebbe una soluzione affidabile tanto quanto il carburante tradizionale per la sicurezza dei motori inoltre entreranno nel cosiddetto Eu Emissions trading system, il sistema di scambio delle emissioni. Un meccanismo spesso contestato eppure, al momento, l’unico in grado di mettere un po’ d’ordine nella giungla-CO2. In denaro, l’ingranaggio prevede una quota di emissioni gratuite fino alla quale i vettori possono spingersi. Varcata tale soglia, bisognerà acquistare sul mercato ulteriori “autorizzazioni a inquinare”, saldando a suon di quattrini gli sforamenti del tetto: 10 euro a tonnellata di CO2.
“Grazie alla fissazione dei valori dei parametri di riferimento – ha detto Connie Hedegaard, commissaria responsabile dell’azione per il clima – le compagnie aeree ora sanno quante quote riceveranno a titolo gratuito ogni anno fino al 2020. Agli attuali prezzi di mercato queste quote gratuite rappresentano oltre 20 miliardi di euro per il decennio a venire. Con queste entrate potenziali le compagnie potrebbero investire nell’ammodernamento delle flotte al fine di migliorarne l’efficienza dal punto di vista del consumo e utilizzare carburante non fossile per il trasporto aereo. Benché l’Ue preferisca un’azione su scala mondiale, non possiamo tuttavia accettare che il settore dell’aviazione sia esonerato dalla partecipazione perché non riesce a raggiungere un accordo internazionale“.
A questo punto il biocarburante targato Lufthansa potrebbe risultare una soluzione davvero rivoluzionaria Il problema risiede nella ridotta disponibilità di carburanti del genere. Una carenza che mette in discussione la realizzabilità di progetti riguardo la coltivazione di vegetali adatti alla produzione di biocherosene: esperti infatti si oppongono da anni, in quanto si mette in discussione la sicurezza alimentare sottraendo terreno alle colture tradizionali.
a cura di Anna De Simone
Pubblicato da Anna De Simone il 8 Febbraio 2012