La Vertical Farm è il luogo dove le piante e gli ortaggi crescono senza terra, senza pesticidi e senza produrre rifiuti. E poiché con le piante si produce il cibo, anche gli alimenti diventano a impatto zero. Perché ‘vertical’? Perché una serra verticale occupa poco suolo, sviluppandosi in altezza, e può stare anche in città come una fabbrica di cibo. Per esempio in città come Milano in anteprima a EXPO 2015.
Il primo prototipo italiano di Vertical Farm lo ha realizzato l’Agenzia per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile che lo presenta a EXPO Milano all’interno del Future Food District. Non è una cosa strana, solo un luogo in cui le nuove tecnologie cambiano il modo di produrre gli alimenti, fissando standard nuovi in 5 aree della ricerca scientifica: suolo, acqua, energia, agricoltura sostenibile e alimentazione sicura. Standard che ovviamente impattano anche sul trasferimento al sistema agroindustriale.
La Vertical Farm dell’ENEA significa zero terra, perché piante e ortaggi non hanno bisogno di suolo per crescere ma soltanto di acqua e sostanze nutritive: il sistema della coltivazione idroponica, che già si conosce, ma portato all’ennesima potenza con tutto il sapere disponibile. Serra verticale è anche zero pesticidi, zero emissioni inquinanti e zero produzione di rifiuti oltre a quelli che si possono riutilizzare trasformandoli in risorsa. Fertilizzanti e acqua vengono riciclati e l’energia è green grazie all’utilizzo di fonti rinnovabili. Tutto è tracciabile nella Vertical Farm e la sicurezza alimentare è al primo posto.
Nutrire il pianeta è il tema di EXPO 2015. Ecco appunto la Vertical Farm di ENEA. Produrre cibo risparmiando suolo, o senza usarne proprio, è una risposta alla sfida alimentare globale. Ma interessa anche il Paese Italia, che ha perso oltre 6 milioni di ettari di coltivazioni in 60 anni. Oggi nel mondo il 70% del consumo di risorse idriche è legato alle coltivazioni e all’allevamento di bestiame, e circa un miliardo di persone soffre di denutrizione e non ha accesso all’acqua potabile.
E poi c’è l’energia. Quella ‘bruciata’ dalla catena alimentare è il 30% circa del consumo mondiale, mentre ci sono due miliardi e mezzo di persone senza accesso alle forme moderne di energia, l’elettricità in casa per esempio. E in futuro sarà più difficile perché l’aumento della popolazione, lo sviluppo economico e i cambiamenti climatici renderanno più accesa la concorrenza per il cibo, l’acqua e l’energia. Secondo l’OCSE, la domanda mondiale di energia e di acqua aumenteranno rispettivamente dell’80% e del 55% entro il 2050. E intanto la FAO ci avverte che avremo una crescita del 60% della domanda alimentare.