Nuove regole per la vendita pneumatici online
Cosa cambia nella fruttuosa attività di vendita pneumatici via web? Forse qualche prezzo, ma forse no, di sicuro diventa più trasparente e ‘leale’ nei confronti degli operatori dei canali tradizionali che, nel rispetto della legge, hanno sempre versato allo Stato il contributo ambientale PFU per lo smaltimento a fine vita.
Cosa significa? Che dopo il pronunciamento dei giorni scorsi del Ministero dell’Ambiente anche la vendita pneumatici online gestita da operatori con sede all’estero è assogettata obbligatoriamente al pagamento del PFU – il contributo ai Consorzi ufficiali che gestiscono lo smaltimento – e al versamento della relativa IVA che finisce nelle casse dello Stato.
Per chi preferisce acquistare gli pneumatici online (spesso ignaro del mancato versamento del PFU) non cambia praticamente niente, semplicemente viene rimossa la disuguaglianza tra i venditori tenuti al versamento del contributo ambientale e quelli che, per difetto di normativa, riuscivano ad aggirarlo. Come se, assurdamente, gli pneumatici acquistati sul web non avessero lo stesso impatto ambientale degli altri.
Dipenderà ora da quegli operatori della vendita pneumatici online che finora non hanno versato il contributo se ribaltare i maggiori costi sui consumatori aumentando i prezzi oppure se, semplicemente, accontentarsi di rinunciare a un ingiusto profitto. In entrambi i casi l’ambiente trarrà un guadagno dal venir meno di una distorsione della concorrenza che ha finora penalizzato gli onesti.
Le cifre in gioco meritano un certo riguardo. La vendita pneumatici online senza il versamento del contributo ambientale è stimata in 2 milioni di pezzi ogni anno (pari a 12 milioni di tonnellate di rifiuti) e di circa 5 milioni di euro è la stima del costo di smaltimento a carico della collettività. Un danno a cui va aggiunto circa 1 milione di euro per il mancato versamento dell’IVA sul contributo.
A rallegrarsi, giustamente crediamo, sono i Consorzi autorizzati che gestiscono lo smaltimento a fine vita degli pneumatici a cui è destinato il contributo ambientare che i produttori versano al momento dell’acquisto. Sono loro ad aver iniziato nel 2013 la battaglia che è poi sfociata in un’interrogazione parlamentare presentata dall’onorevole Ermete Realacci.
Pubblicato da Michele Ciceri il 1 Febbraio 2014