Vaquita: delfino
La vaquita nuota e non produce latte, il suo nome inganna ma abbiamo a che fare con una sorta di delfino piuttosto grande ma non certo quanto una mucca. Non vive dalle nostre parti ma sulle coste del Nord America, non è pericolosa per l’uomo.
Vaquita: delfino
Anche se è stata soprannominata “piccola mucca”, questo animale è un mammifero marino e assomiglia ad un delfino anche se si comprende che non lo è. Le sue sembianze sono leggermente diverse. Il misunderstanding sparisce se si fa caso al nome scientifico, Phocoena sinus. Le dimensioni sono notevoli e simili a quelle dei delfini, un paio di metri di lunghezza per circa 50 – 60 Kg di peso.
Vaquita: caratteristiche
Questa focena vive soprattutto dalle parti del Golfo di California ed è una specie piuttosto rara di focena, si può tranquillamente definire un endemismo dell’area settentrionale del golfo della California che prende il nome di mare di Cortez. Siamo da tutt’altra parte rispetto alle acque in cui vive il Delfino del Mediterraneo
Il corpo di una vaquita è robusto e presenta una particolare forma ricurva, concava, se guardata lateralmente. Nella famiglia delle focene, questo animale californiano non è tra i più grandi, anzi, si potrebbe definire la più piccola delle focene se consideriamo che ne esistono di parecchio grandi mentre la “nostra” vaquita non supera quasi mai i 150 cm di lunghezza.
Dal punto di vista estetico, il loro corpo è segnato da un grande e vistoso anello nero intorno all’occhio e si notano anche delle macchie sul labbro, lo sfondo è di colore grigio che può avere tonalità scure o meno passando da un esemplare all’altro. Se ci spostiamo sulla “pancia”, la pelle si schiarisce fino a sembrare quasi bianco.
Le natatoie di questa focena sono piuttosto grandi rispetto alle dimensioni generali dell’animale, sembrano quasi sproporzionate, la pinna è posta in basso e più falcata, il cranio molto piccolo rispetto ad altre focene e il rostro è più corto e più largo.
La vita della vaquita trascorre abbastanza serenamente, in acqua. E’ un mammifero che nuota lentamente e punta ad evitare le imbarcazioni di ogni genere. Solo se si fa molta attenzione si può notare quando emerge per respirare, fa un movimento lento che crea solo una leggera increspatura sulla superficie dell’acqua e subito scompare, sperando di non essere stata vista da nessuno visto che non ha molta voglia di interagire con chi vive sulla superficie terrestre.
La dieta della vaquita è a base di specie demersali o di specie bentiche, quelle che poi trova nelle zone in cui vive. E’ un animale non molto schizzinoso, detto in altri termini, una predatrice non selettiva, mangia soprattutto piccoli pesci e calamari che caccia nelle lagune basse e scure lungo la costa. Non arriva a profondità esagerate, massimo a 30 metri sotto il livello del mare, stando anche dove l’altezza dell’acqua è così ridotta che il suo dorso sporge.
Pur non amando interagire con la specie umana, la vaquita non è un animale solitario, forma dei piccoli gruppi che possono essere formati da 3 esemplari come anche da una decina. Per quanto riguarda la riproduzione, la gestazione dura circa 11 mesi, i piccoli nascono a primavera e vivono al massimo 21 anni.
Vaquita: estinzione
Già rara ed endemica, la vaquita è una specie in via di estinzione visto come le acque dei nostri oceani sono inquinate. Oggi si contano meno di 100 esemplari si questa specie che ha davvero bisogno di essere protetta e conservata per non estinguersi di qui a poco, anche entro l’anno.
Uno studio condotto dal Natural Resources Defense Council, importante gruppo ambientalisti statunitense, getta di nuovo l’attenzione sull’emergenza che riguarda questa specie, messa a rischio dall’uomo. Stavolta non si tratta di caccia, perché di fatto non c’è interesse a pescare questo mammifero, visto che non si mangia e non si sfrutta per altri scopi, ma esso resta lo stesso vittima malauguratamente di reti da pesca piazzate nelle acque e destinate ad altre creature.
Vaquita messicana
Abbiamo parlato di Golfo della California ed è chiaro che le acque sono anche quelle messicane. Sia gli Usa che il Messico sono da tempo stati chiamati a fare qualcosa per salvare questo mammifero, nell’autunno del 2017 il Messico ha varato un piano di salvataggio per cui si è speso anche Leonardo Di Caprio.
Catturati nelle acque, gli ultimi esemplari vengono trasferiti temporaneamente in un santuario marino creato ad hoc al largo di San Felipe in modo che possano stare al sicuro e riprodursi, visto che ce ne sono poche decine solamente, in tutto il mondo.
Sembra semplice, spiegata così, ma l’operazione nasconde molte complessità e vari pericoli. D’altra parte è l’unica via per provare a salvare la vaquita e va tentata sperando di ottenere l’obiettivo ovvero far tornare i cetacei nel loro habitat naturale dopo averlo messo in sicurezza rimuovendo le reti per crostacei che lo hanno sterminato.
Alcune sono reti legali ma la maggior parte sono illegali e destinate ai totoaba, enormi pesci la cui vescica natatoria è molto richiesta sul mercato nero. Sarebbe buona da mangiare, per la tradizione asiatica, tanto da valere anche 10mila dollari. La vescica di questi pesci è anche dotata di capacità taumaturgiche, sembra. Fatto sta che per ottenerla si è arrivati a mettere in pericolo la vaquita solo perché condivide le acque con questo pregiato animale.
Se vi è piaciuto questo articolo continuate a seguirmi anche su Twitter, Facebook, Google+, Instagram
Pubblicato da Marta Abbà il 21 Luglio 2018