Ustione da freddo: caratteristiche e rimedi

Ustione da freddo

Quando si parla di ustione da freddo è difficile immaginare ciò che sta avvenendo. Con questo termine si vuole indicare di fatto una lesione che è così chiamata perché mostra delle analogie con le ferite provocate dal calore. Il calore le può creare anche in poco tempo, però, mentre il freddo deve agire per ore e ore per arrivare addirittura a causare delle lesioni.

Ustione da freddo: caratteristiche

Intuitivamente possiamo dire che ci sono delle parti più colpite, sono quelle più scoperte e soggette alle temperature esterne, alle intemperie. Le estremità degli arti, ad esempio, possono subire delle ustioni di questo tipo con conseguenze anche gravi come l’immobilità e alterazioni cardio-vascolari.

Inizialmente, per temperatura basse ma non estremamente basse, si può riscontrare una vaso-costrizione e successivamente una vasco-paralisi, man mano che si scende con i gradi, sotto zero e oltre, possono verificarsi delle cancrene per coagulazione che, estendendosi, arrivano a causare trombosi secondarie.

Per cercare di comprendere meglio i rischi legati ad una Ustione da freddo possiamo distinguere le casistiche in tre grandi categorie, in tre gradi di ustione: eritema semplice, vescicole ed escare.

Il primo grado di ustione, rappresentato da un eritema della pelle, semplice e circoscritto, derivante da una paralisi vasomotoria, può portare a delle fissurazioni della pelle, se trascurato, e anche a delle ulcerazioni molto dolorose, rosso violacee, puriginose. Più grave è la situazione se di formano delle vescicole o delle flittene che possono aprirsi e residuare ulcerazioni. Il terzo grado di Ustione da freddo porta alla formazione di necrosi che vanno a colpire anche interi segmenti. In questo caso diventano tumidi e di un colorito livido, fanno male mostrano una scarsa tenerezza alla prima granulazione.

Quando le ustioni da freddo sono molto diffuse, si può parlare di assideramento, ovvero di un abbassamento particolare della temperatura corporea causato dal freddo ambientale, soprattutto se si tratta di freddo umido e accompagnato da vento. Anche le caratteristiche del nostro corpo sono molto importanti e influenzano il livello di gravità della situazione. Ad esempio le persone che mostrano scarso panicolo adiposo oppure che soffrono di iposurrenalismo e l’alcolismo possono più facilmente essere colti da ustioni da freddo, lo stesso vale se si verificano problemi cardiovascolari o di denutrizione, stati di affaticamento e inattività muscolare. Cosa accade in questi casi?

Prima, grazie ai meccanismi termoregolatori, si ha una vasocostrizione periferica, che va a far diminuire il gradiente barico, poi si verifica l’assideramento progressivo.

Ustione da freddo: rimedi

Per curare una Ustione da freddo è necessario riscaldare gradualmente la parte colpita ma se si tratta dei piedi, ad esempio, si rende necessaria anche la profilasi antitetanica. Se si rileva la presenza di una cancrena parziale è necessaria una intensa terapia chemioantibictica, per impedire l’instaurarsi di infezioni, quando invece la cancrena è totale, non resta che effettuare l’amputazione.

Questo è ciò che si può fare, a grandi linee, ma è chiaro che le cure vanno identificate di volta in volta, soprattutto a seconda della gravità e della tipologia dei sintomi. E’ chiaro che il fai da te non è opportuno e che servono la diagnosi e le indicazioni di un medico anche se i sintomi sono lievi: sempre meglio avere il suo parere. Ovvio che se vediamo che la situazione è molto grave, è necessario correre al pronto soccorso direttamente.

Esistono delle indicazioni generali per il primo soccorso, le vediamo a grandi linee chiarendo che è necessario chiedere l’intervento di un medico, in sua attesa si può procedere nel seguente modo.

In caso di geloni e ipotermia iniziamo a spostarci in un posto più caldo camminando il meno possibile se le parti colpite comprendono i piedi o le dita dei piedi, perché il movimento delle zone interessate può far peggiorare il quadro generale.

Se la persona colpita ha addosso dei vestiti bagnati deve toglierseli e metterne di asciutti, in modo che il calore non venga ulteriormente disperso.

Per scaldare il corpo, inoltre, in attesa dei soccorsi, possiamo utilizzare delle coperte ma evitando di strofinarle sulle aree colpite. Sconsigliato anche applicare direttamente calore – fuoco o scaldino che sia. L’obiettivo è cercare di riportate a temperature adeguate le aree congelate del corpo ma non prima di essersi allontanati dal luogo in cui è avvenuto il raffreddamento, altrimenti si rischia di causare ulteriori danni che possono rivelarsi anche irreversibili.

In verità il riscaldamento andrebbe portato avanti sotto supervisione medica, perché può essere un processo doloroso e aver bisogno di analgesici e valutazioni mediche esperte. Le “tecniche” migliori sono quelle che includono un bagno con idromassaggio contenente un antisettico blando durante il quale si immerge la zona colpita molto lentamente nell’acqua solo tiepida. Il processo di riscaldamento dura circa mezzora o fino a quando non si vede la zona colpita riprendere dolore e mobilità.

Quando siamo riusciti a riportare a temperatura la zona, dobbiamo fasciarla con delle bende procedendo con massima delicatezza perché la pelle è ancora molto sensibile. Se si tratta dei piedi o delle mani, la bendatura deve separare le dita, in generale è necessaria la massima pulizia per evitare infezioni.

Una volta bendati, evitiamo di muoverci troppo e teniamo gli arti in alto se sono la parte interessata. Non spaventiamoci se la pelle apparirà scolorita e bollosa, e perfino coperta di escare. Per quanto riguarda la tempistica, ci vogliono almeno quattro o cinque mesi ma se i geloni sono superficiali, sotto la pelle scolorita e le escare si formerà nuova pelle rosa.

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