Tintura per capelli: quanto sono dannose
La tintura per capelli è molto diffusa ma non è priva di controindicazioni. Ecco quanto sono dannose le tinture per capelli e come fanno male alla salute.
Tracce di tinture per capelli sono state rinvenute nelle tombe degli antichi egizi, testimonianza della loro antica diffusione. Un tempo, le tinte per capelli era costituite da oli misti a pigmenti (di origine vegetale o animale) in grado di cambiare colore ai capelli. Anche le donne dell’antica Grecia usavano tingersi i capelli, lo facevano con le stesse tinture naturali usate per colorare la lana. Oggi le cose sono cambiate, le tinture per capelli sfruttano prodotti di sintesi di varia “natura” che poco hanno a che fare con le pigmentazioni naturali.
Tintura per capelli, fa male?
Le tinture per capelli più dannose sono quelle “permanenti“. In commercio, infatti, si trovano tinture temporanee, tinture semi-permanenti e tinture permanenti, per intenderci, quelle usate da chi vuole coprire i capelli bianchi.
Tintura per capelli temporanea, dura un solo shampoo
La tintura temporanea hanno breve durata, possono essere rimosse con un solo shampoo e sono poco dannose. Le tinture temporanee si sfruttano per dare ai capelli tonalità più scura o più chiara, non riescono a cambiare completamente un colore. Chi ha pochi capelli bianchi, per esempio, può attutire il problema sfruttando queste tinte temporanee.
Le tinture temporanee sono realizzati con coloranti simili a quelli sfruttati dall’industria tessile, danneggiano poco il capello perché hanno un tempo di permanenza breve e solo raramente causano allergie.
Tintura per capelli semi-permanente, dura dai 6 ai 10 shampoo
La tintura semipermanente ha una durata che va dai 6 ai 10 lavaggi. Nel mondo delle acconciature sono usate per modificare, leggermente, il colore naturale dei capelli. Servono per modificare il colore dei capelli di una o due tonalità. Anche in questo caso possono essere utili nelle persone con pochi capelli bianchi da coprire (meno del 30%).
Le tinture semipermanenti possono essere poco dannose e ciò dipende dall’origine. In commercio si trovano tinture per capelli a base di composti chimici o tinte di origine vegetale. Anche l’henné è un colorante semipermanente.
L’henné, un estratto vegetale ottenuto dalle foglie della pianta Lawsonia inermis; la tintura naturale a base di henné è una tinta semipermanente in grado di offrire riflessi rosso mogano ai capelli e di coprire i capelli bianchi.
In commercio si trovano miscele di henné con altri estratti naturali e vegetali che danno tinture capaci di donare riflessi di diverse tonalità o intensificare il colore naturale a tutti i tipi di capelli che siano essi biondi, castani o neri.
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Tinture permanenti: dannose per i capelli
La tintura permanente è dannosa per il fusto del capello, cioè per la parte più interna del capello. Le tinture permanenti sono usate per coprire i capelli bianchi o per modificare, in modo radicale, il colore naturale dei capelli.
Mediante un processo di ossidazione, riescono a tingere il capello in modo duraturo: il colore non verrà mai rimosso dallo shampoo e l’utente dovrà provvedere solo alla cosiddetta “ricrescita“.
Non esistono tinture permanenti che non fanno male perché tutte contengono parafenilendiamina o suoi derivati, una sostanza che può causare dermatiti, ipersensibilizzare la cute del capello e innescare allergie.
Tintura per capelli e tumore
Negli ultimi anni si è parlato di un aumento del rischio di tumori in correlazione all’uso delle tinture permanenti. I ricercatori hanno studiato un possibile meccanismo d’azione dei composti contenuti nelle tinture permanenti. In realtà, ciò che hanno osservato è una mera evidenza: ci sarebbe una possibile associazione tra l’uso di tinture permanenti in maniera prolungata del tempo (numero di anni) e in base alla frequenza d’uro (quante volte si applica la tintura nell’arco di un anno).
La ricerca ha osservato che chi fa un uso frequente e prolungato della tintura per capelli, potrebbe essere più esposto ad alcuni tumori come quello a carico della vescica, le leucemie e il linfoma non Hodgkin.
Pubblicato da Anna De Simone il 7 Dicembre 2016