Chi ha mai sentito parlare di tilapia? Immagino pochi, eppure è un pesce che molto spesso a nostra insaputa viene proposto in tavola. Facile da allevare, e comodo, risulta a livello mondiale la seconda specie più allevata dopo la carpa e uno dei pesci più mangiato al mondo. Ci si chiede se questo accada perché è buono, perché costa poco, perché è adattabile a più habitat oppure perché a qualcuno conviene che sia così.
Tilapia: caratteristiche
Con il termine tilapia si vogliono indicare diverse specie di pesci appartenenti alla famiglia dei Ciclidi ma in particolare di solito si intendono due specie nello specifico che sono quelle più conosciute, più allevate, più mangiate, di conseguenza. Si tratta della Oreochromis niloticus e dell’Aurea
Le carni della Tilapia sono apprezzate soprattutto per il loro sapore delicato ma anche perché sono solo minimamente esposte alla presenza di mercurio. Questo pesce è infatti un animale vegetariano, questo significa che non è propenso ad accumulare questo metallo, allo stesso tempo però possiamo dire che ha una carne che contiene molte vitamine del gruppo B e numerosi minerali come il fosforo e il potassio.
Il fatto di essere un pesce che segue un regime alimentare vegetariano comporta dei vantaggi come anche degli svantaggi. Mangiando solo vegetali, la Tilapia non ha modo di accumulare acidi grassi tipo Omega 3 e sappiamo tutti che proprio gli Omega sono una delle principali ragioni per la quale è consigliato assumere pesce. Nella Tilapia praticamente non ce ne è quindi è un mangiare pesce senza avere i benefici del mangiare pesce. Ci si chiede se ha senso, non vi pare?
Di fatto pochi conoscono questo aspetto della Tilapia che risulta quindi un pesce “buono” di sapore, con poco mercurio e conveniente come prezzo, quindi il più consumato su scala globale. Costa poco anche per via del fatto che, grazie ad una dieta prevalentemente vegetariana, può vivere anche in acque inquinate quindi i costi dell’allevamento risultano molto più bassi rispetto a quelli di altre specie che non seguono un regime alimentare vegetariano e quindi “pretendono” delle condizioni diverse.
Nonostante tutto questo meccanismo sia stato messo in luce, la Tilapia continua a dominare sia sui mercati europei sia su quelli americani. Dato che recenti studi hanno dimostrato che inserirlo nella dieta può addirittura peggiorare le infiammazioni, portando a malattie cardiache, artrite, asma e tantissimi altri gravi problemi di salute, si spera che in futuro come consumatori, possiamo comportarci in modo più consapevole nei suoi confronti.
Tilapia: allevamento
Già dagli anni Ottanta a Cuba l’allevamento è effettuato a livello intensivo ed il Paese è uno dei maggiori esportatori di Tilapia. Da tempo, quindi, questo pesce viene commercializzato sotto forma di blocchetti congelati di ‘polpa di tilapia deliscata’, blocchetti che hanno entusiasmato tutti i mercati, sia quelli dei paesi dell’Est, sia quelli dell’Europa e degli Stati Uniti che non hanno storto il naso di fronte ad una allettante e conveniente offerta.
Possiamo considerare la Tilapia un pesce quasi solo di allevamento e in scala industriale. Se in natura si nutre di alghe e pianti lacustri, non ha alcuna difficoltà ad adattarsi in vasca, la si alleva tenendo l’acqua riscaldata da scarichi termici industriali, quindi senza nemmeno andare a dover utilizzare della energia extra.
A Cuba come altrove, troviamo degli allevamenti il cui obiettivo principale è far crescere i pesci più velocemente possibile. In questi stabilimenti quindi tutto è studiato in modo tale che i pesci ingrassino, ciò si traduce nell’applicazione di un regime alimentare non molto sano e naturale, a base di mais e soia OGM. Da quello che risulta sembrerebbe che i pesci così allevati contengano anche 10 volte la quantità di inquinanti organici che causano il cancro, rispetto alla varietà selvatica, proprio a causa dell’alta concentrazione di antibiotici e pesticidi.
Tilapia: filetto di tilapia
Se non desideriamo acquistare pesce allevato all’estero possiamo trovare anche della Tilapia a Km zero o quasi perché in Italia esistono piccoli allevamenti ma non abbastanza grandi per rispondere alla domanda nazionale di Tilapia. Il problema maggiore è però il fatto che spesso i filetti di Tilapia vengono spacciati per filetto di pesce persico, molto simili ma molto più sani e quindi più costosi.
Chi acquista consapevolmente filetti di Tilapia sa il rischio che corre e deve sapere anche che, dal punto di vista nutritivo, 100 grammi di prodotto cotto contengono 128 calorie e 26 grammi di proteine.
Tilapia: è sicuro o può essere pericoloso?
Il sovraffollamento negli allevamenti porta questi pesci a doversi nutrire sei propri scarti ed è intuibile che la cosa può avere delle pessime conseguenze sulla loro salute e su quella di chi poi si trova a mangiare filetti di tilapia così “prodotti”. I pesci così allevati sono esposti ad innumerevoli malattie, i proprietari li imbottiscono di antibiotici e li trattano con pesticidi per combattere i pidocchi di mare ed altre malattie, e queste sono tutte sostanza che contaminano la carne che poi ci troviamo sul piatto e anche il mare stesso, e chi ci vive.
A questo pericolo si aggiunge anche quello di pesci allevati con standard di sicurezza più bassi, in arrivo dalla Cina, inoltre a volte può capitare che un filetto di Tilapia surgelato venga spalmato con una sostanza contenente monossido di carbonio per far sì che si conservi il colore del pesce sembrando più fresco che mai, alla vista.
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