Thunbergia: caratteristiche, specie e malattie
Le piante del genere Thunbergia possono essere coltivare sia all’aperto che in casa, le si sceglie di solito per il loro aspetto molto gradevole, quindi a scopo decorativo. Hanno un portamento arbustivo, sono a rapida crescita e si sviluppano soprattutto nelle aree dove ci sono climi temperati.
In questo genere di piante, chiamato anche Tunbergia, e appartenente alla famiglia delle Acanthaceae, ne troviamo tante tipologie differenti ma nella maggior parte dei casi sono rampicanti sempreverdi. Sono originarie dell’Africa e dell’Asia, in particolare proprio in Africa meridionale troviamo 11 specie localizzate ai margini dei boschi o comunque in aerali aperti.
Thunbergia: caratteristiche
Le foglie di questi arbusti sono semplici, possono avere un piccolo molto piccolo, oppure nemmeno averlo, e sono opposte. I fiori al contrario hanno dimensioni rilevanti e attirano l’attenzione anche per via dei loro colori. Hanno una corolla a forma di tubo, con 5 petali che possono essere in grappoli, oppure singoli, a seconda della specie considerata. Il frutto delle Thunbergia è una piccola capsula ma contiene parecchi semi al suo interno.
Molte specie appartenenti a questo genere di piante vengono utilizzate soprattutto per decorare gli ambienti, che siano terrazzi, giardini, balconi o stanze. Nelle stanze, quindi in appartamento, si trovano soprattutto in cesti sospesi e non come rampicanti.
Thunbergia: coltivazione
Amano molto la luce ma non il sole diretto, vanno quindi sistemate in modo che non siano troppo colpite dai suoi raggi, soprattutto nelle ore centrali della giornata.
Non è difficile coltivare queste piante ma è importante creare le condizioni per farle crescere al meglio. Ad esempio la temperatura ottimale si aggira attorno ai 16°C, l’importante è non scendere mai sotto i 10°C e nemmeno salire sopra i 20-24°C controllando che l’ambiente sia sempre ben ventilato. Attenzione ai ristagni idrici, molto pericolosi per la salute di questa pianta, ma non per questo dobbiamo rinunciare ad innaffiarla, soprattutto nel periodo primaverile – estivo, in modo che il terreno sia sempre umido.
In primavera, ad ogni primavera, è necessario effettuare il rinvaso per fare in modo che la pianta non stia troppo stretta nel vaso, fino ad arrivare a diametri di 20 centimetri. In questa occasione è necessario cambiare anche il terreno e prendere alcune precauzioni se abbiamo a che fare con una pianta coltivata su panieri sospesi. Infatti in questo caso è meglio foderare il vaso con un materiale poroso. Se invece la pianta è in versione rampicante, ciò a cui fare attenzione sono i sostegni che nel cambio vaso non devono venire a mancare.
Sempre in primavera, anzi, a partire dalla primavera e fino alla fine dell’estate, è necessario anche concimare le Thunbergia, ogni due settimane, mentre in inverno no, non serve. Si utilizza di solito un buon concime liquido equamente bilanciato in azoto (N), fosoforo (P) e potassio (K), con anche i microelementi.
Il clou della fioritura è nella stagione estiva ed è un continuo fiorire, meglio quindi rimuovere prontamente i fiori che appassiscono per lasciare spazio a quelli nuovi, prima che si formino i semi. Questo perché se la pianta concentra le proprie forze sui semi, la fioritura rischia di essere più breve e meno generosa.
Con le piante adulte non servono radicali potature, basta accorciare i rami cresciuti troppo e che creano disordine, con le piante giovani, invece, è più importante questo processo perché quando cimiamo i rami andiamo a favorire la ramificazione e otteniamo una pianta più compatta, quindi esteticamente più bella.
Thunbergia: specie
Esistono centinaia di specie, tutte appartenenti al genere Thunbergia, ma le più frequenti dalle nostre parti si contano sulla punta delle dita. Partiamo con il descrivere la T. Fragrans, originaria dell’India, con foglie cuoriformi, lucide dai margini lievemente dentati e fiori bianchi, larghi 3 centimetri che spuntano durante il periodo estivo. La T. Coccinea è anch’essa originaria dell’India ma la troviamo anche in Birmania, produce a partire dall’inverno fino alla fine della primavera dei fiori di un meraviglioso colore rosso con un nucleo giallo-arancio che sono riuniti in grappoli.
Tra le specie più comuni in occidente c’è di certo la T. Grandiflora, originaria dell’India settentrionale e di tipo rampicante. Arriva anche a 5 metri di altezza e produce fiori piuttosto lunghi, anche 8 centimetri, color azzurro/violetto ma con la parte centrale bianca, sempre riuniti in infiorescenze terminali.
Ancora dall’India c’è la T. Laurifolia, con dei fiori molto particolari, a forma di imbuto e di colore azzurro, con la parte centrale bianca o color panna. Sono fiori solitari oppure si trovano riuniti in racemi, assomigliano a quelli della T. Grandiflora ma le due specie non si confondono perché le foglie della Laurifolia hanno una forma più allungata ed ovale. C’è una differenza anche nei semi che nella Laurifolia sono di forma ellittica, nella Grandiflora invece sono rotondeggianti con una protuberanza strana.
Terminiamo la carrellata di specie con la T. Gregorii, semopreverde e rampicante, originaria stavolta del sud Africa. Questa pianta produce dei fiori color arancio durante il periodo estivo che possono misurare anche 4 centimetri in larghezza.
Thunbergia: malattie
Malattie e parassiti possono minacciare la salute di queste piante che di solito sono però piuttosto resistenti. Tra i nemici ci sono gli afidi e gli acari delle piante. Gli afidi sono dei piccoli animaletti biancastri, detti anche pidocchi, che devono essere cacciati con degli antiparassitari specifici. Gli acari, invece, tra cui il terribile ragnetto rosso, sono esseri che formano delle piccole macchie di colore giallo-marrone sulla pagina inferiore delle foglie, per tenerli lontano è necessario mantenere l’ambiente umido e, se la situazione è grave, utilizzare dei prodotti specifici.
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Pubblicato da Marta Abbà il 20 Febbraio 2019