Quando pensiamo alle Maldive immaginiamo un paradiso terrestre, spiagge da sogno e paesaggi incontaminati. Le Maldive sono bellissime ma c’è un grosso rovescio della medaglia, dove vanno a finire i rifiuti prodotti dal massiccio incoming turistico? Nell’isola di Thilafusi che con gli anni è divenuta il bidone della spazzatura delle Maldive.
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Quando si parla di Maldive si fa riferimento a un vero paradiso terrestre ma a che prezzo? Un nuovo servizio realizzato dalla BBC mette sotto la lente d’ingrandimento l’isola di Thilafusi anche se, in questo caso, non vi è alcun bisogno di ingrandimento! L’isola di Thilafusi è una vera e propria discarica a cielo aperto. Un luogo pericoloso che mette in serio pericolo l’ambiente.
L’isola di Thilafusi è un’immensa discarica dove vengono ammassati i rifiuti che aumentano giorno dopo giorno. Non solo rifiuti prodotti dal settore turistico ma anche dagli stabilimenti industriali realizzati per la produzione e l’esportazione di cemento, mezzi navali e metano.
Ai rifiuti prodotti dai 10.000 turisti delle Maldive, si aggiungono anche componenti elettronici, batterie e rifiuti pericolosi contenenti cadmio, piombo e addirittura amianto. Prima abbiamo parlato di pericolo e rischio ambientale ma in realtà i danni apportati all’ambiente sono già inquantificabili.
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I rifiuti, così ammassati, possono superare lo strato di sabbia e fluire in mare sia sottoforma solida che di liquami, per non parlare delle particelle sprigionate nell’atmosfera: pare che saltuariamente i rifiuti siano incendiati, a testimonianza di ciò ci sono foto e documenti di reporter e ambientalisti. Impegnata nella protesta anti-Thilafusi è l’associazione Blu Peace affiancata da numerose altre realtà.
Vi invitiamo a guardare la galleria fotografica, alcune foto sono tratte dal sito ufficiale dell’azienda municipalizzata di Malè che provvede alla raccolta dei rifiuti, mentre altri scatti sono stati effettuati dal fotografo Amir Hani.
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