Tettonica a placche: teoria

Tettonica a placche

Tettonica a placche, una teoria che risponde alla domanda di molti: che cosa permette ai continenti di spostarsi? Se non ve la siete mai posta finora, nulla di grave, ma mi auguro di aver acceso la vostra curiosità e non posso sottrarmi dallo spiegare, quindi, proprio ora, cosa è la tettonica a placche e cosa spiega.

Tettonica a placche: teoria

Non è recente, tanto che la troviamo sui sussidiari e sui libri di testo anche di diversi anni fa. La teoria della tettonica a placche ha origine tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta grazie alle numerose ricerche che molti esperti hanno condotto a quell’epoca sui fondali oceanici. Approfondendo le caratteristiche sia chimiche che geologiche, e non solo, si è riuscito a capire come è avvenuta la deriva dei continenti.

L’importanza della teoria della tettonica a placche sta nel fatto che essa ha un carattere potentemente unificante, riesce a tirare le fila di singole scoperte e teorie che, prese da sole, lascerebbero forse il tempo che trovano. Imperniate in questa teoria, invece, assumono un valore diverso e ci raccontano meglio cosa è successo ai continenti che oggi vediamo disposti così come li abbiamo studiati. Quelli indagati dalla tettonica a placche sono soprattutto fenomeni endogeni, ovvero che hanno origine all’interno della Terra.

Tettonica a placche: teoria

Tettonica a placche: significato

Per farsi un’idea dell’importanza di questa teoria, meglio entrare nel merito di alcuni suoi punti, per lo meno di quelli fondamentali su cui si regge.

Si apprende da essa che la litosfera terrestre non ha una struttura continua, è infatti spezzettata e si contano almeno 20 porzioni, dette placche, o anche zolle. Esse galleggiano sull’astenosfera, che è lo strato proprio sotto, spostandosi orizzontalmente. In questo loro movimento si trascinano dietro continenti e oceani.

Dobbiamo considerare, sempre secondo la tettonica a placche, che le placche sono corpi rigidi, questo significa nella pratica che si possono frantumare se sottoposte ad una forza di una certa intensità. Sempre come corpi rigidi, possono allontanarsi, scontrarsi o scorrere le une rispetto alle altre, ad esempio a causa di moti convettivi che hanno luogo nel mantello.

Quando le placche si muovono, possono spuntare delle montagne, e allora si parla di orogenesi, oppure può emergere una certa attività vulcanica e sismica, di solito lungo i bordi di confine o i margini delle placche mentre nelle zone al centro, è tutto più sereno e tranquillo. Oserei dire, statico.

Tettonica a placche: scienze

Fin dalle elementari, la tettonica a placche è nel programma scolastico, perché guardando una cartina o un mappamondo, è utile e interessante sapere che non è sempre stato tutto così e forse non continuerà ad esserlo.

Quando si inizia a studiare questi argomenti si imparano anche le sette placche principali, le più grandi: pacifica, nordamericana, sudamericana, eurasiatica, africana, indo-australiana e antartica. Ce ne sono di più piccole tra cui le placche di Nazca, di Cocos, caraibica, delle Filippine e araba, e poi ci sono quelle zolle che sono costituite unicamente da litosfera oceanica, quindi restano sotto il livello del mare, oppure un po’ e un po’, ovvero da litosfera sia continentale, sia oceanica. Un esempio in questo caso è la placca africana, mentre quella eurasiatica è unicamente litosfera continentale, al 100%.

Tettonica a placche: scienze

Tettonica a placche: schema

Più che uno schema della Tettonica a placche, che possiamo trovare abbastanza facilmente on line o su libri di testo, ciò che propongo è di usare uno strumento più proattivo e coinvolgente. Un mappamondo parlante, da 80 euro, con contenuti sempre nuovi, curiosità e news da ogni Paese su superficie, popolazione, moneta, lingua, fuso orario e perfino prodotti tipici e inno nazionale. E’ parlante e anche in inglese.

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Tettonica a placche: schema 

Tettonica a placche e faglie trascorrenti

Quando studiamo la tettonica a placche incontriamo margini che hanno movimento laterale, esso può essere di due tipi. Nel caso delle faglie trascorrenti questo movimento causa effetti facilmente visibili in superficie e distruttivi. A causa dell’attrito e del comportamento rigido le placche, si accumula energia elastica sui margini di zolla e, quando viene rilasciate, arrivati oltre la soglia di rottura delle rocce interessate dal fenomeno, si verificano terremoti. Questa è la “teoria del rimbalzo elastico”. Se una faglia non è trascorrente, è trasforme. 

Molto connessa con la tettonica è l’orogenesi che va a studiare come si sono formate le montagne e anche come oggi lente lente cambiano forme e altezze.

Tettonica a placche: Africa

In Africa, una grossa frattura creatasi nel terreno, profonda fino a venti metri e lunga dieci chilometri, all’interno della Rift Valley, ci da l’occasione di ripassare la tettonica a placche. Quello che ha stupito alcuni esperti non è stata la sua comparsa, anche probabile nella zona, ma la velocità con cui si è creata, e nemmeno a seguito di un terremoto.

Il processo di distacco delle due placche africane interessare durerà ancora decine di migliaia di anni ed è iniziato 30 milioni di anni fa con la depressione di Afar, si arriverà a una situazione come quella attuale che vediamo nell’oceano Atlantico meridionale. Ovvero due continenti distaccati che un tempo erano uniti, l’America del Sud e l’Africa.

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