Nella Terra dei Fuochi aumentano i roghi e i fumi tossici

Terra dei Fuochi

L’estate 2019 passerà alla storia per la triste sequenza di incendi che hanno sconvolto numerose aree geografiche del pianeta, in ultimo l’Amazzonia. Ma anche l’Italia brucia. E non si tratta solo di foreste ma di qualcosa di molto più pericoloso: i rifiuti. Stiamo parlando dei roghi illeciti che continuano a essere appiccati nella Terra dei Fuochi, mettendo a serio rischio, oltre che l’ambiente, la salute dei cittadini locali.

Tra il finire di agosto e gli inizi di settembre sono state diffuse decine di segnalazioni sulla presenza di falò tossici in questa zona della Campania. Tra le aree più colpite dal triste fenomeno, c’è l’Asse mediano, strada che molto di frequente si trasforma in un teatro di roghi di spazzatura. L’immondizia qui viene bruciata direttamente ai bordi delle corsie. Ma la situazione appare dilagante e riguarda il territorio nel suo complesso.

La marcia di Acerra

Per gettare nuova luce sul disastro in corso, il 7 settembre circa tremila manifestanti hanno preso parte alla marcia contro la Terra dei Fuochi organizzata ad Acerra. Presenti collettivi, associazioni civiche, movimenti e liberi cittadini, uniti da uno scopo comune: sensibilizzare sulla devastazione ambientale provocata dai roghi tossici che stanno letteralmente distruggendo questa vasta porzione del Sud Italia. “Reclamiamo un piano rifiuti degno di questo nome e la soluzione di un problema che pesa sempre più sulle persone più deboli“, ha dichiarato Monica Capo, coordinatrice di Fridays for Future.

I manifestanti hanno chiesto maggiore attenzione da parte della politica, rivolgendo in particolar modo un appello al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che più di ogni altro parlamentare conosce dal di dentro il dramma vissuto dai cittadini della Terra dei Fuochi.

Nord Italia: la nuova Terra dei Fuochi

Nel corso della manifestazione di Acerra è stato posto in rilievo anche il crescente moltiplicarsi di roghi di rifiuti nell’Italia settentrionale. I dati parlano da soli. Dal 2014 al 2017 gli incendi appiccati a impianti di gestione e di trattamento rifiuti nelle regioni settentrionali sono sono stati il 45,5% del totale nazionale, il doppio rispetto ai 62 registrati nelle Meridione, dove il numero degli impianti è tuttavia decisamente inferiore. In Lombardia, i falò tossici hanno un ritmo di almeno due al mese. Nel lasso di tempo considerato sono state ben 31 le località interessate da incendi dolosi, anche ripetuti. Di fronte a questi numeri, molti parlano di una nuova Terra dei Fuochi. E non hanno torto.

Droni a caccia della discariche abusive

Nel frattempo nel casertano e nel napoletano, per poter individuare con maggiore rapidità roghi e discariche abusive, si fa uso di droni. I velivoli vengono pilotati da un gruppo di piloti esperti che mettono a disposizione le loro competenze a titolo gratuito per il bene comune. I piloti si alternano nell’attività di monitoraggio, coordinandosi e collaborando fianco a fianco con l’Associazione Volontari Antiroghi di Acerra.

I droni sono strumenti ultra-tecnologici che montano telecamere capaci di effettuare rilevamenti anche in aree spesso difficilmente accessibili. Si tratta quindi di validissimi alleati nelle operazioni di vigilanza nonché negli interventi preventivi.

Un concetto ben chiaro anche all’esercito italiano. Dalla primavera di quest’anno, infatti, l’uso dei droni è attivo anche tra i militari impegnati nel pattugliamento quotidiano della Terra dei Fuochi, finalizzato a rendere più efficace il contrasto ai tanti reati ambientali che coinvolgono il territorio, annientandolo giorno dopo giorno.