Termovalorizzatore, detto anche inceneritore, è un impianto industriale che elimina rifiuti bruciandoli e con il calore prodotto da questa combustione produce energia. E’ quindi un impianto a tutti gli effetti di combustione, composto da un forno, dove si bruciano i rifiuti, da una caldaia, in cui c’è l’acqua poi scaldata con il calore prodotto, e una turbina che viene azionata dal vapore prodotto scaldando l’acqua e che trasforma così l’energia termica in energia elettrica.
Termovalorizzatore: funzionamento
Il funzionamento di un Termovalorizzatore può essere spiegato facilmente per fasi, passo a passo, seguendo quasi il percorso di materia ed energia, dai rifiuti in entrata all’elettricità in uscita. I rifiuti raccolti “in giro”, lontano o vicino è una variante discussa, vengono stoccati e depositati con una gru nel forno dove avviene la combustione a temperature che possono raggiungere e superare i 1000° C. Per mantenere questi livelli può capitare che si immetta del gas metano.
Dopo la fase di combustione nel Termovalorizzatore viene prodotto il vapore, ciò avviene nella caldaia posta a valle: l’acqua lì contenuta, con il calore ottenuto bruciando i rifiuti, evapora. L’energia elettrica come spunta fuori? Il vapore ottenuto dalla caldaia raggiunge e mette in moto una turbina che, accoppiata ad un motoriduttore ed alternatore, trasforma l’energia termica in energia elettrica. Eccola! Ma non abbiamo finito.
Il Termovalorizzatore non ha finito: c’è la fase di estrazione delle ceneri, che costituiscono circa il 30% in peso dei rifiuti in ingresso, mentre sistemi di filtraggio cercano di intercettare per come la tecnologia permette, le polveri fini che a loro volta sono circa il 4% del peso dei rifiuti in ingresso. Ceneri e polveri, vengono entrambe smaltite in discariche per rifiuti speciali, i fumi caldi attraversano un sistema multi-stadio di filtraggio in cui vengono trattati e poi rilasciati in atmosfera a circa 140° C.
Differenza tra termovalorizzatori, inceneritori e discariche
Sui termini, anche sui termini, sono nate discussioni, attorno al Termovalorizzatore, oltre che dell’opportunità che esso rappresenta, o meno, per il nostro paese e in generale per un paese industrializzato e inquinato. Il termine “termovalorizzatore” può essere visto come ammiccante al concetto di valorizzazione del rifiuto, quando in verità non si tratta di valorizzare il pattume perché se si fanno due conti si vede bene che il processo di incenerimento – dalla raccolta allo smaltimento delle ceneri – consuma molta più energia di quella necessaria per il processo di riuso – dalla raccolta differenziata al riciclo.
D’altra parte “Termovalorizzatore” può essere visto in chiave di produzione di energia quindi come valorizzazione del rifiuto come fonte di energia. Una interpretazione sostenuta da chi tifa per questi impianti, a cui va fatto notare che il processo di produzione di energia include il rilascia in atmosfera di inquinanti costituiti da nanoparticelle finissime che sfuggono al controllo. Sono così sottili perché la temperatura è molto alta, come abbiamo già raccontato, e per avere un’idea delle quantità, il 70% dei rifiuti immessi viene eliminato, il restante 30% diventa nanoparticella “cattiva”.
Termovalorizzatore: pro e contro
Prima di fare una panoramica sulle varie posizioni in merito al Termovalorizzatore, diamo una occhiata alla sua diffusione in Italia e in Europa. Nel nostro Paese dal 2001 al 2012 la quantità di rifiuti urbani inviati in un Termovalorizzatore è passata da 2,5 milioni di tonnellate a 5,5, oggi circa il 70% dei rifiuti “tricolore” viene incenerita in impianti del Nord Italia.
Quella del Termovalorizzatore resta non al primo posto tra le modalità di smaltimento usate in Italia, siamo in media con il resto del continente in cui però ci sono casi Termovalorizzatore-free. Grecia, Cipro, Lettonia, Romania e Bulgaria non lo usano e Slovenia, Malta, Lituania e Croazia molto poco. Al contrario paesi come Svezia, Svizzera, Danimarca e Germania fanno largo uso del Termovalorizzatore, uno dei più grandi d’Europa si trova nei Paesi Bassi, nazione che è però mira alla massima prevenzione della produzione di rifiuti o al loro riciclo e riuso.
Come promesso esploriamo i pareri pro e contro su suolo italiano. Tra i contro Termovalorizzatore c’è Legambiente che sostiene sia impedisca una gestione dei rifiuti virtuosa, rappresentata in primi dalle buone pratiche di economia circolare, inoltre visto che la produzione di rifiuti solidi urbani è da anni in calo, secondo l’associazione ci sono tutte le soluzioni tecnologiche per puntare sul recupero di materia e sul riciclo.
Anche i Biologi Italiani, prendendo esempio dal “modello Asm” di Brescia, spiegano che il Termovalorizzatore “produce all’infinito enormi quantità di rifiuti, è nemico della raccolta differenziata, del protocollo di Kyoto”, inoltre comporta sprechi e crea problemi per le emissioni in ambiente. Lo definiscono nero su bianco “una macchina sbagliata per il trattamento dei rifiuti, inefficiente sul piano energetico ed economico”.
Per il Movimento 5 Stelle, altro nemico del Termovalorizzatore, incombe il pericolo delle polveri sottili: “E’ infatti ormai acclarato che gli inceneritori, in particolare quelli di ultima generazione producono elevatissime quantità di polveri ultra sottili e nano-particelle ad elevato potere cancerogeno, non intercettabili nemmeno dai più moderni filtri” afferma.
Dalla parte del “sì” al Termovalorizzatore c’è il governo Renzi che ha dato il via libera a 2 nuovi Termovalorizzatori in Sicilia approvati nella Conferenza Stato-Regioni. A parlare è il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti spiegando come questa scelta “rompe il principio dell’autosufficienza dello smaltimento dei rifiuti a livello regionale e crea una rete unica di smaltimento a livello nazionale“. Il Termovalorizzatore serve anche “per contrastare le infrazioni comunitarie cui l’italia è esposta” spiega il ministro invitando “tutte le regioni a cogliere l’obiettivo di prevenzione della produzione dei rifiuti del 10 per cento“.
Dello stesso parere pro-Termovalorizzatore è Alessandro Beulcke, presidente Allea – Festival dell’energia, che mette a confronto la nostra Italia con i tanti paesi del nord Europa dove pochi sono i “contro”: si tratta di un “gap tutto culturale” perché ci sono “stessi orizzonti e stesse tecnologie. E stesso contesto normativo è quello europeo. Secondo Beulcke in Italia sul tema Termovalorizzatore c’è “un caotico patchwork d’ informazioni tenuto insieme da una profonda mancanza di fiducia e dalla paura. Colmare questa distanza è ormai una priorità”. Visto che “i rifiuti non smetteremo di produrli” tanto vale “trasformarli in risorsa riducendo la quantità di rifiuti, riciclando quanto è possibile, recuperando energia” con la priorità massima di “ridurre drasticamente la quantità di rifiuti che finiscono in discarica”.
Termovalorizzatore: Amager Bakke
Torniamo a guardare i Termovalorizzatori altrui, e ce n’è uno speciale in arrivo entro autunno 2016 a Copenaghen, su cui i danesi contano di sciare e divertirsi visto che sul tetto saranno realizzate una pista nera di 180 metri, un blu di 55 e una verde di 150. E’ il Termovalorizzatore di Amager Bakke (ARC) e brucerà circa 400mila tonnellate di rifiuti ogni anno producendo energia elettrica e acqua calda per teleriscaldare case e uffici facendo compiere alla Danimarca un ulteriore passo in avanti verso l’obiettivo del 100% di autosufficienza energetica entro il 2050.
Zero gas nocivi da questo Termovalorizzatore, mentre i residui della combustione saranno riciclati per l’edilizia e l’agricoltura, gli ossidi di azoto emessi a seguito della combustione saranno ridotti come anche la CO2 e ogni tonnellata proprio di CO2 in meno sarà segnalata con un anello luminoso da un camino enorme che svetta sul Termovalorizzatore stesso a sbandierarne l’efficienza green. A progettare l’impianto è stato un team che fa capo all’architetto Bjarke Ingels, sarà in grado di ottenere il 25% in più di energia dai rifiuti classificandosi tra gli impianti più ecologici ed efficienti del mondo.
Termovalorizzatore: Acerra
Dopo questo exploit fuori confine, torniamo a un noto Termovalorizzatore di casa nostra ma sempre tra i più importanti d’Europa: quello di Acerra che si estende su 9 ettari di superficie smaltendo 600.000 tonnellate all’anno di rifiuti urbani per trasformarli in circa 600 milioni di Kilowattora di energia elettrica in grado di alimentare 200.000 utenze domestiche. I valori di emissione di questo Termovalorizzatore sono inferiori di oltre il 50% ai limiti fissati dalle Direttive Europee.
Termovalorizzatore: Milano
Anche la Milano dell’Expo 2015 ha il suo Termovalorizzatore e lo ha da molto prima di Expo. Si chiama Silla 2, è nei pressi di Figino e nel 2003 è stato anche premiato dalla Triennale di Milano con la Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana per la committenza privata. Questo Termovalorizzatore è un eccellente esempio di valorizzazione energetica dei rifiuti residui a valle della raccolta differenziata, in grado di cogenerare energia elettrica e calore per il teleriscaldamento.
Per farci un’idea, aggettivi a parte, a pieno regime Silla 2 riscalda oltre 20.000 famiglie, a partire da quelle del quartiere Gallaratese e del polo della Fiera di Rho-Pero, fino agli utenti del territorio limitrofo se allacciati al teleriscaldamento. Oltre a riscaldare, produce energia elettrica e soddisfa il consumo annuo di 130.000 famiglie, senza trascurare il lato sicurezza e sostenibilità: il Termovalorizzatore è dotato di sistemi sofisticati di analisi delle emissioni che le monitorano in continuo 24 ore su 24.
Altri articoli che ti possono interessare