La Tassonomia Verde dell’Unione Europea è un sistema di classificazione delle attività economiche sostenibili. L’obiettivo è portare chiarezza nei mercati finanziari sul concetto di sostenibilità, identificando gli investimenti verdi e in linea con il Green Deal Europeo. Eppure, a oggi, il sistema è lungi dall’essere chiaro e definitivo, a causa del dibattito in corso sull’inserimento di gas naturale ed energia nucleare tra le attività verdi.
In questo articolo, analizzeremo insieme le caratteristiche, i punti forti e gli aspetti controversi di questo particolare strumento.
Cos’è la Tassonomia Verde Europea
La Tassonomia Verde Europea fornisce a imprese e investitori criteri univoci e uniformi per identificare le attività economiche considerate sostenibili dalla legislazione europea. Dal regolamento UE 2020/852 si evince che la Tassonomia potrà “migliorare la trasparenza e la coerenza della classificazione di tali attività e contenere i rischi di un ecologismo puramente di facciata e di frammentazione dei mercati interessati”.
Il sistema di classificazione coprirà le attività economiche per sei obiettivi ambientali: (1) mitigazione e (2) adattamento ai cambiamenti climatici, (3) uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine, (4) transizione verso l’economia circolare, (5) prevenzione e controllo dell’inquinamento, (6) protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi. Attualmente, la Tassonomia Verde è stata definita solo per i primi due obiettivi, mentre i criteri degli altri quattro saranno adottati entro la fine del 2022.
Nell’ambito della mitigazione e quindi della riduzione delle emissioni di CO2, la Tassonomia non si riduce solo ad attività impegnate nel settore delle energie rinnovabili ed efficienza energetica. Essa, infatti, copre 13 settori e 70 attività economiche. Secondo un report dell’OECD, le attività sotto la Tassonomia Verde interessano il 40% delle aziende europee, responsabili di circa il 93% delle emissioni annuali.
Dalla fine del 2022, le grandi imprese con più di 500 impiegati devono dichiarare ogni anno la percentuale della loro attività economica allineata con la Tassonomia. Lo stesso varrà per grandi enti finanziari a partire dal 2024. Le piccole e medie imprese, invece, potranno riportare questa informazione su base volontaria.
Il principio di “non arrecare un danno significativo”
Le attività allineate alla Tassonomia Verde sono scelte in base alla loro capacità di soddisfare uno dei sei obiettivi ambientali. Questi obiettivi, a loro volta, sono collegati tra loro tramite il principio di “do not significantly harm” (letteralmente, non arrecare un danno significativo): un’attività economica è allineata con la Tassonomia Verde se persegue uno dei sei obiettivi ambientali e, contestualmente, evita di danneggiarne un altro. Deve inoltre rispettare i requisiti minimi sociali, come i diritti umani e dei lavoratori.
Ma quando una attività può dirsi allineata con la Tassonomia Verde? Nel prossimo paragrafo analizzeremo il caso specifico della Tassonomia attualmente in vigore, definita per l’obiettivo di mitigazione.
I Criteri di Vaglio Tecnico
In termini generali, un’attività economica è allineata alla Tassonomia Verde se produce emissioni in quantità ridotte o nulle, e se contribuisce in modo diretto o indiretto all’obiettivo di mitigazione dei cambiamenti climatici. Più nello specifico, il regolamento della Tassonomia definisce criteri molto selettivi (i cosiddetti criteri di vaglio tecnico) soddisfatti i quali un’attività è da considerarsi verde. Questi criteri consistono in metriche, soglie di utilizzo e produzione (per esempio, un’attività allineata produce energia con meno di 100 gr CO2e/kWh), o in una graduale riduzione negli anni di queste soglie. Anche alcune attività con grandi difficoltà di abbattimento delle emissioni come cemento, acciaio, alluminio e idrogeno possono definirsi verdi se rispettano determinati criteri. Queste soglie di utilizzo si basano spesso su leggi ambientali europee attualmente in vigore, e sulle opinioni di esperti raccolte in consultazioni aperte prima dell’adozione del regolamento. Inoltre, vengono aggiornate progressivamente in modo da tener conto dell’avanzamento tecnologico.
Perché è necessario avere un sistema di classificazione verde
La Tassonomia Verde è una risposta dell’Unione Europea alla necessità di spostare ingenti risorse finanziarie richieste dal Green Deal. Infatti, questo robusto sistema di classificazione identifica in modo univoco quali sono gli investimenti che la legislazione europea ritiene verdi e sostenibili. Così facendo, rimuove la confusione negli investitori generata dalle molteplici e frammentarie definizioni di “verde”. La maggiore trasparenza nei mercati finanziari ha un duplice effetto: da un lato, ne rende più efficace il funzionamento, amplificando gli investimenti verso i settori desiderati; dall’altro, permette un più facile tracciamento dei flussi finanziari, riducendo quindi il rischio di greenwashing.
Secondo Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Europea, la Tassonomia Verde è “essenziale per mobilizzare gli investimenti privati verso attività sostenibili e per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050”. Mainread McGuinnes, commissario europeo per i servizi finanziari, la stabilità finanziaria e l’unione dei marcati capitali, dichiara sulla Tassonomia: “il sistema finanziario ha un ruolo cruciale nell’adempimento del Green Deal Europeo (…). Le regole in vigore oggi segnano una svolta importante nella finanza”.
Il dibattito su Gas Naturale ed Energia Nucleare
La Tassonomia Verde si inserisce in un contesto più ampio della legislazione europea: rientra infatti tra le misure adottate per incentivare la transizione ecologica e raggiungere la neutralità climatica entro 2050, secondo quanto previsto dal Green Deal Europeo. È in vigore dal 13 luglio 2020 e il suo funzionamento è stato definito gradualmente con una serie di atti delegati. Il primo definisce i criteri per i soli obiettivi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Il secondo atto delegato è ad ora sotto il vaglio del Consiglio e Parlamento Europeo. Infatti, la sua adozione, prevista per dicembre 2021, è stata ritardata dal dibattito se includere o meno il gas naturale e l’energia nucleare nella Tassonomia Verde. Analizziamo più nel dettaglio la questione.
A inizio dicembre 2021, sembrava ormai definitiva la decisione della Commissione Europea di escludere il gas naturale e l’energia nucleare dalle attività compatibili con la Tassonomia Verde. Tuttavia, l’interferenza di alcuni stati membri ha riaperto la questione. Il presidente francese Emmanuel Macron, con lo scopo di inserire il nucleare nella Tassonomia, ha cercato l’appoggio di altri paesi che dipendono dal gas (Polonia e altri stati dell’Europa Orientale) o dal nucleare stesso (Finlandia, Repubblica Ceca). Questi Stati Membri hanno fatto leva sulla natura low-carbon delle due tecnologie, essenziali, a detta loro, per fornire sicurezza energetica all’Unione Europea durante la transizione verso le energie rinnovabili. Un altro gruppo di paesi (Austria, Lussemburgo e Germania) si è fermamente opposto a questa possibilità, sostenendo piani più ambizioni sulle energie rinnovabili.
L’opposizione del primo gruppo di paesi è risultata vincente, e, da una nota della Commissione Europea del 31 dicembre 2021, si evince l’intenzione di inserire le due fonti fossili nella Tassonomia. La risoluzione della Commissione è stata inizialmente fortemente criticata dal neoeletto governo tedesco, che, tuttavia, si è dichiarato anch’esso favorevole dopo poche ore dalla decisione. Dopo la nota del 31 dicembre, sono state aperte nuove consultazioni fino al 12 gennaio, che hanno portato alla pubblicazione di una proposta di atto delegato con i criteri di vaglio tecnico per il gas naturale e l’energia nucleare. Il 2 febbraio, la Commissione Europea ha approvato la proposta di inserire le due fonti fossili. Il Consiglio e il Parlamento Europeo avranno poi quattro mesi (estendibili a sei) per discutere, approvare o respingere la proposta.
Ma quali potrebbero essere le conseguenze di questa scelta da parte della Commissione Europea? Lo vedremo nell’ultima sezione di questo articolo.
Il futuro della Tassonomia Verde Europea
Secondo la proposta della Commissione Europea, solo alcune attività legate alle due fonti energetiche saranno allineate, ossia quelle che contribuiscono alla transizione verso la neutralità climatica (sia per il gas sia per il nucleare) e rispettano i requisiti di sicurezza (per il nucleare). Tuttavia, risulta che i criteri definiti per il gas siano ancora meno stringenti di quelli che erano emersi dalla prima bozza del 31 dicembre: infatti, la soglia di utilizzo minima del gas è stata aumentata da 100 a 270 CO2e/KWh. Inoltre, sono stati eliminati i traguardi di graduale smantellamento degli impianti a gas (del 30% entro il 2026 e del 55% entro il 2030). Per quanto riguarda il nucleare, i criteri sullo smaltimento dei rifiuti vengono considerati irrealistici e irrealizzabili.
La scelta di introdurre queste due fonti energetiche nella Tassonomia Verde Europea è altamente rischiosa. Infatti, da questa decisione potrebbe diffondersi l’idea che le due fonti fossili siano effettivamente verdi, causandone un utilizzo superiore alle soglie previste. Di conseguenza, aumenterebbe anche il rischio di investimenti eccessivi in attività che, secondo gli obiettivi del Green Deal, dovrebbero essere obsolete entro la metà del secolo.
Inoltre, questa decisione vanifica sia l’obiettivo di proteggere i consumatori dalle false dichiarazioni di sostenibilità (greenwashing) sia la promessa di chiarezza e trasparenza nei mercati. Da un lato, gli investitori saranno convinti di investire in attività verdi che di verde hanno ben poco; dall’altro, le imprese veramente virtuose saranno penalizzate dalla concorrenza di gas e nucleare. Su questa decisione, l’eurodeputato tedesco dei Verdi Rasmus Andresen sostiene sia un grande passo indietro, che mina la credibilità della politica climatica europea: “Il nucleare e il gas fossile non sono sostenibili. Esistono alternative più realistiche e migliori per rendere l’Europa climaticamente neutra. La proposta della von der Leyen stabilisce incentivi sbagliati per gli investitori. Il regolamento sulla tassonomia rischia di diventare uno strumento per il greenwashing”.
Aggiornamento del 15 luglio 2022
Il 6 luglio, il Parlamento Europeo ha votato contro la richiesta di escludere gas e nucleare dalla Tassonomia. Tale richiesta risaliva al 14 giugno, e proveniva dalla Commissione Economica e Monetaria e dalla Commissione per l’Ambiente, la Sanità pubblica e la Sicurezza Alimentare. Secondo le due Comissioni, infatti, il gas e nucleare sarebbero sì idonei al raggiungimento degli obiettivi di transizione, ma non tramite i criteri definiti dalla Commissione nell’atto delegato dedicato. La richiesta è stata respinta dal Parlamento con 328 voti contrari, 278 a favore e 33 astenuti: il gas e nucleare sono ufficialmente inseriti nella Tassonomia Verde Europea.
Secondo l’atto di cui sopra, “è necessario riconoscere che le attività di produzione di energia nucleare e da gas fossile possono contribuire alla decarbonizzazione dell’economia dell’Unione”. In particolare, il gas è considerato sostenibile se produce emissioni sotto la soglia di 100g CO2e/kWh nella produzione elettrica. La soglia aumenta a 270 grammi per imprese che riceveranno la licenzia edilizia entro il 2030. Inoltre, tutti gli impianti a gas devono convertirsi a energia rinnovabile entro il 2035. Per quanto riguarda il nucleare, rientreranno nella Tassonomia i reattori di generazione III+ costruiti entro il 2045. Sono incluse inoltre tutte le attività che garantiscano un elevato livello di sicurezza in tutto il ciclo produttivo degli impianti e che non arrechino “un danno significativo (…) derivante dallo stoccaggio e dallo smaltimento finale di rifiuti radioattivi”.
Le conseguenze di questa decisione sono evidenti: porte aperte al greenwashing, con il rischio inoltre di generare grande confusione nei mercati sulle attività effettivamente verdi.
Per quanto i criteri su gas e nucleare possano sembrare restrittivi, infatti, il messaggio che passa è che l’Unione Europea supporta l’utilizzo di energia a gas e nucleare. In poche parole, questa decisione inibisce l’obiettivo di trasparenza e chiarezza della Tassonomia e rischia di aumentare gli investimenti di lungo periodo in attività che, solo transitoriamente, saranno riconosciute dall’Unione Europea come sostenibili.
di Laura Marinelli, ricercatrice sui rischi finanziari del cambiamento climatico e sulle politiche di Transizione Ecologica, al secondo anno di dottorato in Scienza e Gestione dei Cambiamenti Climatici, al dipartimento di Economia dell’Università Ca’ Foscari