Tanacetum balsamita, una pianta nota ad Egizi, Greci e Romani e decisamente utile a fini terapeutici, ma non solo, perché questa erba vulgare può essere sfruttata anche in cucina, essendo “balsamita”, quindi, “balsamica”.
Tanacetum balsamita o erba di San Pietro
Chi la conosce, non la chiama certo Tanacetum balsamita ma erba di San Pietro, oppure menta romana, anche se arriva da Oriente, e in alternativa erba amara. Non è l’unica erba coltivata e commestibile a cui abbiamo affibbiato il nome di un santo, ci sono fior fior di esempi, primo tra tutti il Giglio di San Giuseppe. Questa pianta ha avuto anche un momento di celebrità, sempre come erba di San Pietro, grazie all’omonima canzone di Giorgio Conte del 1987.
Tanacetum balsamita vulgare
Questa pianta cresce spontanea e viene anche coltivata nel giardino, nell’orto o sul balcone molto agilmente visto che per sua natura non richiede cure complesse. Se la esponiamo direttamente al sole produce molti più fiori, ciò che dobbiamo evitare se la vogliamo in ogni caso vedere rigogliosa e verdeggiante, è l’eccessiva umido, meglio quindi innaffiarla solo se ce ne è strettamente bisogno e il terreno è molto asciutto.
Tanacetum balsamita: proprietà
Spesso impiegata come rimedio naturale, da secoli e secoli, la Tanacetum balsamita ha un potere antinfiammatorio ed è quindi proposta come cura per il mal di testa ma chi ha problemi di digestione la può sorseggiare in tisana, chi invece ha il pollice verde e problemi coi parassiti è bene che sappia che l’erba di San Pietro è un antiparassitario biologico ottimo per l’orto.
Le proprietà della Tanacetum balsamita non sono solo curative ma anche deliziosamente culinarie e le sue foglie si trasformano in un ingrediente per ricette come la frittata all’erba amara, ripieni di pasta fresca, dolci, liquori e caramelle. Anche la birra può essere aromatizzata con questa erba e troviamo le sue foglie, secche, perfino in pot-pourri, visto che conservano il loro aroma.
Tanacetum balsamita: olio essenziale
Chiamandosi balsamita, va da sé che risulta un’erba dal profumo gradevole, leggermente medicinale o balsamico. Fin dal Medioevo è stata impiegata come un balsamo ed era noto il fatto che le sue foglie contengano una vasta gamma di oli essenziali. Se riscaldiamo al sole il suo olio, assume un potere riscaldante e diventa un rimedio naturale per la gotta, la sciatica ed altri dolori simili.
Tanacetum balsamita: omeopatia
In Francia, pur chiamandosi erba romana, questa pianta è stata per lungo tempo impiegata in medicina, come astringente e antisettico, mentre in Italia ha spesso il ruolo di lassativo o di rimedio per disturbi dello stomaco e della testa. Chi la usa sostiene che rafforzi il fegato e, se assunta a digiuno, al mattino, può agire sui dolori alla testa. Per i vermi nei bambini la troviamo a volte utilizzata, essendo naturale.
Tanacetum balsamita: pianta
Arriva dall’Oriente ma è ormai naturalizzata in tutta l’Europa meridionale, una sua pianta “parente” è il tanaceto comune ma lo si distingue in un batter d’occhio, dalle foglie. Quelle del tanaceto comune sono coperte di peluria, il tanacetum balsamita invece ha foglie larghe e lunghe, con margini dentati.
Sugli steli, dai 2 ai 3 metri, spuntano anche i fiori uniti in piccoli capolini e raccolti poi in corimbi. Il Tanacetum balsamita appartiene alla famiglia delle Asteraceae ed è una pianta perenne amante del sole, fiorisce in piena estate, tra luglio e agosto.
Tanacetum balsamita: ricette
Strano a dirsi ma questa pianta viene utilizzata anche in cucina, in ricette particolari, ovviamente, non essendo del tutto comune e facile da trovare in negozio. In particolare mi riferisco alla ricetta del Tortello amaro di Castel Goffredo, siamo in provincia di Mantova. Si tratta di una sorta di raviolo di tradizione pienamente lombarda e che contiene il tanacetum tra i suoi ingredienti, è uno degli ingredienti che lo caratterizza e lo rende speciale e unico con il suo sapore amaro.
Per il resto la ricetta, a parte il Tanacetum balsamita, è abbastanza semplice. In questa pasta fresca vanno messi erbette, formaggio grana, pane grattugiato, uova, noce moscata, salvia, cipolla, aglio e sale. Il tortello che si deve preparare ha una caratteristica forma triangolare schiacciata, va cotto in acqua salata e condito con grana ed un cucchiaio di burro fuso aromatizzato con salvia. Se vogliamo assaggiare questa delizia, l’occasione perfetta è la “Festa del tortello amaro di Castel Goffredo”, a giugno, ogni anno.
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