Struzzo: varietà e allevamento
Struzzo, animale protagonista di racconti e modi di dire, simpatico per alcuni, per altri addirittura irritante. E per altri ancora, che ne hanno assaggiato la carne, gustoso e digeribile. Conosciamolo meglio, partendo con l’inserirlo nella classe degli Uccelli, nell’ordine degli Struthioniformes, nella famiglia ovviamente delle Struthionidae, genere Struthio.
Possiamo trovare lo Struzzo allo stato selvatico, oggi, solamente all’interno dei parchi dell’Africa orientale, nelle zone steppose o con boscaglia. Gira in piccoli gruppi, libero, e molto veloce perché è in grado di raggiungere anche i 70 Km orari.
Struzzo: caratteristiche generali
Oltre ad essere dotato di una vista particolarmente acuta, e adatto a vivere anche in habitat con una forte escursione termica, come nei luoghi in cui ha origine, lo Struzzo risulta il più grande uccello vivente. Non è una etichetta affibbiatagli a caso: pesa fino a 150 kg e può anche arrivare ad un’altezza superiore ai 2,5 metri.
Basta vederlo per notare come sia un miracolo della natura il suo reggersi, così massiccio e robusto di corpo, su due zampe lunghe lunghe e piuttosto magre, muscolose e nude. O meglio, le zampe dello Struzzo sono ricoperte da larghe squame e terminano con un piede che ha due dita e un largo cuscinetto plantare.
Retto da un lungo collo sottile, leggermente peloso, quasi impercettibilmente, il capo è molto piccolo rispetto al corpo e ha un becco piatto, rivestito di una robusta lamina e con una sorta di “unghia” finale in grado di spalancarsi in modo sorprendente.
Gli occhi dello struzzo, oltre ad essere grandi, sono anche “ipertiroidei” e hanno lunghe ciglia ad ornare delle palpebre ampie, le ali sono ali per modo di dire perché non permettono a questo enorme uccelli di decollare: sono ampie e forti ma molto piccole, coperte di piume soffici.
Struzzo: sottospecie
Detto in inglese “ostrich”, dagli scienziati Struthio Camelus, lo Struzzo ufficialmente esiste in 4 sottospecie: lo Struthio camelus australis e lo Struthio camelus molybdophanes denominati Blue Necks dal colore blu del collo; lo Struthio camelus camelus e lo Struthio camelus masaicus detti invece Red Necks, per il colore rosso del collo. In gergo più commerciale si chiamano African Black o Black Neck, sottospecie più diffusa, Blue Neck Namibian, secondo più diffuso, Blue Neck Zimbabwe, il più grande, e Red Neck.
Struzzo australiano
Quello inteso da molti come Struzzo Australiano, perché di aspetto molto simile, è in verità l’emù, detto Dromaius novaehollandiae. Oppure possiamo nella stessa area trovare anche i casuari. L’emù è un uccello di dimensioni considerevoli, pesa 60 Kg e può raggiungere i 2 metri, ha dei colori poco sgargianti con cui si aggira anonimamente nella vegetazione secca delle savane australiane.
Ben diverso lo stile dei casuari, più verso la parte settentrionale dell’Australia e nella Nuova Guinea: questi cugini dello Struzzo sono blu e rossi sulla testa e si fanno notare. Gli esemplari adulti sfoggiano anche una cresta ossea sul capo che da un lato, quello pratico, serve a farsi strada nella vegetazione. Lato sociale, è anche simbolo di supremazia.
Struzzo americano
Un altro “finto” Struzzo è quello americano, ufficialmente si chiama nandù o Rhea americana. Questo uccello della famiglia dei Reidi, nativo del Sud America, non è più grande dello S. ma si può vantare di essere il più grande uccello americano.
Raggiunge il metro e mezzo e pesa circa 25 kg, non sa volare ma sa correre veloce, proprio come il suo amico struzzo, ma dall’altra parte dell’oceano. Il suo dorso è coperto da penne grigio-marrone, sul ventre biancastre, vive in gruppi di 20-30 esemplari, vicino a fiumi, laghi o paludi e mangia tutto e continuamente: è onnivoro e ingordo.
Struzzo preistorico
Quello che in molti ritengono l’antenato dello Struzzo è l’Elaphrosaurus, leteralmente “lucertola dal peso leggero”. E’ estinto, ora, la sua era fu il Giurassico superiore. A vederlo, il suo aspetto molto richiama i dinosauri-struzzo caratteristici del Cretaceo anche se i più esperti hanno notato dei particolari che non combaciano, come le zampe leggermente più corte o il cranio diverso.
Le interpretazioni ad oggi sono ancora contrastanti ma il nostro animale non si strugge particolarmente nel non conoscere i suoi avi, vive alla giornata e fugge veloce dal problema lasciandolo agli studiosi umani.
Struzzo: allevamento
L’allevamento degli struzzi oggi non è una realtà così esotica come poteva sembrare un tempo. In Italia non mancano eccellenti esempi, tra cui l’ azienda agricola Tosti, situata sulle colline Abruzzesi,nel territorio del Comune di Bellante (Teramo). Questa realtà si occupa dello Struzzo dal 1996, ha iniziato con due coppie riproduttive e, in un anno, ha subito potuto ammirarne le uova e, a tempo debito, i primi pulcini.
Oggi che di tempo ne è passato, lo struzzo è di casa, l’azienda ha varie coppie riproduttive e molti capi di varie età, esperienza e fama, non solo per la carne ma anche per pelli, uova, piume ottenuti dall’allevamento dello struzzo.
Uova di struzzo
Prima di parlare di uova vediamo come e quando vengono prodotte. Questo animale raggiunge la maturità sessuale a 3 anni se femmina,a 4 se maschio, dipende anche dalla razza. Dopo due settimane dall’inizio della stagione degli accoppiamenti le femmine depongono le uova in un avvallamento appositamente scavato in precedenza,nel terreno. Il ritmo è di uno ogni 2 giorni, ciascuno pesa 1,5 kg circa.
Chi alleva lo struzzo sa che le uova vanno raccolte giornalmente per non rischiare di trovarle danneggiate osporche, poi vanno conservate fino all’incubazione stando attenti alla posizione, alla temperatura e alle condizioni di contorno. Dopo 5 settimane nell’incubatrice, le uova passano nella macchina di schiusa, in grandi ceste dove il pulcino di struzzo può iniziare la propria esistenza serenamente.
Struzzo: prezzo
Oggi lo Struzzo è un animale semplice da allevare e non difficile da trovare, è difficile stimarne univocamente il prezzo che può variare sensibilmente a seconda del tipo di attività svolta.
Partendo da due coppie riproduttive possiamo pensare ad una spesa di circa 4.500 euro, mettendo loro a disposizione un 500mq di terreno, per chi vuole fare le cose più in grande, si raggiungono i 130.000 euro e a questo punto si è proprietari di una ventina di femmine riproduttrici che possono usufruire di tre ettari di terreno.
Se ragioniamo invece in termini di pulcini di struzzo, i prezzi cambiano ma anche la fatica e le strutture. Un pulcino di meno di una settimana può costare da 50 a 80 euro, uno più grandicello dai cento ai duecento, una femmina “singola” ma pregiata, circa 500 euro.
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Pubblicato da Marta Abbà il 7 Ottobre 2016