Struttura del terreno, tra humus e porosità
La struttura del terreno è di cruciale importanza nel determinare la “bontà di un suolo“. La maggior parte degli organismi vegetali terrestri assorbe acqua e nutrienti minerali dal terreno attraverso un sistema radicale.
Il suolo è un sistema eterogeneo e molto complesso; la struttura del terreno è determinata da processi di alterazione meccanica, fisica e chimica che hanno interessato sia le rocce originarie che il materiale organico di origine biologica che nel tempo vi si è accumulato. La struttura del terreno è, dunque, il risultato dell’azione di numerosi fattori biotici e abiotici (fisici e chimici). In base a questi fattori, prendono origine numerose tipologie di suolo, tutte diverse per struttura fisica e caratteristiche chimiche.
Nell’articolo “Come riconoscere i tipi di terreno” abbiamo parlato di terreni soffici, medi e pesanti; analogamente, nell’articolo sulla fertilità correlata alla struttura del terreno vi abbiamo descritto i terreni argillosi, limosi e sabbiosi. In passato vi abbiamo fornito una descrizione dettagliata della struttura dei terreni argillosi. Oggi parliamo delle fasi del terreno che vanno a determinarne la struttura e la porosità, ovvero la percentuale di spazi vuoti (appunto, pori), in un detemrinato volume.
La porosità e la struttura condizionano la capacità di trattenere e rilasciare l’acqua e anche la quantità di ossigeno circolare negli spazi tra le diverse particelle solide che compongono un terreno.
Struttura del terreno
Dopo aver chiarito cosa determina la struttura del suolo, passiamo alla descrizione dettagliata di diverse tipologie di suolo.
I terreni che hanno alte percentuali di argilla, le cui particelle hanno un diametro inferiore a 2 μm, sono in grado di trattenere fortemente l’acqua. I terreni argillosi, infatti, contengono poco ossigeno, hanno una particolare flora batterica e nel complesso espongono le radici della pianta a un elevato rischio di ipossia.
Al contrario, i terreni sabbiosi dove il diametro dei granuli di sabbia varia da 50 a 2000 μm, sono in generale suoli ben areati ma molto drenanti, per cui l’acqua percola facilmente in basso dove non può essere più raggiunta dalle radici. Nei terreni argillosi, poiché le particelle che compongono il suolo sono più compatte, l’acqua è trattenuta stabilmente. Nei terreni argillosi con pori di tipo capillare e ridotti spazi fra le particelle, i legami di coesione fra le molecole d’acqua e di adesione dell’acqua alla superficie fortemente estesa delle particelle del terreno, trattengono l’acqua riducendo la possibilità che questa fluisca verso le radici. In questo contesto, a fare la differenza sono i minerali argillosi e la componente organica modificata nel corso di complessi fenomeni di trasformazione (humus).
Sulla base di quanto detto, è chiaro che i rapporti quantitativi tra le componenti del suolo sono determinanti nella formazione di una struttura ottimale per la crescita delle piante che, peraltro, hanno diverse capacità di adattamento a suoli di varia natura.
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Pubblicato da Anna De Simone il 18 Giugno 2014