Una cena di gruppo da improvvisare, un battesimo in casa, per stare tranquilli, una merenda con un gruppo di saltellanti bambini ma anche una festa aziendale oppure di classe. Sono tutte occasioni in cui avete certamente rimpianto di non aver avuto una stoviglioteca dalle vostre parti ma ora ne stanno spuntando tante e la vita sarà più facile. E anche più sostenibile, a livello ambientale. Vediamo di cosa si tratta, premettendo che non è una diavoleria o una delle tante mode costruite sul tavolino di un esperto di marketing che poi spariscono in un paio di mesi ma un’idea utile e pratica, di quelle che rispondono ai bisogni di chi vuole vivere a impatto zero ma allo stesso tempo… vivere!
Stoviglioteca: cosa è
La stoviglioteca, come il nome lascia intendere, ha qualcosa a che fare con le stoviglie. È un luogo in cui si possono affittare e poi restituire, proprio come accade con i libri in biblioteca. In tutte le situazioni che ho elencato prima, se ci badate bene, spesso si finisce per usare piatti e bicchieri monouso, per via del gran numero di persone da servire. A meno di tenersi in casa una cinquantina di piatti e di bicchieri, “perché non si sa mai”, soluzione piuttosto scomoda, impatto economico a parte. Ho detto piatti e bicchieri ma ovviamente il servizio è completo e di norma prevede la fornitura di posate, ciotole, caraffe e di tutto ciò che può servire in occasioni di buffet e cene di gruppo.
Ad esempio anche di pentolame e vassoi XXL che poi non riutilizzeremmo mai. In questi negozi possiamo trovare una sorta di kit di stoviglie non usa e getta da riusare per ogni festa in famiglia. L’idea è nata dal basso, da una persona già molto sensibile alle buone pratiche ambientali come Linda Maggiori e ha preso quota perché pratica e “facile”, capace di rispondere ad un vero bisogno del mercato e alla voglia di non produrre montagne di rifiuti ogni volta che si fa una cena con qualche ospite in più. Oggi in Italia ci sono una cinquantina di stoviglioteche e ne stanno nascendo di continuo. Volendo potete aprirne una anche voi, più avanti vi spieghiamo come.
Stoviglioteca: come funziona
Premettiamo che ognuna di queste biblioteche delle stoviglie può avere il suo modello di business quindi qui accenniamo al meccanismo di funzionamento più frequente. Nella maggior parte dei casi il prestito è gratuito con una offerta libera su base volontaria, ciò significa che è un’attività non a scopo di lucro ma per chi desidera fare qualcosa per agevolare la logica di riuso e di condivisione degli oggetti invece di continuare a produrne e gettarne tanti.
I kit che vengono messi a disposizione sono preparati per una media di 50 persone, numero che dovrebbe coprire le esigenze di chi sta organizzando compleanni, cerimonie e feste scolastiche o private. Si deve trattare di stoviglie in materiale lavabile e atossico, per il resto non ci sono limiti particolari per cui possiamo trovarci con plastica dura, acciaio, ceramica, bambù. Alcune stoviglioteche propongono già la bioplastica, che però ha un costo non sempre sostenibile, come anche il già citato bambù. Per quanto riguarda forme e colori, si trova di tutto e ci si può anche divertire a sperimentare stili diversi dal nostro sapendo che è solo una scelta temporanea.
Chi desidera aprire una stoviglieria oppure ospitare un’attività del genere in un negozio o locale già esistente può farlo piuttosto agilmente. Si parte con il crearsi dei kit da proporre e poi ci si fa un po’ di pubblicità, on line e con il passaparola, puntando soprattutto su feste di compleanno di bambini, battesimi e cerimonie. Dato che è una pratica piuttosto innovativa in questo momento, potrebbero crearsi fraintesi, per cui la cosa migliore è scrivere un vadevecum con alcune indicazioni per gli utenti. Ad esempio va spiegato che le stoviglie vanno consegnate pulite, anche se poi la maggior parte delle stoviglioteche preferisce lavarle di nuovo prima di affidarle ad un nuovo amico.
Stoviglioteche in Italia
Ecco qualche indirizzo per chi volesse approfittare subito di questa bella idea. Partiamo da Bologna, con la stoviglioteca dell’associazione Rusko nata grazie alla partecipazione a un bando di quartiere, e passiamo a Pavullo (Mo) con quella creata da un’associazione di mamme EquoFrignano che serve 10 piccoli comuni. Troviamo degli esempi anche al Sud dove partiamo da Napoli con una stoviglioteca nata da una già esistente pannolinoteca come è successo anche a Gorizia.
Ad Arquata Scrivia tutto è nato durante un centro estivo, per i pranzi dei tanti bambini, e poi è proseguita, a Chivasso troviamo poi una stoviglioteca che riesce a servire ben cinque distretti – Ivrea, Biella, Ingria, Cirié e Chivasso – gestita dall’associazione Mom’s. Impossibile citare tutte le realtà e le persone che hanno avviato una attività del genere anche se sarebbe bello poter dare loro spazio, visto che la maggior parte non ci guadagna ma lo fa perché ce n’è bisogno. Chi fosse interessato può trovare dei gruppi Facebook dedicati alle stoviglioteche in cui trovare indirizzi ed informazioni.