Stereofonia ed alta fedeltà

Stereofonia

Stereofonia, non si tratta di una malattia, anzi, è ciò che ci permette di vedere un film, ad esempio, lasciandoci avvolgere dalla musica e dagli effetti sonori, godendoci appieno l’opera del regista. Similmente vale per un concerto, ad esempio. La stereofonia è quindi intrecciata con la nostra vita quotidiana, spesso e volentieri nei momenti ludici e divertenti a cui contribuisce generosamente.

Stereofonia: significato

Con stereofonia si intende quella tecnica di riproduzione o di registrazione del suono in cui ci sono molteplici flussi informativi sonori e ciascuno di essi viene riprodotto da un diverso diffusore acustico sistemato in un posto diverso rispetto a tutti gli altri. E non a caso, come capita o come è più elegante dal punto di vista dell’arredo, bensì secondo delle regole prestabilite e che appartengono alla stereofonia stessa.

Tutto questo si basa sulla capacità che noi come esseri umani abbiamo di distinguere la provenienza dei suoni grazie al fatto di avere due orecchie, in gergo “sistemi auditivi paralleli” che ci permettono di capire la provenienza di un suono o di un rumore. Questa attitudine ha sicuramente aiutato la specie umana a preservarsi da molti pericoli e da predatori antichi, anche oggi è essenziale sul piano dell’adattamento all’ambiente.

Stereofonia ed alta fedeltà

Non è detto che un impianto ad Alta Fedeltà sia stereofonico, potrebbe essere anche basato sulla monofonia, ma nella pratica, nel 99 % dei casi un impianto ad alta fedeltà sarà stereofonico. E’ però importante chiarire dal punto di vista tecnico e scientifico che non si tratta di sinonimi.

Stereofonia ed alta fedeltà

Stereofonia e monofonia

In contrapposizione alla stereofonia troviamo la monofonia, tecnica che vede la presenza di un solo unico flusso informativo sonoro invece che i molteplici della stereofonia. Anche in questo caso, serve fare una precisazione, forse banale, ma che serve per evitare qui pro quo.

Se vediamo due diffusori di suono, ciò non garantisce che si tratti di un impianto stereofonico, perché sia tale è necessari che il segnale che arriva a questi sia separato in due canali distinti. Va specificato perché può capitare di sentire un segnale monofonico ma diffuso tramite radioline collegate a due casse. Resta monofonico, non diventa stereofonico.

Stereofonia: etimologia

Questa parola è composta da stereo e da fonia. Arriva dal greco: stèreo è στερεο-, forma compositiva dell’agg. στερεός “fermo, solido”, e fonia. Suono “solido”?

Stereofonia: etimologia

Stereofonia: cinema

Una delle più apprezzate applicazioni è quella che tutti noi sperimentiamo nelle sale cinematografiche quando sentiamo voci e rumori avvolgerci e provenire da differenti punti contemporaneamente. Il risultato è che il suono, grazie alla stereofonia, ha una sua spazialità, nelle sale si riesce a ricostruire anche una scena sonora e non solo una serie di immagini con un tappeto monotono di onde sonore affianco.

In generale vale che più sono i flussi informativi sonori implementati, maggiore è il grado di realismo ottenibile, il risultato in ogni caso non è paragonabile con quello della monofonia.

Stereofonia: cinema

Stereofonia TV

Non da certo le stesse soddisfazioni che da al cinema, ma anche con una TV moderna la stereofonia può fare magie. Questa tecnica ha quindi spopolato non solo nella discografia e nel cinema, ma anche nella televisione, nella radio e nell’home cinema, ci sono poi delle sperimentazioni che vedono l’impiego di apparecchiature basate su princìpi psicoacustici che creano un ampliamento della scena stereofonica bicanale.

Stereofonia: la storia di Alan Blumlein

Come spesso accade, dietro a delle scoperte che oggi diamo per scontato, ci sono storie curiose di studi nati un po’ per caso e perseguiti con una inconsueta determinazione e bravura.

Ad inventare l’ascolto stereofonico è stato questo ingegnere nato a Londra a inizio Novecento e che ha lavorato negli studi di registrazione della EMI. Il suo nome lo sanno in pochi anche se molti sono quelli che beneficiano della stereofonia. E’ Alan Dower Blumlein. A lui, per primo, è venuto in mente di diffondere il suono suddiviso su due canali, entrambi sincronizzati, in modo che agli ascoltatori, lui stesso compreso, potesse essere offerta una esperienza auditiva di maggiore qualità. Più coinvolgente, più emozionante.

L’idea di dare il proprio contributo è sorta non sul lavoro ma al cinema, mentre il nostro Alan si stava rilassando davanti ad un film in compagnia della moglie. Infastidito dall’effetto audio della sala, in cui c’era una sola cassa, come ai tempi accadeva, nel 1931, appena tornato a casa si è ingegnato. Se tutti reagissero così quando non sono soddisfatti di un certo spettacolo!

Blumlein ha ideato qualcosa come 70 brevetti dedicati all’ascolto stereofonico e ci ha regalato la stereofonia. La sua passione “tecnica” è iniziata giocando coi trenini, da piccolo, che lo hanno spinto ad indagare sul tipo di frequenze a cui risponde l’orecchio umano, negli anni ’20 ha poi inventato e brevettato una lunga serie di accessori telefonici prima di dedicarsi al mondo della registrazione audio, diventando ingegnere alla EMI. Prima di scoprire che era possibile dare un suono migliore, con la stereofonia.

Il primo disco stereo è stato stampato nel 1933, nel 1935 è arrivato il primo film con suono stereofonico, “Trains at Hayes Station”.

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