Con il primo, e non certo ultimo SKA Green Energy Day, lo scorso 29 Febbraio, INAF e MANAGEMENT INNOVATION hanno chiamato a raccolta tutte le Imprese italiane del settore per un concorso di idee tutte made in Italy per trovare soluzioni tecnologiche per l’autonomia energetica di SKA, una serie di radiotelescopi distribuiti nelle aree desertiche dell’Australia e/o del Sud Africa. Si tratta di una delle più grandi infrastrutture di ricerca del mondo e l’Italia darà il suo contributo, a raccontare come e quando è Stelio Montebugnoli, senior engineer di INAF, che segue SKA assieme al collega Germano Bianchi.
1) In cosa consiste il progetto di SKA?
Lo Square Kilometre Array rappresenta il radiotelescopio di prossima generazione con una area di raccolta della radiazione elettromagnetica di 1 milione di mq. Sarà in grado di esplorare in dettaglio i più lontani angoli dell’universo e permetterà a molti radioastronomi di osservare contemporaneamente diverse porzioni di cielo. Al momento il consorzio è stato finanziato da Olanda, Inghilterra, Italia, Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa, Cina e altri paesi che entreranno a far parte del gruppo in tempi brevi. Dovrebbe essere completamente operativo forse verso il 2025.
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2) Quale sarà il contributo di green power “chiesto” all’Italia?
In questo momento lo sforzo maggiore delle realtà industriali del nostro paese è rivolto sia alla generazione di energia da fonti rinnovabili ma anche, cosa estremamente importante, a come immagazzinare l’energia prodotta. Per esempio i pannelli fotovoltaici forniscono, per loro natura, energia solo durante il giorno e quindi occorre immagazzinare quella prodotta in eccesso per poi utilizzarla durante la notte.
L’industria e i centri di ricerca italiani stanno già pensando a metodi di accumulazione basati su vari principi innovativi, i cui test stanno dando enormi risultati.
3) E’ stato indetto un concorso di idee made in Italy per questo: quanti hanno partecipato?
Il consorzio italiano si arricchisce di giorno in giorno di nuove ditte con grande esperienza ad alto contenuto tecnologico in grado di fornire soluzioni altamente innovative. Molte industrie hanno partecipato alle discussioni tecniche che stiamo portando avanti all’interno del nostro gruppo di lavoro e speriamo di trovare una buona collaborazione con tutte in modo che l’Italia possa fornire la soluzione migliore per SKA.
La progettazione di SKA è partita nel 2001; inizialmente è stato sviluppato uno studio intenso sulla parte riguardante le antenne ma è solo da pochi anni che si sta analizzando il settore dell’alimentazione e la generazione/immagazzinamento dell’energia.
4) Che idee vi sono arrivate ?
Da un punto di vista della “power” la stragrande maggioranza si orienta verso il fotovoltaico o solare termodinamico. Per ciò che riguarda invece il più complicato problema dell’immagazzinamento dell’energia, si sta pensando di sfruttare l’elettrolisi dell’acqua, senza però scartare altre soluzioni quali batterie ad alta efficienza o sistemi per immagazzinamento dell’energia termica attraverso sali particolari. Siamo però ancora in una fase di discussione e di messa a punto delle tecnologie, configurazioni strumentali ed input dai ricercatori astronomi che forniscono le desiderate osservative.
5)Quali zone o regioni e quali tipologie sono state quelle più attive nel proporsi?
Nel primo meeting tenutosi a fine febbraio all’INAF, organizzato da Emilio Sassone Corsi e l’INAF, si sono incontrate per la prima volta ditte specializzate nel settore delle rinnovabili ed è stata la prima occasione per iniziare ad entrare nel merito delle richieste di energia di SKA. Le ditte provenivano quasi tutte dal centro Italia ed è stato un punto di partenza per la formazione del gruppo di ditte nazionali che concorreranno con idee e proposte in tempi auspicabilmente brevi.
6) Come giudica il panorama italiano rispetto a quello europeo quanto a green power?
In Italia occorre un piano energetico serio, che ancora manca. Solo alcune regioni e comuni lo stanno portando avanti in maniera autonoma. Sicuramente l’Italia è il paese del sole e ci si poteva aspettare che l’uso di tecnologie per la produzione di energia da FER fosse più avanti di quella in nazioni in cui il sole di norma è meno presente, ma in realtà non è così. La Germania, per esempio, ha molti più impianti fotovoltaici che l’Italia, ma per il semplice fatto che ha cominciato una politica di green energy molto prima del nostro paese. Solo l’anno scorso l’Italia stava ancora chiedendosi, tramite il referendum, se fare il nucleare o meno, mentre la Germania è già da 20 anni che ha stabilito un programma energetico basato su fonti energetiche rinnovabili. La Svezia, per citare un’altra nazione a corto di sole, riesce a generare energia da metano prodotto da biomasse. In Italia non sono stati ancora fatti i regolamenti per introdurre il bio-metano nella rete dei gasdotti nazionali e quindi non possiamo sfruttare questa enorme fonte di energia pulita.
7) Qualche brillante idea da svelare?
Di idee innovative nel settore della generazione di energia da FER per SKA ne stanno venendo fuori un certo numero. Quello che è complicato capire a questo stadio della progettazione, è quanto siano affidabili questi sistemi in zone ostili come il deserto, in cui di notte la temperatura scende in prossimità dello zero e di giorno può salire a oltre 40 gradi! In varie parti del mondo oggi si portano avanti sperimentazioni su vari tipi di fusione fredda e sembra che si stiano ottenendo risultati promettenti.
Intervista a cura di Marta Abbà
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