Spugne marine: cosa sono
Spugne marine, per la pulizia, sì, ma sono animali, creature viventi e diventate anche protagoniste di un cartone come SpongeBob. Simpatico o antipatico che risulti questo personaggio, ha il merito di aver dato notorietà ad una specie decisamente trascurata rispetto ad altre che abitano i mari del mondo.
Spugne marine: cosa sono
Note anche come poriferi, sono animali marini, non certo dei predatori, però, visto che si nutrono per filtrazione. Tra le loro caratteristiche principali c’è l’assenza di simmetria corporea, comune a tutte le varietà, mentre per le dimensioni è difficile parlare di standard perché possono variare notevolmente: da pochi cm fino a circa 2 metri.
Troviamo le spugne marine nell’elenco degli invertebrati meno complessi visto che non hanno organi né tessuti ma un corpo formato da cellule di tre differenti tipologie cellulari, aggregate tra loro. Alcune di esse servono per la protezione, altre per la nutrizione, la terza categoria è quella delle cellule per la riproduzione.
Pur semplici più che mai, a guardar bene queste spugne marine sono dotate di piccoli elementi scheletrici detti spicole, sparsi in tutto il corpo. Osservandone la costituzione, possiamo classificare questi invertebrati in diversi gruppi dal punto di vista zoologico.
Letture consigliate: spugne in acquario marino
Spugne marine: trattamento
Prima di poter essere sfruttate da noi, le spugne devono subire non uno ma diversi trattamenti, è però essenziale il sistema di canali e camere acquifere che hanno e che le rende speciali ai nostri occhi. Basta pensare che un campione di spugna con un diametro di 1 cm e alto 10 cm è in grado di filtrare oltre 20 litri d’acqua in un solo giorno.
Quando di parla di nutrizione per filtrazione, inoltre, si intende dire che in questo processo i poriferi trattengono particelle alimentari che possono essere microalghe e batteri ma anche gameti di altre animali acquatici, ad esempio.
Spugne marine: ricerca
Svolgendo delle ricerche sulle spugne, negli anni è emerso che non solo esse contribuiscono al nostro igiene personale ma anche alla pulizia delle acque in cui vivono e che sono rese più nitide dalla loro presenza. E’ sempre grazie all’opera di filtrazione che fanno e che permette loro di trattenere quelle particelle che invece rendono torbide, soprattutto le acque in profondità. Ci sono poi anche delle spugne speciali come la Superspugna ma è tutta un’altra storia, tutta da leggere, se volete.
Altro risultato di recenti ricerche è l’esistenza di una specie carnivora di spugne marine chiamata Asbestopluma. Usa spicole come pseudo denti per catturare piccoli crostacei.
Spugne marine: immagini
Oltre alle classiche immagini da documentario che ritraggono questi animali, troviamo anche Spongebob, una creatura nata nel 1999 dalla fantasia di Nickelodeon, una spugna di colore giallo protagonista di una serie di cartoni animati. Il suo migliore amico è una stella marina! Può esservi capitato di vedere anche delle immagini di Luffa.
Spugne marine: tipi
Noi siamo abituati a pensare ad una spugna marina come questa di marca Chicco, creata per l’igiene dei neonati, ma di varietà ce ne sono molte e in natura si distinguono in base alla ramificazione della cavità interna. Le tre differenti tipologie strutturali sono la Ascon, la Sycon e la Leucon. La prima, più semplice ma meno diffusa, ha la forma a vaso, la Sycon è a vaso ma con pareti ricche di pieghe, la Leucon è la più complessa e nella cavità interna nasconde numerosi canali molto ramificati.
Se distinguiamo le spugne marine guardando le loro spicole, troviamo la classe Calcarea, quella Hexactinellida, con spicole in silice, e quella delle Demospongie, con una proteina detta “Spongina” e particolarmente colorate e grandi.
Spugne marine e tecnologia
Chi l’avrebbe mai detto, quale ingegnere avrebbe mai immaginato di ritrovarsi a copiare da una piccola e semplice creatura marina? Nemmeno fosse il vicino di banco in un corso, dall’aria un po’ imbranata. E’ invece ciò che è successo con le spugne marine e un team internazionale di studiosi al lavoro tra Dresda, Berlino, Marsiglia, Grenoble e Haifa, per approfondire le formazioni rigide all’interno di queste creature.
Studiando le strutture microscopiche all’interno di questi animali sono stati in grado di trovare degli spunti, delle ispirazione, per la realizzazione di celle solari e, più in generale, per applicazioni di elettronica.
Nascosti nei pori di queste creature antiche, ci sono dei segreti che, una volta sveltati dai ricercatori, possono portare a nuovi dispositivi interessanti. La capacità innata delle spugne marine che ha sorpreso e ispirato il team consiste nel costruire e plasmare da sole una matrice di microscopiche strutture di vetro dalle geometrie simmetriche senza per forza le alte temperature che la lavorazione di questo materiale di solito richiede. Gli sviluppi non possono che essere interessanti e di non banale impatto ambientale.
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Pubblicato da Marta Abbà il 30 Maggio 2018