Primo non sprecare. Per gli italiani la lotta allo spreco conta più della valorizzazione dei prodotti locali, più del rispetto dell’ambiente, più della sicurezza, dell’equità, del dinamismo e della sobrietà. Molto più della tolleranza.
Quale spreco? Lo spreco alimentare domestico soprattutto, cioè quei 639 grammi di cibo che ogni famiglia getta nella spazzatura ogni settimana. Per un controvalore di 6,5 euro settimanali e un complessivo di 8,1 miliardi di euro annui.
A rivelarci che non sprecare sembra il nuovo comandamento degli italiani è il Rapporto 2014 sullo spreco domestico di Waste Watcher – Knowledge for Expo, l’Osservatorio di Expo 2015 su alimentazione, agricoltura, ambiente e sostenibilità.
I risultati dell’indagine rivelano un’Italia inaspettatamente attenta allo spreco, in particolare lo spreco di cibo. A considerarsi attenti da questo punto di vista sono 63 cittadini su 100; più dei 48 su 100 che considerano importanti i prodotti locali e il 47% che ha a cuore soprattutto il rispetto per l’Ambiente.
La sicurezza è una priorità per il 42% degli italiani, l’equità per il 39% e la tolleranza per il 12% soltanto. Siamo un Paese di intolleranti? No, più probabilmente è che la granparte dei cittadini quando si guarda attorno non constata un deficit di tolleranza, mentre vede cose gravi sul fronte dello spreco domestico.
Lo spreco alimentare è considerato il problema più grave dal 60% del campione analizzato, lo spreco di acqua dal 37% e quello di energia elettrica dal 20%, a cui si somma i 6% del gas. Manca forse di sapere che spreco alimentare e spreco di energia camminano a braccetto: il 3% dei consumi complessivi di energia in Italia dipende infatti dalla ‘filiera’ dello spreco alimentare, dal campo al consumatore. L’energia, inoltre, è uno spreco presente in tutti gli altri.
L’attenzione allo spreco alimentare aumenta rapidamente, sulla spinta di una maggiore sensibilità e probabilmente anche dei morsi della crisi. L’81% degli italiani si preoccupa di controllare se il cibo è ancora buono prima di buttarlo (a gennaio 2014 la percentuale era del 63%).
Tantissimi, il 90%, gli intervistati che affermano di leggere l’etichetta per verificare la scadenza dei prodotti, mentre 83 italiani su 100 dichiarano di conoscere la differenza tra data di scadenza (within) e preferenza di consumo (best before). Ma un conto è dire e un altro sapere: tra quelli che si sono detti ‘istruiti’, solo il 67% ha dimostrato di conoscere realmente il significato.
Il 76% invece chiede o vorrebbe chiedere di portarsi a casa il cibo avanzato al ristorante: 30 italiani su 100 lo fanno sempre o spesso, 18 chiedono ma i ristoranti non hanno i contenitori, 28 si dichiarano troppo timidi per avanzare la richiesta.