Sprechi idrici in Italia: consumi, dati e tariffe

Sprechi idrici in Italia

Sprechi idrici in Italia: l’Italia è il Paese europeo in cui le tariffe dell’acqua sono più basse, ma è anche quello in cui la rete idrica è meno efficiente e presenta più sprechi. L’Italia ha grosse colpe anche quando si parla di depurazione delle acque reflue. Gli sprechi idrici in Italia sono causati da una cattiva gestione della rete idrica e coadiuvati dai comportamenti poco virtuosi degli stessi italiani.

Sprechi idrici in Italia, il ruolo degli italiani
Noi italiani siamo i maggiori consumatori di acqua minerale in Europa. L’Italia è il Paese europeo con il più elevato consumo pro-capite di acqua in bottiglia ed è secondo nella classifica mondiale. Questo perché il 31,2 per cento della popolazione non si fida dell’acqua che esce dal rubinetto: basta pensare ai casi di acqua contenente arsenico e alle contaminazioni idriche della Terra dei Fuochi.

Gli sprechi idrici in Italia legati al comportamento delle masse sono espliciti (perdite, cattive abitudini…) o nascosti (consumo di alimenti o di prodotti che per entrare sul mercato necessitano di un gran quantitativo d’acqua). A tal proposito vi consigliamo di leggere:

Sprechi idrici in Italia, distribuzione poco efficiente

I dati pubblicati a fine maggio 2014 da Censis (Centro studi investimenti sociali) rivelano realtà preoccupanti. In Italia sprechiamo un enorme quantità di acqua.

La percentuale di sprechi idrici in Italia, solo nella rete di distribuzione, raggiunge quasi il 32 per cento, ciò costringe ad aumentare il prelievo alle fonti: l’Italia, infatti, è il terzo importatore al mondo. Con l’inefficienza della rete di distribuzione, non solo s’impoveriscono le fonti idriche, si causano molti disservizi: il 9 per cento della popolazione italiana denuncia interruzioni di erogazione dell’acqua, la percentuale sale al sud con punte del 29 per cento in Calabria.

Gli sprechi idrici rilevati nella rete di distribuzione italiana non trovano eguali in tutta Europa: in Germania sono pari al 6,5 per cento, in Inghilterra al 15,5 per cento e in Francia al 21 per cento.

Il problema risiede negli investimenti: il nostro paese stanzia circa 30 euro all’anno per abitante, gli investimenti dovrebbero mettere a regime acquedotti, reti fognarie e impianti di depurazione delle acque reflue. Una cifra troppo bassa se si considera che la Germania investe 80 euro per abitante, la Francia 90 euro e la Gran Bretagna arriva a 100 euro.

Per adeguare la rete idrica italiana a quella del resto dell’Ue, sempre il Censis, stima che ci vorrebbero 65 miliardi di euro da investire nell’arco di trent’anni.

Quanto costa l’acqua in Italia?

Gli sprechi idrici in Italia sono i più alti d’Europa ma le tariffe per il servizio idrico sono le più basse: la stima riportata dal Censis è di 85 centesimi al giorno per famiglia.

Una famiglia di tre persone, con consumo annuo di 180 metri cubi d’acqua, spende 307 euro all’anno, 25,6 euro al mese. Per lo stesso servizio, in Spagna, si versano 330 euro all’anno, in Francia 700 euro, in Austria, Germania e Gran Bretagna si sale addirittura a 770 euro.

Dei 307 euro spesi annualmente da una famiglia italiana, solo 143 euro riguardano il servizio di acquedotto, il resto serve a coprire fognature e depurazione; così, una famiglia italiana spende circa 40 centesimi al giorno per avere acqua potabile in casa.