Solfiti: cosa sono
E’ importante informarsi sui costituenti degli alimenti che consumiamo tutti i giorni e per questo è lecito chiedersi cosa sono i solfiti.
Solfiti: cosa sono
I solfiti sono un’ampia famiglia di composti contenenti l’anione solfito. Sono molto usati nell’industria alimentare come additivi per la conservazione di cibi e bevande.
In particolare, i solfiti vengono aggiunti nel vino, nella frutta, nelle patate disidratate, patatine in busta, gamberi, nella farina, nello zucchero, nello sciroppo di glucosio e nella gran parte di alimenti confezionati. I solfiti sono aggiunti artificialmente per evitare l’ossidazione dell’alimento.
Tra i solfiti che si possono trovare nel cibo segnaliamo:
- Anidride solforosa
- Bisolfito di potassio
- Bisolfito di sodio
I solfiti hanno un effetto tossico sulla salute, in particolare, l’anidride solforosa aggiunta al vino è molto discussa.
Solfiti: allergia
Non mancano casi di allergia ai solfiti anche se, tecnicamente, la reazione indossa da solfiti non può essere definita propriamente “allergia”.
Quando si parla di allergia ai solfiti, in realtà si fa riferimento a un quadro sintomatologico molto ampio. Certo, alcune persone possono dimostrare una reale allergia ai solfiti rilevata da una reazione positiva a esami allergologici di natura cutanea ma nella maggior parte dei casi, anche in assenza di un’allergia clinica, i solfiti possono causare sintomi come:
- tosse
- Starnutazione
- Odinofagia
- Orticaria
- Difficoltà respiratorie
- Emicrania
Tali reazioni sono più comuni tra i soggetti asmatici e quelli che presentano un’ipersensibilità all’acido acetilsalicilico (aspirina).
Alimenti con solfiti
I solfiti sono presenti in molti alimenti, alcuni dei quali sono stati elencati in precedenza.
La presenza di solfiti negli alimenti non è sempre ben indicata. Per esempio, anche se i gamberi vengono spesso trattati con solfiti sui pescherecci, poiché lo stesso elemento non viene aggiunto più avanti nella filiera produttiva, spesso il solfito usato non è indicato nell’etichetta.
Come capire se un alimento contiene solfiti? Spesso i solfiti sono indicati in etichetta sfruttando le sigle per gli additivi alimentari. Le sigle da tenere d’occhio sono:
- E150b – Caramello solfito caustico
- E150d – Caramello solfito ammoniacale
- E220 – Anidride solforosa o Diossido di Zolfo
- E221 – Solfito di sodio
- E222 – Bisolfito di sodio
- E223 – Metabisolfito di sodio
- E224 – Metabisolfito di potassio
- E225 – Solfito di potassio
- E226 – Solfito di calcio
- E227 – Idrogeno solforato di calcio
- E228 – Idrogeno solforato di potassio
Quando si parla di solfiti subito si pensa al vino e alla birra ma, come è chiaro, si tratta di additivi alimentari piuttosto obicuitari.
Solfiti nel vino
In quantità ridotte, i solfiti sono naturalmente presenti nel vino. Durante la vinificazione, per arrestare il processo di fermentazione, i solfiti vengono aggiunti. In più, i solfiti nel vino possono essere aggiunti come conservanti per prevenire il deterioramento e l’ossidazione in diverse fasi della vinificazione.
Nel vino, il composto contenente l’anione solfito più usato è l’anidride solforosa ritenuta tossica per l’uomo. Perché nel vino viene aggiunta l’anidride solforosa?
Il diossido di zolfo o anidride solforosa(SO2), è aggiunta al vino non solo per proteggerlo dall’ossidazione ma anche dal processo metabolico di determinati ceppi batterici. Cosa significa? Che senza altre contromisure, un vino senza solfiti si trasformerebbe rapidamente in aceto.
Il vino biologico, in base alle normative vigenti, contiene una quantità ridotta di solfiti. In genere, il vino bianco contiene più solfiti rispetto al vino rosso e, sempre generalizzando, i vini dolci contengono più solfiti rispetto a quelli più secchi.
Per altre informazioni: vino rosso, benefici e danni
Vino senza solfiti
Nota bene: i solfiti vengono prodotti, in piccole quantità (10-30 mg per litro) in modo del tutto naturale durante la fermentazione alcolica del vino.
Dal XVII secolo, sono stati scoperti gli effetti antiossidanti e antimicrobici dello zolfo e da allora, questo ingrediente è stato aggiunto e introdotto nella produzione mondiale del vino. Nel vino vengono, l’anidride solforosa è aggiunta in forma gassosa, in soluzione acquosa o in polvere (bisolfito di potassio) e raggiunge quantità comprese tra i 90 e 400 mg per litro.
In Germania e in Italia sono stati messi a punto alcune tecniche per portare alla produzione di vino senza solfito. In Germania la prima “partita” di vini senza solfiti è stata prodotta nel 2012, i solfiti sono stati sostituiti da altri additivi considerati “più sicuri” per l’uomo. Tale processo sembrerebbe abbattere la quantità di solfiti nel vino del 95%.
Anche in Italia, grazie allo sforzo di un team di ricerca dell’Università di Pisa, nel 2015, è stato brevettato un sistema innovativo per la produzione di vino senza solfiti.
Come è chiaro, si tratta di applicazioni ancora molto giovani e per vederle su larga scala bisognerà attendere molto tempo.
Per ora, per bere un vino senza solfiti (o meglio, con pochi solfiti) bisogna puntare al vino biologico.
Solfiti nella birra
Oggi, la maggior parte di birre non contiene più solfiti anche se in alcuni processi produttivi continuano a farne uso.
Pubblicato da Anna De Simone il 28 Settembre 2018