Solare, servono dazi per le importazioni cinesi

L’80% del mercato solare europeo è gestito dalla Cina. Una percentuale tragica se si considera che le aziende nostrane stanno puntando sulla green economy per risalire. Mentre si attende che la Commissione europea effettui i dovuti calcoli per lanciare o meno un’indagine più approfondita, a parlare è l’eurodeputato Oreste Rossi che preme affinché siano inseriti dazi contro la concorrenza sleale.

Il braccio di ferro tra l’Europa e la Cina pende a favore del paese asiatico. Il motivo? I prezzi bassi proposti dalle aziende fotovoltaiche cinesi. Le aziende europee stanno investendo molto nelle fonti rinnovabili e in primo piano c’è il fotovoltaico. L’energia pulita è un settore in netta crescita che consente profitti e l’adeguamento agli standard in termini di emissioni di CO2.

L’impegno europeo nella lotta ai cambiamenti climatici è chiaro, la Cina non è impegnata in questo senso e per di più “ci fa anche concorrenza sleale immettendo sul mercato materiali a basso costo, siamo beffati due volte: una perche facciamo pagare ai cittadini e alle imprese per installare gli impianti fotovoltaici, una seconda perché compriamo da paesi che hanno costi inferiori e che non si adeguano ai nostri standard”, come ha spiegato l’eurodeputato Oreste Rossi.

Per Rossi, l’unica soluzione è che quei paesi terzi che non hanno sottoscritto un protocollo comune nel quale si impegnano nella lotta ai cambiamenti climatici, debbano essere sottoposti a dazi alla frontiera dell’Unione europea, questi dazi sono necessari per contrastare la concorrenza sleale operata dalla Cina.

Le aziende fotovoltaiche cinesi si difendono affermando che una tale strategia potrebbe rallentare l’intero settore perché con la loro diminuzione di produzione, andrebbero a diminuire le importazioni di materie prime, molte delle quali provengono proprio dall’Europa.