Si fa tanto parlare di smart working, con vantaggi e svantaggi che si porta dietro questa tendenza non più nuova e, ormai, in certi ambienti, quasi inarrestabile. Lasciamo agli addetti ai lavori, il valutare se dal punto di vista economico, questo nuovo modo di vivere il lavoro, possa essere positivo o negativo. Noi guardiamo il lato ambientale, l’impatto che questo insieme di nuove abitudini ha sulla salute del nostro pianeta e sulla nostra salute. Il bilancio, in tal senso, è nettamente positivo e presto vedremo perché, da un punto di vista molto pratico. E’ una valutazione importante e che mette di buon umore che è attento all’ambiente, visto che lo smart working è sempre più diffuso anche in Italia. Arriviamo in ritardo, rispetto ad altri paesi, ma ora ci siamo, anche perché è stato riconosciuto dal punto di vista giuslavoristico e normativo.
Smart working: definizione
Con questo termine, facile da interpretare come l’ennesima mossa di marketing, si vuole invece definire una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro molto più flessibile di quella che fino a pochi anni fa abbiamo tutti sperimentato. Questa nuova pratica si basa su un accordo tra datore di lavoro e dipendente, grazie a questo patto di fiducia, ma regolato da un contratto, il lavoratore acquisisce il diritto di svolgere le proprie mansioni in parte al di fuori dell’ufficio.
Spariscono i vincoli di orario e di luogo, di conseguenza, non si ha più una scrivania o, in generale, una postazione fissa in cui lavorare. Si lavora per obiettivi, senza cartellino da timbrare, ma con tanti risultati da portare. Come avrete intesto, e poi spiegheremo meglio, non si tratta di un cambiamento banale: si trasformano le abitudini di lavoro ma perché, prima ancora, si trasforma il modo di lavorare e il rapporto tra datore di lavoro e dipendente o professionista.
Smart working: impatto ambiente
Andiamo subito a vedere come mai lo smart working è amico dell’ambiente. Tanti sono gli aspetti green di questa modalità. Prima di tutto, e lo sa bene chi vive in metropoli grandi come Milano e Roma, il traffico può diminuire se meno gente si sposta ogni giorno con il proprio mezzo per raggiungere una scrivania. Meno traffico e meno emissioni inquinanti. Questo è un punto molto importante e che può fare la differenza, ad esempio in Pianura Padana. Forti riscontri si possono registrare anche sul fronte del risparmio energetico, aspetto legato alla dimensione degli spazi.
Con la scomparsa della scrivania, o della postazione, fissa, non è più necessario prevedere spazi enormi per molti uffici ma vari tavoli attrezzati in cui a rotazione le persone si possono sistemare nei giorni in cui decidono di recarsi nella propria sede di lavoro e non di svolgere le proprie attività lavorative da casa.
Altra conseguenza molto green dalla riduzione degli spazi necessari per gli uffici, è legata alla quantità di cemento che riversiamo nell’ambiente costruendo palazzi su palazzi per garantire a tutti una scrivania, grandi sale riunioni, spesso sottoutilizzate, corridoi, atri, sale e salette. Scrivania dopo scrivania, anche la quantità di palazzi per uffici dovrebbe andare diminuendo, con il tempo. Questo effetto è a lungo termine ma, con un po’ di ottimismo, penso di arriveremo.
Smart working: vantaggi
Siete convinti che lo smart working sia un passo importante per il rispetto dell’ambiente? Bene, allora possiamo esplorare gli altri vantaggi che esso comporta e che riguardano soprattutto la nostra qualità di vita, dal punto di vista sanitario e anche psicologico. Di fatto lo smart working non è nato per salvare il pianeta ma per favorire la conciliazione tra vita professionale e privata e migliorare l’organizzazione del lavoro alla luce del tempo che esso “ruba” alla famiglia e allo svago.
Viene subito da pensare alle donne, in particolare alle madri, ma non tutti noi subiamo l’impatto del lavoro sulla nostra vita familiare e sociale e se esiste il modo per “incastrare” tutti gli impegni al meglio, minimizzando le perdite di tempo ed energie, meglio. No?
Lo smart working è uno strumento di work life balance utile a tutti i lavoratori e ha spesso e volentieri un impatto positivo anche sulla produttività individuale e sulla qualità del lavoro svolto, oltre che sul benessere del singolo.
Per assurdo, non avendo l’obbligo di presenza in ufficio ma la possibilità di organizzarsi al meglio, garantendo i risultati, il clima nelle aziende è migliorato. Le persone tendono ad essere più motivate e a rivalutare i colleghi e i momenti di incontro lavorativi, non essendo più delle costruzioni. Diventano occasioni utili e quando non servono, non si fanno oppure vengono sostituiti da un giro di mail o da una telefonata.
Smart working: filosofia
Dietro a questo cambio di abitudini, molto pratico, c’è una rivoluzione molto più “filosofica”. Quello che guida il cambiamento è la scelta di un nuovo approccio manageriale fondato su un patto di chiarezza con i collaboratori. Il “capo” regala maggiore autonomia e flessibilità nella scelta di spazi, orari e strumenti di lavoro, in cambio il dipendente o il collaboratore si trova molto più responsabilizzato rispetto ai risultati. E’ meglio? E’ peggio? Difficile dirlo, dipende anche molto dal tipo di lavoro che si svolge, dal tipo di contratto e, diciamolo, anche dal tipo di capo che si ha!
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