Lo smaltimento dei rifiuti radioattivi è un tema molto delicato ed è importante che ogni Stato ne determini le corrette modalità al fine di assicurare la maggior sicurezza possibile per i cittadini.
E’ importante considerare che i rifiuti radioattivi non sono prodotti solo dalle centrali nucleari (in Italia chiuse e in corso di smantellamento) ma anche da attività mediche, necessarie per la ricerca, la diagnosi e la cura di molte malattie e da alcuni settori dell’industria (ad esempio, per le macchine per radiografare le saldature).
La produzione di rifiuti radioattivi da fonte biomedicale è in crescita in tutti i Paesi avanzati e non è realistico pensare che questa tendenza possa invertirsi. Attualmente in Italia il settore medico produce 500 metri cubi di rifiuti radioattivi all’anno, di cui circa il 40% perde la sua radioattività in un lasso di tempo che va da decine a centinaia di anni. La produzione annua di questi rifiuti, attualmente stoccati in decine di depositi temporanei situati in diverse zone del nostro territorio, ammonta a circa 200 metri cubi.
Per evitare che i rifiuti radioattivi siano stoccati a lungo in luoghi diversi si è finalmente deciso di creare anche in Italia un Deposito Nazionale che dovrà rispettare i massimi standard di sicurezza.
Il Deposito Nazionale per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi sarà costruito in superficie e conterrà circa 75.000 metri cubi di rifiuti a bassa e media attività che saranno isolati con un sistema di barriere multiple basato su 4 stadi.
Le 4 barriere di protezione sopra raffigurate saranno in grado di isolare i rifiuti radioattivi a bassa e media radioattività dall’ambiente per 300 anni, tempo necessario per far decadere il livello di radioattività sotto la soglia di pericolosità.
All’interno del sarà costruito anche un deposito centralizzato per lo stoccaggio temporaneo di circa 15.000 metri cubi di rifiuti ad alta radioattività, che dovranno successivamente essere trasferiti in un deposito geologico situato in profondità, che potrà essere localizzato in un altro Paese europeo sulla base di accordi internazionali.
Resta però aperta la domanda a cui sarà più difficile trovare una risposta accettata da tutti: “Dove sarà costruito il Deposito Nazionale italiano per lo smaltimento di rifiuti radioattivi?”
Una prima mappa con le aree potenzialmente idonee a ospitare il Deposito Nazionale italiano per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi è stata già consegnata da parte della Sogin, società incaricata del progetto, all’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). La mappa è stata realizzata sulla base di criteri definiti dalla stessa ISPRA e dopo che sarà approvata dall’ISPRA e dai ministeri competenti, sarà discussa pubblicamente in un Seminario Nazionale.
Dopo aver raccolto le osservazioni di esperti e in generale di tutti i soggetti interessati, sarà disegnata la mappa definitiva.
A quel punto le Amministrazioni locali che avranno nel loro territorio aree identificate come idonee potranno esprimere il loro interesse al progetto e candidarsi a ospitare il Deposito Nazionale.
L’obiettivo è che il Deposito Nazionale per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi sia operativo per il 2025.