Un tocco di trucco e una mano all’ambiente, con Skineco
Sarà un cosmetico che fa bene alla pelle e all’ambiente? Non è facile orientarsi da soli tra i tanti prodotti venduti liberamente, senza prescrizione medica. Skineco (Associazione Internazionale di EcoDermatologia) mentre cerca di coniugare sostenibilità ambientale, dermatologia ed esigenze della pelle, è impegnato anche nel promuovere le aziende di cosmetici con una impronta “green” “bollandole” con un “approvato”. E sempre Skineco, come ci anticipa Pucci Romano, specialista in Dermatologia e vicepresidente Skineco, sta formando anche la figura dell’ecodermatologo: sarà il dermatologo del 3° millennio.
1) Quando siete nati come Skineco? Quanti siete e qual è la vostra mission?
Skineco nasce nel 2008 per volontà mia e di Riccarda Serri, due dermatologhe da sempre attente alla conoscenza dei cosmetici e sensibili alla sostenibilità ambientale. La mission di Skineco è quella di promuovere l’ecodermocompatibilità, un discorso assolutamente non previsto, neanche minimamente, nel concetto di “dermatologicamente testato” di oggi. Nostra intenzione, con Skineco, è di coniugare la scienza della sostenibilità con la scienza della pelle e delle esigenze della pelle.
2) La normativa europea vigente come tratta l’aspetto della biodegradabilità dei cosmetici?
Legislativamente c’è una lacuna da colmare e Skineco, a questo proposito, ha ispirato un progetto di legge, presentato dall’onorevole Ermete Realacci, per valutare l’ecotossicità e la biodegradabilità dei cosmetici.
L’obiettivo del testo presentato è anche quello di dare vita a una filiera virtuosa. In Italia non esiste nessuna forma di certificazione ecologica relativa ai cosmetici che sia gestita e garantita dallo Stato, ma ci sono molte certificazioni “fai da te” adattabili a qualsiasi esigenza e, molto spesso, diverse le une dalle altre. Si crea così una confusione insostenibile da parte dei consumatori. Oltre a questi marchi ecologici, ci sono poi molti marchi senza nessun disciplinare, si tratta di loghi di fantasia che il produttore appone sull’etichetta allo scopo di attirare la clientele “etica”.
3) Una azienda di cosmetici che possa definirsi eco-friendly che aspetti deve curare?
Spesso il marketing di un cosmetico punta tutto sui suoi principi attivi, sia di origine naturale che di sintesi, ma per formulare un prodotto c’è bisogno che altre sostanze veicolino i principi attivi e quasi sempre questi veicoli sono rappresentati da sostanze poco affini alla pelle e anche all’ambiente.
L’INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients) è l’elenco degli ingredienti cosmetici che deve essere per legge, dal 1997 ,obbligatoriamente presente su ogni cosmetico immesso sul mercato. Per capire se un prodotto cosmetico è valido o meno, è importante sapere quali principi attivi abbia e in quale quantità. Tra questi, ce ne sono alcuni che ci piacerebbe non ritrovare più nei cosmetici del terzo millennio.
4) Qualche esempio?
I polietilenglicoli (PEG) che contengono ossido di etilene che può formare diossano, sessori di formaldeide che sono cancerogeni, le ammine (DEA, MEA, TEA, MIPA) , l’EDTA che distrugge gli organismi marini, una volta scaricato nell’acqua. Nonoxynol, poloxamer e nonilfenoli- possono portare ad alterazioni ormonali, il Triclosan è un antibatterico tossico se troppo presente, -trimonium e -dimonium sono non biodegradabili e il BHA è anch’esso un disturbatore endocrino. Inoltre ci sono le nanoparticelle: si discute molto sulla loro penetrabilità nell’organismo proprio attraverso la pelle e sull’impossibilità di seguirne la tracciabilità.
5) Gli utenti come possono fare una scelta consapevole e green tra i tanti cosmetici in vendita?
Non è facile: i cosmetici sono prodotti venduti liberamente, senza prescrizione medica. Se ci si fa guidare dal dermatologo, questi ha il dovere di essere competente in materia. Ma se si sceglie da soli, è davvero come trovarsi in una giungla di prodotti che promettono tante belle cose… e comprendere l’INCI è davvero difficile.
6) Quali sono gli effetti dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento ambientale? E sulla pelle?
Esistono già alcuni studi epidemiologici che correlano la presenza di inquinanti atmosferici con l’insorgenza di patologie cutanee e già risulta che la quasi totalità di questi inquinanti provoca danni alla pelle. I danni che ne risultano possono essere molteplici, dall’invecchiamento a risposte di tipo allergicoinfiammatorio, all’ipercheratinizzazione e allo sviluppo di tumori. Come in tutti gli studi epidemiologici, anche nel caso degli effetti sulla pelle degli inquinanti ambientali si stabilisce una correlazione che però lascia insoddisfatta la domanda sul “come?”. Poco o nulla si sa sui meccanismi cellulari, molecolari e biochimici attraverso i quali gli inquinanti atmosferici inducono danni alla pelle. Poco o nulla si sa sull’eventualità di effetti additivi o sinergici dei singoli inquinanti tra loro.
A tal proposito Skineco promuove lo studio “Effetti degli inquinanti atmosferici sulla pelle e individuazione di targets preventivi e terapeutici in merito” coinvolgendo il CNR di Roma e l’università di Bari-Facoltà di Chimica. Aggiungere conoscenze sul “come?” servirà certamente a convalidare/smentire le correlazioni epidemiologiche e, soprattutto, ad individuare i principali agenti del danno e i suoi meccanismi. Si offrono così strumenti di intervento preventivo, sia ambientale che medico e, in quest’ultimo caso anche strumenti terapeutici mirati.
7) Esistono delle linee guida sulla certificazione eco-dermo-compatibile oggi?
Come Skineco abbiamo la possibilità di conferire un bollino ”Approvato da Skineco” per i prodotti di quelle aziende che cominciano a dare segnali di cambiamento e formulano i loro prodotti tenendo conto delle nostre linee guida, pubblicate anche sul sito.
Da settembre scorso, abbiamo cominciato dei corsi di formazione per far nascere una nuova figura: l’Ecodermatologo, il dermatologo del 3° millennio, che nel consigliare un cosmetico, dovrà avere competenze anche di chimica formulativa. Sono attive anche iniziative dedicate ai consumatori per favorire una facile alfabetizzazione e rendere l’utente capace di scegliere il prodotto migliore per la propria pelle.
Pubblicato da Marta Abbà il 14 Gennaio 2013