Sintomi del Coronavirus e differenze con i sintomi dell’influenza
Tra le domande più ricorrenti che Google registra in questi giorni rientrano quelle relative ai sintomi del Coronavirus COVID-19 e più precisamente alle differenze tra i sintomi del Coronavirus rispetto ai sintomi dell’influenza stagionale.
Nel mio articolo di oggi cercherò di rispondere a queste domande, utilizzando esclusivamente fonti mediche accreditate con relativi link.
Per prima cosa dobbiamo sapere che il “Coronavirus” non è una malattia specifica. I “Coronavirus” sono infatti un’ampia famiglia di virus che possono causare malattie che spaziano dal raffreddore comune a malattie molti più gravi come la MERS (Sindrome respiratoria mediorientale) e la SARS (Sindrome respiratoria acuta grave) di cui è bene sapere alcune informazioni.
Il MERS-CoV è stato identificato per la prima volta in Giordania e in Arabia Saudita nel 2012 come la causa della sindrome respiratoria mediorientale, un’infezione virale che causa gravi sintomi simili all’influenza.
Dall’inizio del 2018 a oggi (marzo 2020) sono stati rilevati 2.200 casi confermati di MERS che hanno portato a 790 decessi.
I sintomi della MERS compaiono in media dopo 5 giorni da quando si è contratta l’infezione (ma possono comparire anche prima o dopo, in un periodo variabile tra 2 e 14 giorni) e consistono in: febbre, dolori muscolari, tosse e brividi da freddo. Il 30% dei pazienti presenta anche disturbi come vomito, diarrea e dolori addominali.
Fino a oggi la maggior parte dei casi di MERS si sono riscontrati in Arabia Saudita e in Medio Oriente. Alcuni pazienti che hanno contratto virus in quelle zone sono poi stati accertati e ricoverati in alcuni stati europei e in Corea del Sud.
L’infezione MERS-CoV è letale per circa un terzo dei pazienti infetti.
Il SARS-CoV è stato identificato per la prima volta in Cina nel 2002 e si è diffuso nel corso del 2003, portando a un’epidemia diffusa in molti stati del mondo tra cui Stati Uniti e Canada.
Dal 2002 al 2004, anno in cui si è segnalato l’ultimo caso, la MERS ha causato oltre 800 decessi, su un totale di oltre 8.000 casi accertati. La percentuale di letalità è stata quindi dell’10%.
I sintomi della SARS sono simili a quelli della MERS e comprendono febbre, mal di testa, brividi e dolori muscolari, seguiti da tosse secca e difficoltà respiratorie.
Il COVID-19, nome scientifico completo e ufficiale SARS-CoV2 (e nome che leggiamo su tutti i giornali “Coronavirus”) è stato identificato per la prima volta alle fine del 2019 in Cina, a Wuhan.
Dal 2019 a oggi (17 marzo 2020) i casi del Coronavirus COVID-19 accertati nel mondo sono oltre 28.000 e sono in rapida crescita.
E’ possibile monitorare la situazione con dati, ripartiti per ogni Stato del mondo e aggiornati più volte al giorno, in questa mappa interattiva a cura del Center for Systems Science and Engineering (CSSE) at Johns Hopkins University (JHU).
Il periodo di incubazione del Coronavirus COVID-19 è ad oggi stimato in un numero di giorni variabili tra 2 e 14 giorni.
I sintomi del Coronavirus COVID-19 sono simili a quelli degli altri Coronavirus precedentemente descritti (MERS e SARS) e sono del tutto simili rispetto ai sintomi della comune influenza:
- febbre
- tosse secca
- mal di gola
- stanchezza diffusa
- difficoltà respiratoria / respiro affannoso
- dolori muscolari
- diarrea
- congestione nasale e naso che cola
Un altro sintomo comune a circa i 2/3 dei casi riscontrati è la perdita di gusto e olfatto: le persone infettate non sentono più il normale sapore dei cibi e non avvertono più gli odori. Questo sintomo è stato individuato dal prof. Hendrik Streeck, virologo di Bonn che sta coordinando le indagini nell’area di Heinsberg, il principale focolaio di COVID-19 in Germania.
In aggiunta, è MOLTO IMPORTANTE sapere che, a differenza di quanto accadeva per la MERS e la SARS, un’elevata percentuale di pazienti contagiati dal COVID-19 NON presenta sintomi ed è quindi definita asintomatica.
I sintomi sopra elencati possono comparire anche singolarmente. Inizialmente sono lievi per poi intensificarsi gradualmente con l’evolversi dell’infezione.
I decessi registrati a seguito dell’infezione del COVID-19 avvengono nella maggioranza dei casi in seguito all’insorgenza di patologie più gravi e in particolare della polmonite interstiziale.
Rispetto alla banale influenza la differenza principale è che i sintomi del Coronavirus COVID-19 si concentrano molto di più sui problemi di tipo respiratorio con tosse secca e sensazione di non riuscire a respirare.
La mortalità finora registrata del Coronavirus COVID-19 è molto più bassa rispetto a quelle di MERS e SARS, ovvero è quantificata in una percentuale variabile tra il 3% e il 6% in base ai casi rilevati in Cina e tra l’1% e il 5% in base ai casi rilevati nel resto del mondo (Fonte e maggiori informazioni in questo articolo: https://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(20)30195-X/fulltext – in lingua inglese )
Il problema (o la buona notizia, a seconda dei punti di vista) legato al calcolo della mortalità del COVID-19 rispetto al calcolo della mortalità di SARS e MERS è che i dati ufficiali non possono considerare i pazienti asintomatici che non vengono registrati negli ospedali e che superano la malattia autonomamente restando a casa.
In base alle stime effettuate dagli esperti dell’OMS negli ultimi giorni il numero di pazienti asintomatici o con sintomi contenuti potrebbe essere ancora più elevato di quanto inizialmente pensato. A questo punto il dato sulla mortalità sarebbe molto più basso rispetto alle percentuali appena indicate.
A questo punto, considerando che la mortalità del Coronavirus COVID-19 è molto più bassa rispetto a quella di altri Coronavirus come MERS e SARS, molti si chiederanno perchè siamo tutti “chiusi in casa”.
La risposta arriva dall’R0 ossia il tasso di trasmissione da una persona infetta verso persone sane.
Nell’istogramma che segue potete vedere il tasso Ro di alcune malattie paragonate tra di loro. Come vedrete la malattia più contagiosa identificata è il morbillo (measles) che ha un R0 pari a 15 che significa che in media ogni persona infettata ne contagia altre 15.
Poi segue la varicella (smallpox) con un R0 di 4,8 poi la SARS con un R0 di 3 e quindi il Coronavirus COVID-19 con un R0 di 2,8.
Come vedete, l’influenza stagionale ha un tasso di contagio pari a meno della metà rispetto a quello del Coronavirus COVID-19.
La seconda importante ragione per cui è importante combattere il Coronavirus COVID-19 con la massima fermezza è dovuta alla necessità di trattare i pazienti che contraggono il virus e che presentano difficoltà respiratorie, spesso conseguenti a polmonite interstiziale, all’interno di appositi reparti di rianimazione, dotati di macchinari e personale medico qualificato in grado di gestire i macchinari e di somministrare cure adeguate ai pazienti.
In mancanza di assistenza e cure adeguate l’insufficienza respiratoria può portare al decesso.
L’unico modo per diminuire il numero di decessi a seguito di un’epidemia di Coronavirus COVID-19, in attesa che la scienza metta a punto un vaccino efficace, è quindi quello di ridurre per quanto possibile il numero di pazienti contagiati che necessitano di un ricovero in rianimazione e quindi di conseguenza, è necessario ridurre il numero di contagiati in valore assoluto.
I posti di terapia intensiva disponibili nei nostri ospedali è infatti limitato e non è semplice crearne di nuovi in poco tempo, considerato la necessità di spazi, infrastrutture, macchinari e personale adeguato.
E’ quindi fondamentale ridurre il numero di contagiati e malati nello stesso “periodo” cercando di distribuire i contagi lungo una curva temporale più dilatata, così che i pazienti guariti liberino posti letto in terapia intensiva per i nuovi contagiati.
Per meglio comprendere questo concetto sottopongo alla vostra attenzione questo grafico che rappresenta sull’asse delle ordinate il numero di casi, sull’asse delle ascisse il tempo trascorso dal primo caso e nelle due curve di colore arancio e azzurro rispettivamente l’andamento a seguito dell’adozione di misure protettive e l’andamento senza misure protettive.
La linea tratteggiata nera rappresenta la capacità massima di gestire pazienti malati in modo adeguato.
Come potete capire risulta fondamentale ritardare e distribuire il picco di casi nel corso del tempo per evitare di eccedere il numero massimo di pazienti gestibili dal sistema sanitario.
Spero così di aver chiarito perché è importante che in questo momento tutti noi restiamo il più possibile nelle nostre case, rinunciando a ogni spostamento non strettamente necessario.
Contemporaneamente è necessario seguire scrupolosamente le seguenti raccomandazioni del Ministero della Salute e dell’OMS al fine di evitare il contagio:
- lavarsi spesso le mani;
- evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute
- evitare abbracci e strette di mano
- mantenimento, nei contatti sociali, di una distanza interpersonale di almeno un metro
- starnutire e/o tossire in un fazzoletto evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie
- evitare di condividere bottiglie e bicchieri
- non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani
- coprirsi bocca e naso se si starnutisce o tossisce
- pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol;
Un altro nostro articolo correlato che potrebbe interessarti è quello su quando finirà il Coronavirus.
Altre fonti che ho utilizzato per scrivere questo articolo, oltre a quelle già citate:
Merck & Co., azienda farmaceutica multinazionale fondata 125 anni fa e leader mondiale nel settore della salute: https://www.msdmanuals.com/it-it/casa/infezioni/virus-respiratori/sindromi-da-coronavirus-e-sindromi-respiratorie-acute-covid-19,-mers,-sars
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/COVID-19
Pubblicato da Matteo Di Felice, Imprenditore e Managing Director di IdeeGreen.it, Istruttore di corsa RunTrainer e Mental Coach CSEN certificato, Istruttore Divulgativo Federazione Scacchi Italiana e appassionato di Sostenibilità, il 17 Marzo 2020