Sicurezza alimentare: definizione e novità
Sembra un concetto semplice, quello della sicurezza alimentare, ma non lo è affatto. Questo è un termine che è sulla bocca di molti, oggi, ma che può significare concetti molto diversi. Oggi “va di moda” parlare di sicurezza alimentare ed è per questo che è giunto il momento di fare un passo indietro e capire di cosa si tratta davvero. Ci sono poi delle novità regolamentari da conoscere e c’è da prendere consapevolezza di come il cambiamento climatico possa influire anche su questi aspetti.
Sicurezza alimentare: definizione
Quando parliamo di sicurezza alimentare vogliamo parlare di cibo, sotto tanti punti di vista. Il più immediato riguarda forse l’igiene: un cibo è sicuro se è “pulito”, se è stato prodotto in condizioni igieniche ottime e se anche gli imballaggi e i magazzini in cui è stato eventualmente conservato, possono essere considerati a posto, anche dal punto di vista microbiologico. Ci sono poi altri aspetti di tipo più sanitario di cui tenere conto per garantire una sicurezza alimentare a tutto tondo per quel che riguarda ciò che ingeriamo, che sia un cibo confezionato o fresco. Anche l’acqua è oggetto di controlli di sicurezza. Tutto per essere certi di preservare la nostra salute.
Alcune indicazioni che troveremo, relative ai requisiti per la sicurezza alimentare, ci potranno sembrare assurdi se abitiamo in un paese sviluppato, ma in alcune aree del pianeta anche le minime norme di igiene possono non essere scontate per via della povertà profonda che vi regna. In quei contesti, mangiare qualcosa di non sicuro può essere molto pericoloso, lo sa bene chi viaggia per piacere o per lavoro in Paesi in via di sviluppo.
Dal punto di vista dei produttori, possiamo trovare degli strumenti per immettere sul mercato un prodotto sicuro dal punto di vista alimentare, ce ne sono di obbligatori e di facoltativi. Il più noto è l’HACCP, introdotto nel 1997 e poi abrogato da uno di tipo comunitario che ne rafforza i contenuti ampliandoli.
Sicurezza alimentare: nuove regole europee
Nei primi mesi del 2019 l’Europarlamento ha approvato nuove regole relative alle procedure di valutazione del rischio per la sicurezza alimentare nella Ue rendendole più rigide. I criteri quindi oggi sono più affidabili, trasparenti e obiettivi, si prevede inoltre la creazione di una banca dati comune europea degli studi commissionati in modo che non restino in giro degli studi fuorvianti realizzati ad hoc per favorire un certo prodotto da parte di un’azienda.
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha il compito di rendere pubblici tutti gli studi presentati e consentirne l’analisi da parte di terzi. Una logica open source molto moderna e che ci garantisce maggiore trasparenza.
Con la stessa legge fresca di approvazione, ci troviamo anche una nuova procedura consultiva che fa in modo di fornire ai richiedenti tutte le indicazioni per presentare la domanda di autorizzazione.
Sicurezza alimentare e cambiamento climatico
Molti si staranno chiedendo cosa centra il clima con l’igiene, ma c’è un nesso. Anno dopo anno lo stiamo capendo: in natura non si ragiona per compartimenti stagni, i disastri ambientali non hanno confini né geografici né di settori. Ci sono tanti vasi comunicanti e spesso ce ne accorgiamo dopo, quando la situazione è difficile da recuperare.
Ci sono però degli studi che possono dimostrare anche ai più scettici come il riscaldamento globale sta impattando sul settore agricolo e quindi anche su ciò che mangiamo. Se ne è occupato anche l’International Panel on Climate Change (IPCC) che mostra come la crescita di questi fenomeni come inondazioni, siccità etc, impatti sull’agricoltura stravolgendo il settore alimentare e quelli che ne sono legati.
Alcuni “capricci” meteorologici possono influire sulla crescita di riso, soia, mais e grano causando problemi di resa e di qualità. Finora è difficile quantificare ma si ha la certezza che i danni ci siano e che l’allerta sulla sicurezza alimentare debba essere tenuta alta. Ad impattare sull’agricoltura sono soprattutto le temperature, più che le precipitazioni anomale. Quando si verificano delle ondate di caldo o di freddo fuori stagione, nelle zone in cui si produce la maggior parte degli alimenti di origine agricola, il problema della sicurezza emerge. Un esempio sono le coltivazioni di soia in Nord America, di grano in Europa e di riso in parte dell’Asia ma i problemi più seri si registrano in sistemi economici già precari che non sono in grado di “reggere l’urto”. Dobbiamo quindi guardare con preoccupazione alle colture di mais in Africa, ad esempio, con rese molto variabili e una popolazione da sfamare con urgenza.
Oltre a contrastare il cambiamento climatico, in questa situazione è importante anche cercare di studiare come modificare le catene di produzione di cibo in modo che si adattino al “nuovo” clima e possano garantire la sicurezza alimentare in ogni regione del mondo.
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Pubblicato da Marta Abbà il 18 Maggio 2019