Second hand economy, se ne parla sempre di più e ogni tanto si utilizza la terminologia inglese, per far sembrare che sia una novità quando novità non è, perché il mercato dell’usato è da anni che esiste e l’idea di cercare di vendere un oggetto che ci appartiene e che non ci serve più, ha già girato il mondo. Se proprio siamo in cerca di una notizia, di una notizia bella, eccola. Sempre più persone sfruttano questa possibilità per guadagnare qualche soldino, ma non solo. Perché ne vogliamo parlare qui? Perché il fatto di dare una seconda possibilità ad un oggetto che può servire a qualcun altro, è un atteggiamento molto green. Si evita di gettare qualcosa nella spazzatura, oltre a risparmiare. E’ una declinazione dell’economia circolare, una delle più diffuse, anche perché unisce un beneficio economico “personale” con un beneficio ambientale più ad ampio raggio.
Second hand economy: il boom
Guardiamo i risultati nazionali, con un po’ di soddisfazione perché sembra che gli italiani si siano innamorati di questa pratica. Dalla quinta edizione dell’Osservatorio Second Hand Economy 2018 condotto da Doxa per Subito, è emerso che la second hand economy ha raggiunto i 23 miliardi di euro pari alle’1,3% dl prodotto interno lordo. La crescita è stata del 28% negli ultimi cinque anni, il valore generato dalle compravendite sui canali on line pesa per il 43%, pari a un valore di 9,8 miliardi di euro. Andiamo a vedere meglio ora le caratteristiche del fenomeno, per capire cosa ci possiamo aspettare in futuro e come poter anche noi dedicarci alla second hand economy con maggiori probabilità di successo.
Second hand economy digitale
Prima di andare a vedere cosa vendono gli italiani e perché, premettiamo subito che il successo attuale della second hand economy, in Italia, ma non solo, è strettamente legata ad un sempre maggior utilizzo dei siti e dei social. Questi strumenti hanno certamente reso più facile per tutti vendere e comprare, è più semplice comunicare, si annullano le distanze e le informazioni viaggiano più velocemente. Con smartphone e tablet, qualche mossa con le dita e si possono sfogliare le offerte. E’ immediato e nella nostra sempre più digitale Italia solo l’usato “digitale” da solo fattura 9,8 miliardi di euro.
Tanto per comprendere meglio le persone coinvolte, il 56% di chi ha acquistato o venduto oggetti usati lo scorso anno, lo ha fatto online, per motivi di velocità e di semplicità. Lo scorso anno questa quota di aggirava attorno al 40%, nei prossimi anni ci aspettiamo che con la continua digitalizzazione in corso, si possa arrivare a percentuali sempre maggiori.
Second hand economy e sostenibilità
La second hand economy ha senza dubbio dei risvolti green e gli italiani se ne sono accorti eccome, infatti la ritengono un atteggiamento sostenibile, uno dei più diffusi dopo la raccolta differenziata, l’acquisto di lampadine a Led e di prodotti a chilometro Zero. Ovvio che la prima ragione che ci spinge a vendere un oggetto usato, o a comprarlo, è il desiderio o il bisogno di risparmiare. Forte è anche la voglia di rivolgersi al mercato dell’usato per stanare degli oggetti interessanti, delle “chicche” vintage, soprattutto se si è dei collezionisti o degli appassionati di vintage. C’è però un 43% di italiani che si dedica alla second hand economy anche per il bene del pianeta, è una percentuale in crescita e che fa ben sperare per il futuro, anche leggendo nel report che il 33% di chi acquista usa l’oggetto e poi lo regala quando non serve più, mentre il 9% lo rivenderà in futuro.
Second hand economy: come guadagnare
Per guadagnare con la second hand economy, è necessario capire quali sono i settori che “tirano” maggiormente, per non realizzare degli annunci di scarso successo che restano on line per mesi e mesi, con noi appesi alla speranza che si faccia avanti prima o poi una persona interessata. La categoria che va alla grande è quella degli oggetti per la casa e per la persona, segue quella dell’elettronica e, subito dopo, quella degli accessori per lo sport e il tempo libero. Ci sono poi dei prodotti che si vendono meglio on line, come i veicoli, oltre all’elettronica, mentre altri sono più difficili da promuovere con il digitale come i vestiti che qualcuno preferisce “toccare con mano”.
A chi possiamo vendere? Anche il target è importante. Ci sono acquirenti di ogni età, per entrambi i sessi ma ciascuno cerca cose diverse, rivolgendosi al mercato dell’usato. I giovani acquistano soprattutto on line e soprattutto tecnologia, la vendono anche perché vogliono modelli sempre nuovi e quello che posseggono diventa presto vecchio ma prezioso per chi vuole acquistarlo a prezzo conveniente. Gli adulti si dividono in va rie categorie. C’è chi colleziona oggetti usati, di pregio, chi compra l’usato perché non si può permettere il nuovo, e chi invece fa una scelta prettamente ambientale, consapevole che oggi meno più che mai è meglio evitare di produrre rifiuti.
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