Il riuso informatico riguarda le pubbliche amministrazioni che, nel caso siano titolari di programmi applicativi, possono darli in uso ad altre amministrazioni dello Sato le quali possono adattarli alle nuove necessità.
Scopo del riuso informatico, di cui si è parlato per la prima volta nella legge 24 novembre del 2000, è la diffusione della cosiddetta società dell’informazione. Da non confondere con il riciclo propriamente detto, anche il riuso informatico si fonda sul principio del ‘non sprecare’.
Di riuso informatico si parlerà diffusamente alla Fiera SMAU a Bari (12-13 febbraio), dove sarà anche assegnato il ‘Premio e-Governement i Campioni del Riuso’. Si tratta di un riconoscimento promosso dal Politecnico di Milano (Osservatorio e-Government) e dagli organizzatori di Smau, la più grande Fiera italiana dell’informatica, con l’obiettivo di favorire la pratica del riuso informatico anche a livello di pubblica amministrazione locale.
Del riuso informatico serve parlarne perché è una cosa seria, oltre che abbastanza complessa nel suo percorso. Infatti non si tratta semplicemente di uno scambio di programmi infornatici tra un ente e l’altro, ma semmai di fare in modo che gli applicativi acquistati dalla PA siano progettati fin dall’inizio nella logica del riuso informatico. E anche di migliorare l’organizzazione della PA attraverso l’integrazione di vari sistemi e piattaforme basati su standard aperti, quindi open source.
Ovviamente a Smau ci sarà anche altro. All’edizione barese della manifestazione sarà rappresentata l’innovazione italiana e non soltanto quella legata alle tecnologie digitali. Ci saranno l’agrifood e le biotecnologie, l’edilizia e le energie rinnovabili. E ancora: turismo, smart city e smart community. Tutti i settori insomma in cui l’innovazione riveste un ruolo fondamentale.