Ci sono certi calcoli che, a farli, si resta sbalorditi. Un caso è quello dei consumi dei piani cottura delle cucine a gas, argomento di risparmio ed efficienza energetica. Fino a poco tempo fa i migliori bruciatori a gas dei piani cottura avevano un’efficienza media del 55% (leggermente superiore agli standard europei EN 30.2.1 che indicano il 52%). Gli ultimi modelli tra i più performanti, come quelli della Serie III di Sabaf, raggiungono il 65 per cento.
E veniamo ai calcoli di cui sopra: stimando un utilizzo medio giornaliero di 20 minuti e la vita media del piano cottura di una cucina a gas in 18,6 anni, il risparmio energetico di un bruciatore altamente performante rispetto a uno di vecchia generazione è di circa 200 metri cubi di gas per abitazione.
Ma i risultati diventano ancora più sorprendenti se si suppone di estendere l’utilizzo per i piani cottura dei bruciatori a gas più performanti in tutta Europa. In questo caso si potrebbero risparmiare oltre 2,2 miliardi di m3 di gas, una quantità che equivalente al consumo mensile di tutte le centrali termoelettriche italiane messe insieme.
Il confronto in cucina con i piani cottura elettrici non lascia spazio a dubbi. Nel raffronto, la prima cosa da considerare è che in molti paesi europei, e soprattutto in Italia, gran parte dell’elettricità è prodotta in centrali termoelettriche che bruciano combustibili fossili, con rendimenti medi del 35 per cento.
I piani di cottura elettrici sprecano gran parte dell’energia primaria, utilizzandone al massimo il 25% con i piani ad induzione più efficienti (ma anche sotto il 20% con i piani elettrici dotati delle tradizionali resistenze), contro il 65% utilizzato dai bruciatori Sabaf Serie III. Utilizzando piani cottura a gas si potrebbero risparmiare in Europa i 2/3 dell’energia primaria ed evitare emissioni per milioni di tonnellate di CO₂.
Il passaggio dai piani cottura a gas di vecchia generazione a quelli ad alta efficienza è paragonabile al passaggio dai rubinetti in ottone a quelli di nuova generazione in alluminio, che, sulla base di una produzione di 25 milioni di pezzi l’anno permettono di ridurre di circa 2.000 tonnellate l’anidride carbonica immessa in atmosfera (fattore di conversione 575g/kWh fonte ENEL).