Il cloud computing non fa risparmiare energia
Quello che finalmente si è capito del cloud computing è che questo sistema non fa risparmiare energia a partire da ciò che lo abilita: le connessioni wireless. Fatti salvi gli altri vantaggi della ‘nuvola’, lo spreco di energia delle reti Internet senza fili usate per accedere ai servizi cloud da network cellulari è fino a 10 volte superiore rispetto a quello dei comuni data center.
A mettere nero su bianco con numeri alla mano quello che era già più di un sospetto è una ricerca del Centre for Energy-Efficient Telecommunications (CEET) dell’Università di Melbourne: secondo i ricercatori lo spreco di energia imputabile ai data center è il 9% del totale, mentre il restante 91% dipende dalle reti wireless 3G e 4G usate per accedere ai sistemi di cloud computing.
Assoluzione per il data center dal reato di spreco di energia? Non del tutto magari e guardia sempre alta su dispersioni di calore e raffreddamento delle sale CED, anche se in prospettiva per risparmiare energia bisognerà intervenire sul boom di connettività wireless (e in particolare la produzione di calore dei dispositivi mobili) legata alla diffusione del cloud. Accettando che il vero problema non è tanto lai velocità di upload/download quanto piuttosto il consumo di energia.
Secondo le stime del Centre for Energy-Efficient Telecommunications, la diffusione del cloud computing non farà risparmiare energia perché farà balzare il consumo di energia elettrica delle reti wireless dai 9, 2 TWh calcolati nel 2009 fino ai 43 TWh previsti nel 2015 (parliamo della quantità di energia elettrica prodotta in Italia in tutto il 2012). Tradotto in emissioni di CO₂, sarà come mettere in strada 5 milioni di nuove automobili (non elettriche ovviamente).
Individuare con certezza nelle connessioni wireless che abilitano il cloud computing un responsabile importante dello spreco energetico è un bel passo avanti, ma qual è allora la soluzione per risparmiare energia? La più ovvia, rinunciare a Internet senza fili, è anche la meno praticabile. Ne rimane una soltanto: migliorare l’efficienza energetica delle infrastrutture tecnologiche.
Pubblicato da Michele Ciceri il 2 Maggio 2013