Il rischio climatico per il Marocco e la centrale solare di Ouarzazate

Il Marocco è un paese che risulta molto più vicino a noi di quanto si possa pensare. Situato nell’Africa settentrionale spesso viene nominato come Maghreb (Occidente) anche se oggi con questo riferimento si includono non solo il Marocco, ma anche Algeria, Tunisia, Libia e Mauritania.

Durante la “primavera araba” il Marocco non ha subito violenti scossoni come avvenuto invece in Libia, in Algeria e in altri paesi del bacino mediterraneo. Questo sicuramente è dovuto a una politica moderata e una grande stima della popolazione nella monarchia, che viene però esercitata nell’ambito di una democrazia costituzionale.

Dal punto di vista climatico ed energetico, Il Marocco può essere considerato tra i più ambiziosi paesi nordafricani, dovendo affrontare imponenti problemi di sicurezza energetica e cambiamento climatico, con una popolazione giovane e in crescita.

Non avendo proprie fonti energetiche convenzionali significative, il Marocco è il maggiore importatore di energia in Nord Africa, con un tasso di dipendenza da combustibili fossili intorno al 92%. Per sopperire a questo problema e mettere in atto una strategia energetica eco-sostenibile, in linea con quanto definito nel corso delle varie conferenze annuali sul cambiamento climatico, il Marocco, a Ouarzazate ha costruito Noor, la centrale solare più grande del mondo. Ma nonostante l’incredibile grandezza di questo impianto è il caso di dire: “non è tutto oro quello che luccica”!

I miei viaggi in Marocco

Ho potuto visitare questo paese due volte di cui la seconda volta durante la COP22.

Un evento fondamentale nella lotta al cambiamento climatico, tenutosi tra il 7-18 Novembre 2016 in Marocco. La 22esima edizione della conferenza annuale sul cambiamento climatico, o, più brevemente, Cop22, prevista dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), portava con sé il peso di un incarico fondamentale: cominciare a mettere in pratica quello che è stato deciso lo scorso dicembre con l’accordo di Parigi sul clima, noto anche come Cop21.

Il fatto che il vertice internazionale sia stato organizzato in Marocco dimostra la volontà di voler dar voce ai paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici, come espresso dal Presidente della COP22 Salaheddine Mezouar durante la conferenza stampa di New York sulla preparazione della conferenza, il 23 settembre 2016: “Questa è la conferma dell’impegno di Marrakech. Questa dichiarazione è un punto di non ritorno, un passo avanti e deciso nell’era dell’azione, per lo sviluppo sostenibile. Un momento che è valso la pena celebrare. Questa conferenza sul clima ha raggiunto gli obiettivi, andando anche oltre le aspettative“.

In questo clima ricco di speranza e voglia di cambiamento, ho iniziato il mio viaggio.

Ho viaggiato dal nord fino estremo sud, alle porte di Sahara e ho potuto vedere tutte le sfaccettature di questo bellissimo paese. Dal punto di vista geografico il paese si estende lungo la sponda ovest dell’Oceano Pacifico confinando con Algeria e Mauritania. Le catene montuose del Rif e dell’Atlante “tagliano” il paese in due e questo determina la varietà delle zone climatiche in tutto il paese. Questo è anche un motivo di diversità dello status economico di varie popolazioni che compongono il paese: ho visto personalmente tanta disuguaglianza economica, da un lato macchine lussuose, dall’altra parte carretti trainati da muli.

Il Marocco è popolato principalmente da due gruppi etnici: i berberi (popolazioni autoctone) e gli arabi. La popolazione è molto cordiale e ospitale e questo riflette sicuramente le difficili condizioni di vita nelle varie zone di Marocco, dove l’uomo deve adattarsi alle condizioni climatiche delle volte molto estreme.

alberto starosta
Foto: Alberto Starosta –  Autoscatto nel deserto del Marocco a Merzouga, in occasione del mio primo viaggio in Marocco

Il Rischio climatico per il Marocco

Il clima, come accennavo prima non è per niente uniforme, oceanico, nella parte nord ovest, mediterraneo, nella parte nord est, montano nella parte centrale e desertico, in un’area molto ampia del paese. A questo riguardo bisogna anche aggiungere il fatto che il Marocco dal 1975 rivendica unilateralmente la parte nord del Sahara Occidentale. Per la sua morfologia e per la sua posizione, una parte consistente del paese risulta arida e a causa dei cambiamenti climatici l’estensione di questa parte si sta notevolmente allargando, come dimostrano diversi studi.

Il 60% della popolazione di Marocco è insediata lungo le coste, ma per migliaia di anni le popolazioni berbere hanno sviluppato un ottimo adattamento al clima caldo e secco. Questo equilibrio però viene minacciato da prolungati periodi di siccità che causano l’abbandono delle zone, che prima erano alimentate da varie oasi sparse lungo le antiche rotte delle carovane che attraversavano Sahara.

Altro aspetto che sta minacciando il paese è la salinizzazione delle coste e la scomparsa delle nevi perenni lungo la catena montuosa dell’Atlante con la conseguenza di mettere a rischio una delle fonti principali di approvvigionamento idrico di un ampio territorio.

Il Report di Rischio Climatico per il Marocco mette in evidenza seguenti criticità dovute al cambiamento climatico:

  • Agricoltura: riduzione delle colture pluviali, stagione di crescita abbreviata, aumento della domanda di irrigazione
  • Acqua: degrado della qualità dell’acqua, ridotto approvvigionamento di risorse di acqua dolce, maggiore dipendenza dalle acque sotterranee
  • Zone Costiere: erosione costiera e inondazioni, danni alle infrastrutture, aumento del rischio per lo sviluppo turistico
  • Pesca: produttività ridotta, migrazione di specie verso acque più fredde, perdita/degrado dell’habitat
  • Ecosistemi: ridotta rigenerazione delle foreste autoctone, perdita e/o migrazione di specie uniche, prosciugamento/degrado di zone umide e oasi
Il deserto a Merzouga
Il deserto a Merzouga – Foto: Alberto Starosta

Per via della sua posizione geografica il Marocco è un paese fortemente influenzato dai cambiamenti climatici (desertificazione, tempeste costiere ed erosione, inondazioni e riduzione delle risorse idriche) e la sua vulnerabilità aumenterà in futuro. Gli effetti combinati del più recente binomio lockdown-siccità sono ampiamente testimoniati dalla contrazione della produzione dei cereali, in calo del 57% rispetto a un’annata media prevista nel Piano Verde, mentre il quadro macroeconomico è effettivamente deteriorato rispetto all’anno precedente.

Il settore agricolo quest’anno dovrebbe diminuire del 5,3%. Secondo le stime del Ministro dell’economia, ogni giorno di lockdown si rischia di perdere 10 mila posti di lavoro e si prevede la crescita del tasso di disoccupazione a livelli record del 13%, contro il 9,2% registrato l’anno scorso.

Ciò detto è bene sottolineare che il governo Marocchino si impegna in maniera costante sia nelle politiche legate alla decarbonizzazione del paese, sia riguardo la mitigazione dei cambiamenti climatici grazie anche al sostegno economico da parte della Banca Mondiale, Commissione Europea e vari investitori privati.

Il paese è un vero e proprio front-runner nell’ambito climatico con obiettivi ambiziosi ma sostenuti da azioni concrete: ottenere 52% di fabbisogno energetico da fonti rinnovabili entro 2030 e attualmente mantiene in pieno (in alcuni casi anche superando) questo obiettivo. Infatti, le politiche pubbliche marocchine per combattere il cambiamento climatico vengono ora utilizzate come modello per il continente africano. Lo dice il sito d’informazione online “La tribune Afrique”, facendo riferimento al rapporto del 2019 sul Climate Performance Index (CPI), che classifica il Marocco come il secondo paese più performante.

Il governo marocchino ha appena visto ricompensati i suoi sforzi nella lotta contro il cambiamento climatico, sottolinea il sito d’informazione in un articolo dal titolo: “Lotta contro il cambiamento climatico: il Marocco tra i cinque paesi più impegnati al mondo”. Questa classifica è giustificata dagli sforzi compiuti negli ultimi cinque anni per aumentare la quota di energie rinnovabili e sviluppare nuove capacità energetiche rinnovabili.

La centrale solare di Ouarzazate: il più grande impianto del mondo

L’impegno del Marocco sul fronte climatico ha fatto si che una delle meraviglie tecnologiche per le fonti rinnovabili è stata costruita vicino la città Ouarzazate (famosa per la sua storia e per i suoi studi cinematografici): si tratta del “Noor Ouarzazate Solar Complex” ed è la centrale solare più grande del mondo, il primo impianto del pianeta a concentrazione ibrida, in parte fotovoltaica e in parte a concentrazione solare.

L’idea ha un’origine antichissima e prende ispirazione dagli specchi usati da Archimede per incendiare la flotta nemica davanti a Siracusa. Oltre a essere un’ottima idea dal punto di vista progettuale, si può in parte ricondurre alla religione islamica: nel Corano si trova per esempio l’obbligo di Hima, ovvero di istituire riserve naturali.

Attorno alla torre sono presenti 7400 superfici riflettenti, piazzate su piattaforme alte dieci metri, ognuna grande come un campo da tennis, in grado di inclinarsi per dirigere i raggi del sole con la giusta angolazione. Il campo solare si estende per 550 ettari e complessivamente è addirittura grande tanto quanto Rabat, la capitale marocchina. Qual è l’obiettivo del Marocco? Dimezzare il costo dell’energia per kWh e in futuro ridurlo a meno di 1/4. Oggi infatti il Regno paga ben 30 centesimi/kWh (kilowattora) per il suo fabbisogno energetico, mentre stringendo accordi con la società che gestisce l’impianto lo pagherà 15 centesimi. Successivamente, quando la centrale entrerà a pieno regime il costo previsto dovrebbe scendere a 7 centesimi/kWh. Lo scopo è trasformare il Marocco in un paese indipendente dai combustibili fossili e in uno dei più grandi esportatori di energie rinnovabili, le quali saranno vendute attraverso lo stretto di Gibilterra dal porto di Tangeri.

centrale solare noor
Noor Ouarzazate Solar Complex. Foto: ecohz.com

Non è tutto oro quello che luccica

Il quadro delineato seppur simbolo di un cambiamento nella giusta direzione, nasconde alcuni fattori negativi: molti studiosi hanno definito il progetto una forma di “green grabbing” sia della terra che dell’acqua. Hamza Hamouchene definisce il Green grabbing citando (Fairhead 2012) come “l’appropriazione di terra e risorse per fini prettamente ambientali. Implica il trasferimento della proprietà, dei diritti d’uso e del controllo sulle risorse che una volta erano di proprietà pubblica o privata – o nemmeno soggette a proprietà – dai poveri nelle mani dei potenti”. Questo è stato facilitato dall’etichettatura delle terre del sud rurale come “marginali” e “sottoutilizzate” e quindi disponibili per gli investimenti (1 dirham/mq, invece dei soliti 10-12 dirham/mq). Un abitante locale ha esclamato: “il progetto di cui si parla è come un deserto che non viene utilizzato, ma per la gente di qui non è un deserto, è terreno per pascoli. È la loro terra e il loro futuro è nella terra. Quando prendete la mia terra, prendete il mio ossigeno“. Il denaro ricavato dalla vendita della terra veniva depositato su un conto del Ministero dell’Interno Marocchino e il denaro serviva a finanziare progetti di sviluppo per tutta l’area. In altre parole, si trattava di un trasferimento di fondi da un’agenzia governativa a un’altra.

Inoltre, la tecnologia scelta per l’impianto solare è l’energia solare termica concentrata. A causa della sua continua necessità di raffreddamento è stata spesso criticata per il suo ampio uso di acqua in contrapposizione al fotovoltaico. L’impianto sta già utilizzando l’acqua di una diga vicina chiamata Al Mansour Addahabi.

Ovviamente il paese sfrutta anche altre risorse rinnovabili come energia idroelettrica e la porzione molto importante deriva dai parchi eolici di qui più grandi sono Taza e Midelt. La costruzione dei parchi eolici attira diversi investitori soprattutto le compagnie europee.

Questo paese così affascinante con la sua cultura orientale, pieno di paesaggi mozzafiato, con la sua popolazione semplice, meta del turismo da tutto il mondo, naturale set cinematografico per famosi film e molto fragile per quanto riguarda impatto dei cambiamenti climatici, da questo punto di vista potrebbe quindi mettere a rischio l’esistenza di popolazioni antichissime che desiderano conservare la loro cultura e tradizione. Molti di questi pericoli ci accomunano dato che il nostro paese subisce in modo diretto l’anticiclone africano che ha le sue origini proprio nel bacino dell’Africa, di cui fa parte anche il Marocco, e nella “porta naturale” del Mar Mediterraneo che ogni anno subisce un impressionante incremento termico.

di Alberto Starosta con il contributo di Stefano Cisternino

Fonti:

https://www.masen.ma/

https://www.climatelinks.org/resources/climate-risk-profile-morocco

https://www.afrik21.africa/en/morocco-ranked-second-worldwide-in-climate-change-control/

https://www.adaptation-undp.org/explore/arab-states/morocco

https://www.aljazeera.com/news/2021/11/10/morocco-leads-the-fight-against-climate-change-in-the-middle-east

https://www.carbonbrief.org/cop23-key-outcomes-agreed-un-climate-talks-bonn

https://www.youtube.com/watch?v=w1tPNmTwSKI

https://ejatlas.org/conflict/noor-solar-power-complex-ouarzazate