La seconda vita degli pneumatici, che diventano asfalto, pavimenti, insonorizzante per case o ricopertura di segnali stradali. A raccontarlo è Ecopneus, la società senza scopo di lucro per il rintracciamento, la raccolta, il trattamento e la destinazione finale dei Pneumatici Fuori Uso (PFU) che ha firmato con il Ministero un accordo importante. Ne parliamo con Giovanni Corbetta, direttore generale di Ecopneus.
1) In ambito di riciclo pneumatici, a cosa porta l’accordo firmato con il Ministero?
L’accordo firmato con il Ministero dell’Ambiente prevede la definizione di un sistema specifico di misurazione, riduzione e neutralizzazione dell’impronta di carbonio, la cosiddetta “Carbon Footprint”, per i manufatti realizzati con gomma derivante dal riciclo e dal recupero degli Pneumatici Fuori Uso (PFU). Verranno in pratica analizzate le diverse fasi del ciclo di vita di alcuni prodotti e studiate le possibili misure da attuare per ridurre, fino a neutralizzarle, le emissioni di gas serra nel loro ciclo di vita.
2) Quante realtà saranno coinvolte e di che tipo di realtà si tratta?
L’accordo volontario, della durata di dodici mesi, ha come obiettivo primario quello di fissare una metodologia di calcolo dell’impronta di carbonio applicabile a tutto l’intero settore relativo alla produzione di manufatti con gomma da riciclo di PFU. Ecopneus, essendo una società di gestione senza scopo di lucro, si sta facendo portavoce di tutte le aziende della filiera che realizzano in prima persona prodotti e manufatti con gomma da PFU.
3) Lo sviluppo del riciclo pneumatici quali benefici può fornire al Paese?
L’utilizzo di materie prime seconde recuperate dal trattamento dei PFU in prodotti destinati a diversi settori industriali potrebbe essere il volano per lo sviluppo di un mercato “green” in Italia che utilizzi al meglio le materie provenienti da processi di recupero e riciclo a beneficio dell’ambiente, dell’economia e di tutta la collettività. Da sempre noi siamo impegnati in numerose attività di ricerca e di sperimentazione per la massima valorizzazione dei PFU e per creare le condizioni idonee allo sviluppo in Italia di un moderno comparto industriale del riciclo di questi materiali.
4) Cosa può diventare, il materiale ricavato dalla lavorazione del PFU?
La gomma dei pneumatici arrivati a fine vita, una volta ridotta in granuli e polverini di dimensioni anche inferiori il millimetro, possono essere utilizzati in tantissime vantaggiose applicazioni. Ad esempio può essere aggiunta agli asfalti per realizzare strade più silenziose e che durano di più, o per fare dei pavimenti anti-trauma per i parchi giochi dei bambini, o come intaso dei campi da calcio in erba sintetica. Può diventare materiale insonorizzante per le nostre case o rivestire la segnaletica stradale. Ci sono tanti settori in cui utilizzare questo materiale, dall’edilizia all’ingegneria, all’arredo stradale e allo sport.
5) Quali sono i prodotti più facilmente ottenibili dal riciclo pneumatici? I meno costosi? I più innovativi?
Un parametro per valutare il grado di innovazione di una applicazione potrebbe essere quello di vedere quanto riesce a valorizzare le proprietà intrinseche della gomma. La gomma di cui è costituito un pneumatico è un materiale altamente tecnico dalle prestazioni eccezionali; deve infatti garantire la tenuta delle nostre auto, moto e camion, anche alle alte velocità per tutta la sua vita utile. In alcuni casi, queste particolari caratteristiche chimico-fisiche permettono di ottenere un manufatto o un prodotto notevolmente migliorato grazie all’aggiunta di questa particolare gomma, che inoltre costa meno rispetto la gomma vergine.
6) C’è altro allo studio, in Italia o all’estero per il riciclo pneumatici?
I principali campi di ricerca, in Italia come all’estero, riguardano soprattutto le tecnologie per il trattamento e il recupero. Attualmente la tecnologia più diffusa per lavorare il PFU fino ad ottenerne granulo e polverino (anche perché è un processo che avviene a temperatura ambiente) è la triturazione meccanica ma, accanto a questa, sono in fase di studio sia tecnologie che possono disgregare i Pneumatici Fuori Uso grazie a getti d’acqua ad altissima pressione sia tecnologie che, attraverso processi termici, chimici o a ultrasuoni, devulcanizzano la gomma ottenendo componenti chimiche da poter reintegrare nel ciclo di produzione.
7) Quali sono ad oggi in Italia le leggi che regolano il materiale da voi trattato?
Il DM n. 82/2011, attuativo dell’art. 228 del D.Lgs. 152/2006, definisce le modalità operative e gestionali del nuovo sistema di gestione dei Pneumatici Fuori Uso, di cui Ecopneus è solo uno dei responsabili. L’intero sistema è partito a settembre 2011, quindi è relativamente “giovane”, ma Ecopneus è stata attiva nelle sedi istituzionali da ben prima, e lo è tuttora, per offrire la propria esperienza e il suo know how per contribuire, per quanto le è possibile, alla definizione di dettagli normativi, operativi e gestionali necessari al miglior funzionamento possibile dell’intero sistema.