Regioni italiane, ecologiche per virtù o per crisi?

L’ultima indagine del carbon trading ha rilevato una riduzione delle emissioni di gas a serra. Le ragioni sono diverse e non tutte vertono sulle politiche di sostenibilità. Si parla di delocalizzazione, di crisi e di una burocrazia italiana impossibile da gestire, soprattutto in ambito della green economy.

L’indagine annuale di EcoWay, società di consulenza attiva nell’ambito del carbon trading, ha evidenziato dei dati positivi circa l’andamento delle emissioni di gas serra dell’Italia. Secondo tali studi, gli impianti industriali collocati in Toscana hanno prodotto una percentuale minore di anidride carbonica rispettando in pieno i limiti imposti dall’Unione Europea.

Secondo il rapporto EcoWay, alcune regioni come il Veneto, il Piemonte, la Lombardia e il Trentino, sono particolarmente virtuose nel rispettare i limiti di emissione di gas serra fissati da Bruxelles ma i motivi non sembrano essere legate alle politiche di ecosostenibilità.

Le notizie contenute nei rapporti EcoWay sono positive ma potrebbero nascondere dati allarmanti. Il virtuosismo di queste regioni, soprattutto quando si parla delle più industrializzate, si accompagna a un forte calo della produzione industriale e quindi, secondo l’europarlamentare Oreste Rossi, si celerebbe «una forte spinta alla delocalizzazione».

Quello della delocalizzazione è un fenomeno rischioso per ogni Regione e per l’intera Nazione. Le aziende, piuttosto che operare in Italia, potrebbero preferire di dislocale le proprie attività produttive in altre regioni o Stati. Le funzioni produttive delle aziende italiane potrebbero essere totalmente delocalizzate in luoghi ritenutti più “convenienti”.

A incidere fortemente su questo fenomeno, secondo l’onorevole Oreste Rossi, è proprio la burocrazia italiana, queste le parole riportate in una nota: «In Italia uno dei principali oneri per le imprese è proprio il costo elevato della burocrazia, che costringe spesso le nostre aziende a delocalizzare».

Ridurre le emissioni di CO2, certo, ma non a discapito della produzione. Crisi, burocrazia pesante e penali stanno mettendo alle corde le industrie italiane. Penali da pagare perché le aziende che non rispettano i limiti di emissioni previsti vengono multate con 100 euro per ogni tonnellata di CO2 non coperta.

«Se vogliamo evitare che il nostro sistema industriale collassi – ha concluso Rossi – non dobbiamo appoggiare la folle politica ambientale dell’Ue che vorrebbe ridurre le emissioni del 30% entro il 2020 e addirittura dell’85% entro il 2050».

a cura di Anna De Simone

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