Record di incendi: uno al giorno da inizio anno
Gli effetti di caldo e siccità iniziano a farsi sentire con una tra le peggiori conseguenze per la natura. Da inizio 2019 nel nostro Paese è divampato un incendio al giorno. In totale si sono verificati ben 87 roghi con 2426 ettari bruciati, contro gli appena 4 roghi e i 26 ettari dello stesso periodo del 2018.
A lanciare l’allarme è la Coldiretti sulla base di dati EFFIS (European Forest Fire Information System). La Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti ha acceso i riflettori sul drammatico record in occasione del recente incendio che ha devastato le alture di Cogoleto, nel ponente di Genova, e dell’inferno di fuoco che ha interessato il Parco naturale del Sacro Monte di Belmonte, nel Torinese.
L’inatteso numero di incendi si deve a una serie di eventi concatenati. Come spiega Coldiretti, i roghi che si sono sviluppati nelle ultime settimane sono stati favoriti dal vento e dall’ambiente secco in un mese di marzo dai tratti climatici anomali. Le temperature massime e minime registrate in Liguria, per esempio, sono risultate di circa tre gradi superiori alla media stagionale. Ma a pesare è stata anche la mancanza di precipitazioni con la caduta al nord del 50% di pioggia in meno nel corso dell’inverno.
Oltre ai chiari danni ambientali, le conseguenze degli incendi si faranno sentire in diversi altri fronti. Come spiega la Coldiretti, per ricostituire i boschi andati in fiamme saranno necessari almeno quindici anni con impatti sull’economia, sul lavoro e sul turismo. Nelle foreste colpite saranno impedite tutte le attività umane tradizionali come la raccolta dei tartufi, della legna e dei frutti di bosco, nonché quella dei funghi, hobby che coinvolge decine di migliaia di appassionati.
Il ruolo dei cambiamenti climatici negli incendi
Appare ormai evidente come il caldo protratto e le condizioni climatiche anomale influenzino negativamente l’andamento degli incendi, aumentandone il numero e la vastità. A fare il punto della situazione sono numerosi studi condotti a livello internazionale.
Nei prossimi decenni si prevede che il rischio di incendi boschivi nell’area mediterranea possa aumentare a causa di condizioni climatiche più aride. Lo sostiene una ricerca pubblicata nel luglio 2017 sulla rivista Scientific Reports. Per realizzare lo studio, un team composto dall’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR e dalle Università di Barcellona, di Lisbona e della California a Irvine, ha sviluppato modelli matematici capaci di prevedere pericolosità ed estensione degli incendi boschivi.
Si tratta di simulazioni che, attraverso specifiche analisi dei dati, consentono di determinare relazioni empiriche ma quantitative tra le variazioni delle condizioni di siccità e le aree bruciate. Nonostante la maggior parte degli incendi sia innescata da attività umane, dolose e non, le condizioni climatiche influenzano la propagazione e quindi l’estensione dei focolai.
Dai risultati dello studio è emerso che gli incendi aumenteranno proporzionalmente al crescere delle temperature e della siccità, variando da un +40 percento a un +100 percento entro il 2099. Con un aumento di 3° centigradi, è stato previsto il raddoppio delle aree devastate.
Paradossalmente le zone che risultano a maggior rischio sono quelle più settentrionali dell’Europa mediterranea, come Italia del Nord, la Catalogna e la Francia. In queste aree geografiche, infatti, gli ecosistemi si sono adattati meno nei secoli passati alla progressiva siccità che il bacino mediterraneo sta sperimentando.
Gli altri effetti dei cambiamenti climatici
Non solo incendi. Dai mutamenti climatici attualmente in corso derivano e deriveranno tutta una serie di conseguenze estreme, rimarcate da numerosi enti di ricerca e organizzazioni internazionali, attraverso una serie di allarmi ribaditi alle Istituzioni.
Dalle ondate di calore allo scioglimento dei ghiacci, dall’aumento della concentrazione di gas serra ai rischi per la stessa salute umana. Non si possono dormire sonni tranquilli, insomma, e come ricorda la giovane e coraggiosa Greta Thunberg, “non possiamo risolvere una crisi se non la trattiamo come tale”. Il tempo stringe. La necessità di un cambio di rotta decisivo, fondato su strategie condivise a livello globale appare sempre più urgente. O adesso o mai più. Ne vale la salvezza del pianeta.
Pubblicato da Evelyn Baleani il 31 Marzo 2019