Rapporto cane-bambino: i consigli di Angelo Vaira
Un bambino e un cane. Un’immagine che ispira subito tenerezza e protezione, fiducia e serenità. Eppure il rapporto cane – bambino è complesso e per niente scontato. Spesso si commettono errori per scarsa conoscenza o per superficialità e i risultati possono essere anche gravi. E quindi qual è il modo migliore per favorire l’ingresso in famiglia di un compagno di vita peloso? Quali gli sbagli più comuni? Esistono razze di cani “pericolose”?
A rispondere a queste domande e ad altre ancora Angelo Vaira, uno dei personaggi più influenti della cinofilia italiana degli ultimi quindici anni. Nato a Bari nel 1975, fondatore dell’approccio Cognitivo-Relazionale e della Scuola Cognitivo-Zoonatropologica di Pet Training, Angelo Vaira è coach della relazione col cane, scrittore, formatore e personalità mediatica.
Fa bene ai bambini vivere con un cane?
Fa benissimo: dal punto di vista fisico, perché sviluppano un sistema immunitario più forte e hanno meno probabilità di contrarre allergie quando saranno adulti e in generale perché sembra funzioni meglio tutto l’apparato fisico. L’altro risvolto è quello psicologico, perché il relazionarsi a un mondo che è un po’ più lontano di quello degli esseri umani ma con emotività e cognizioni complesse e articolate, che ti accetta incondizionatamente come quello canino, pone in essere una palestra di vita particolarmente idonea alla crescita di un bambino.
Bambino che poi sviluppa una migliore intelligenza emotiva. È stata fatta una ricerca negli Stati Uniti sugli studenti universitari che avevano vissuto con cani e gatti in casa ed è risultato che hanno un’intelligenza sociale più spiccata rispetto ai coetanei che non hanno avuto la stessa esperienza.
Qual è il modo migliore per introdurre un animale in casa e quali gli errori più frequenti nel rapporto cane-bambino?
Il modo migliore è insegnare il prima possibile al bambino a invitare l’animale a fare qualcosa piuttosto che andare da lui e toccarlo in modo invadente. L’errore più comune, principalmente commesso dai papà, è quello di ritenere che il cane non debba permettersi di dire no al figlio e che il bambino possa fare tutto.
I “piccoli di uomo” sono invece alla ricerca di confini, si vede anche nel rapporto con gli adulti: se noi siamo troppo permissivi, troppo “morbidi” poi arrivano a darci calci negli stinchi, metaforicamente e anche materialmente! Con i cani è la stessa cosa, per cui se un papà va dal cane e lo rimprovera perché non vuole fare qualsiasi cosa col bambino, come farsi mettere le mani in faccia, tirare la coda eccetera, poi insegnerà a suo figlio ad abusare, a usare violenza. Il figlio poi non si interrogherà su come l’altro si sente, indeboliremo le sue capacità empatiche. Importante che al bimbo gli si dica: “Vedi, adesso Bobby non ha voglia, non è il momento” oppure “Vedi, gli hai tirato la coda e si è arrabbiato”. Avvisarlo, insomma, che se continua così prima o poi scapperà il morso, quindi anche per una questione di sicurezza, ma soprattutto perché il minore capisca e si interroghi sul cosa stia pensando in quel momento il suo amico peloso, come si sente, quali sono le sue intenzioni.
La regola base è: invita il cane, aspetta che sia lui a venire da te. Metti che ci sia un cane timido o anziano: l’educazione è capire che Lucky è vecchietto e fa fatica ad alzarsi. Da questi interrogativi poi nasce un rapporto cane-bambino che fa crescere.
Qualche volta le cronache riportano di bambini morsi o addirittura uccisi dai cani. Perché accade?
Normalmente ha sempre la stessa formula: non è un cane che vive in casa. Il bambino e l’animale non hanno passato del tempo a conoscersi, a capire le microespressioni, le invasioni di spazi. Di solito è il cane dello zio o del vicino, un animale che vive in giardino, che non ha stabilito con il minore quella intesa, familiarità e intimità che poi consente al bambino di fare delle cose con lui. Un cane che vive in un box e un bambino non sorvegliato: ecco una combinazione a volte fatale.
Ricordarsi sempre le tre S: supervisione, supervisione, supervisione. Mai, mai lasciare un bambino solo con un cane: questo per il minore ma più spesso per l’animale. Però, a proposito di notizie che hanno come protagonisti cani e umani, troppe volte i media contravvengono alla deontologia per provocare shock, come nel recente caso dell’educatore cinofilo morto per un malore invece che per i morsi del bull terrier. Questo crea un danno molto forte, perché nella mente delle persone rimarrà l’idea che questo ragazzo sia stato sbranato dal bull terrier. Che invece è una razza sì da visionare di più, ma resta sempre un cane splendido, da adottare.
A questo proposito, ci sono razze sconsigliate e viceversa adatte alla convivenza con minori?
Sì, ci sono razze con le quali si possono verificare problemi o che hanno bisogno di una supervisione in più, come il pastore tedesco e gli incroci pitbull (non molossoidi come mastino napoletano o bull mastiff). Il perché è facile da comprendere: in ogni razza la tendenza comportamentale è spiccatamente diversa. Un pointer tenderà a puntare la preda, un border collie non lo farà mai.
Queste tendenze esistono in tutte le razze che sono state selezionate per scopi diversi. Se riproduco un cane per fare combattimenti o per fare la guardia è chiaro che avrà quella tendenza. È raro che a mordere un bambino sia un setter mentre il pastore tedesco è fra le razze che più probabilmente di altre attaccano gli stessi proprietari, perché nella loro genetica l’aggressione è tra le caratteristiche peculiari.
Questo non vuol dire assolutamente, vorrei fosse chiaro, che un pitbull o un pastore tedesco non possano convivere con i bambini: ci sono tantissimi esempi che dimostrano il contrario, significa che da parte dei proprietari di questi cani ci vuole molta più attenzione. E comunque, secondo il mio parere, per adottare determinati tipi di razze bisognerebbe prima istituire per legge dei corsi con educatori cinofili. Viceversa, tra le razze assolutamente consigliate per la convivenza con minori ci sono i retriver, i setter, i cavalier king, i jack russel che hanno tanta energia ma una soglia di tolleranza molto alta.
Adozione: meticcio o di razza?
La prima scelta è il canile perché, sulla base dell’empatia, se voglio far crescere bene mio figlio, gli sto insegnando una cosa molto importante, cioè la vita altrui ha un valore. Domandarsi se vogliamo regalare una vita così bella a qualcun altro è già un grosso insegnamento. La preoccupazione maggiore dei genitori è il comportamento dell’animale ma nei canili gestiti da bravi educatori ci sarà sempre chi saprà abbinare un cane a una determinata famiglia, perché di ogni singolo ne conosce il carattere. Quindi si può adottare in canile in tutta tranquillità.
Natale spesso vuol dire regalare un cane a un bambino: sì o no?
Non c’è nulla di male in questo, ma se è fatto come se fosse un oggetto, stiamo sbagliando tutto. Se voglio invece regalare a mio figlio consapevolezza e farlo crescere basta agire in modo giusto, parlargli di questa cosa, capire se è davvero lo vuole. Cosa fondamentale, soprattutto con gli adolescenti, togliersi dalla testa che saranno esclusivamente loro a prendersi carico dell’animale. Anche se lo promettono, giurando su qualsiasi cosa, poi naturalmente non lo faranno. Chi deve avere responsabilità del cane in casa sono i genitori. Sempre.
A cura di Sabrina Mechella