Rame in agricoltura biologica: a cosa serve

Rame in agricoltura biologica

Oltre un secolo e mezzo fa già si faceva utilizzo del rame in agricoltura biologica e tuttora i prodotti con questa base risultano i migliori rimedi in diverse occasioni in cui si desidera evitare l’impiego di prodotti chimici ma allo stesso tempo non si può stare con le mani in mano. Sono prodotti per la difesa fitosanitaria, uno dei primi, tra l’altro tuttora in uso, è il verderame. Esistono delle diverse opinioni sull’uso del rame in agricoltura biologica perché di fatto quando usiamo troppo rame, possiamo rischiare di danneggiare l’ambiente e la qualità del terreno

Ad oggi però si tratta di prodotti ammessi e che vengono spesso consigliati per intervenire in caso di malattie fungine e batteriche. Vista la diffidenza di molti, sono stati definiti dei limiti di utilizzo e, prima di impiegarli per il nostro giardino, orto o campo è molto importante studiare il prodotto a cui siamo interessati nello specifico per capire come, quando e quanto usarlo.

Rame in agricoltura biologica: come funziona

Come mai proprio il rame per curare le nostre piante? Per via della presenza degli ioni rameici che diventano tossici per le spore dei funghi patogeni quando vengono a contatto con l’acqua e poi con l’anidride carbonica. Agiscono sulle pareti cellulari e fanno arrestare la germinazione. I prodotti a base di rame non sono sistemici, al contrario di molti altri e questa precisazione è assai importante. Significa infatti che il rame non entra all’interno dei tessuti vegetali, agisce solo sulle parti che con esso ricopriamo e “non entra in circolo”. Ottimo perché non contaminano la pianta riempiendola di rame ma dall’altro punto di vista ci tocca rinnovare il trattamento man mano che la pianta cresce e spuntano nuove foglie che non sono protette eventualmente dagli attacchi patogeni. Per minimizzare il ripetersi dei trattamenti spesso si usa effettuarlo durante la stagione vegetativa, subito dopo che ha piovuto molto. In questo periodo si va quindi ad usare il rame, passando i prodotti a base di questo elemento sulle superfici verdi degli alberi ammalati, sugli olivi e sulle viti. Si usano anche negli orti.

Si può fare anche un secondo trattamento nell’anno, quando cadono le foglie, sia per gli alberi da frutto che per le vigne, scelta molto utile per la lotta alle forme svernanti di corineo, monilia, peronospora della vite e altri funghi comuni.

Rame in agricoltura biologica

Rame in agricoltura biologica: a cosa serve

Peronospore di vite ed orticole, batteriosi, septoriosi, ruggini, alternariosi e cercosporiosi delle piante orticole, cicloconio dell’olivo, colpo di fuoco batterico delle pomacee e altri ancora. Sono numerosissime le patologie delle piante che questi prodotti possono curare, l’unico che va escluso dall’elenco in toto e l’oidio. Gli alberi da frutto possono essere trattati con queste sostanze che per alcuni in particolare rappresenta una vera salvezza. Quando ad esempio si verificano malattie come la bolla del pesco o la ticchiolatura di melo e pero, il polisolfuro di calcio può essere un validissimo rimedio. Anche la vite coltivata in modo biologico può essere curata con il rame ad esempio quando contrae la peronospora che può colpire anche alcune piante dell’orto, le patate e i pomodori, sempre da curare con simili rimedi.

Rame in agricoltura biologica: come si usa

È importantissimo conoscere e rispettare le dosi ammesse dalla legge e consigliate dai produttori quando si usa il rame perché, come abbiamo spiegato prima, dobbiamo evitare che questo metallo si disperda negli ambienti e penetri troppo nel terreno. Guardiamo le etichette e obbediamo perché il rame anche se ammesso in agricoltura biologica non è un prodotto innocuo per l’ambiente. Le foglie e i frutti degli alberi trattati possono subire dei danni, le prime ingiallendo e in secondi mostrando delle bruciature o dei cambi di colore sulla buccia.

Il terreno può raccogliere il rame che, non subendo degradazioni, con la pioggia vi penetra. Lega con le argille e le altre sostanze già presenti e forma dei composti che non essendo solubili, restano lì dove sono e rendono il terreno meno accogliente per le piante. A pagare il prezzo della loro presenza sono anche alcuni abitanti del suolo come i lombrichi e altri microorganismi che si trovano il proprio habitat in un certo senso contaminato. Dalla consapevolezza che il rame fa i suoi danni ma anche che serve ed e ancora il primo rimedio per alcune malattie delle piante, è nata l’esigenza di individuare delle limitazioni all’uso. Dall’1 gennaio 2019 questa soglia è fissata a 4 kg/ha/anno per tutti.

Chi utilizza questi prodotti normalmente deve conoscere anche delle particolari limitazioni che devono essere rispettate in precise situazioni. Quando gli alberi da frutto sono in fiore ad esempio, non bisogna usare il rame perché va a disturbare le api e gli altri insetti utili. Sempre nel frutteto dobbiamo tenere presente i tempi del raccolto perché tra lo stop del trattamento e la raccolta, deve trascorrere un periodo minimo di 20 giorni, per evitare che i frutti possano essere potenzialmente danneggiati.

Rame in agricoltura biologica: prodotti

Vediamo alcuni esempi di prodotti a base di rame che ci può capitare di usare. Sono tutti registrati in Italia ma quando il rame è mescolato con altre sostanze chimiche, il prodotto non è più utilizzabile in agricoltura biologica se si desidera sia certificata.

La poltiglia bordolese è certamente il rameico più noto e più antico, ha un colore azzurro vivo e ne esistono diverse versioni a seconda delle proporzioni applicate alla miscela di solfato di rame e idrossido di calcio. Per evitare effetti fitotossici è meglio utilizzare una poltiglia a reazione neutra come quella che si trova in commercio.

L’Idrossido di rame contiene il 50% di rame, ha un effetto istantaneo e persistente, si scioglie in acqua facilmente ma deve essere usato nelle dosi corrette perché basta poco per avere degli effetti fitotossici. Passiamo all’Ossicloruro di rame ovvero alle due versioni che troviamo in commercio: l’ossicloruro di rame e calcio e l’ossicloruro tetraramico. Sono entrambi validissimi per combattere le batteriosi.