RAEE, terre rare e qualche domanda

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ll riciclo dei RAEE, effettuato nel rispetto degli standard di qualità ambientali europei e all’interno della UE, potrebbe rendere disponibili materie prime critiche come le terre rare e creare posti di lavoro. Secondo i dati di ReMedia, uno dei i principali sistemi collettivi italiani no-profit per la gestione eco-sostenibile dei RAEE, dal 2008 al 2012 in Francia il settore del riciclo dei Rifiuti Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche ha generato più di 3.000 nuovi posti di lavoro in 20 aziende specializzate nelle tecnologie di riciclo e recupero.

Sempre secondo ReMedia, oggi in Europa si generano circa 10 milioni di tonnellate di RAEE ma solo un terzo è gestito correttamente e viene riciclato in modo appropriato. La potenzialità economica del settore porterebbe a generare almeno un miliardo di euro di valore di recupero dei materiali se dall’attuale 33% si arrivasse all’80% (che è la percentuale raggiunta nei Paesi Scandinavi).

Un esempio tipico di materie prime critiche ricavabili dai RAEE è quello delle terre rare (REE – Rare Earth Elements), 17 elementi chimici della tavola periodica usati in prodotti hi-tech a cominciare dai telefonini. La produzione mineraria mondiale di REE per il 2012 è stata stimata a 110mila tonnellate dal USGS (U.S. Geological Survey). La Cina è il produttore dominante di terre rare e rappresenta l’87% dell’offerta mondiale (anche se questo paese ha solo il 48% delle riserve mondiali). Però la quota della Cina è in calo rispetto al 2011 (95%) a causa dell’avviamento della produzione mineraria negli Stati Uniti e nella miniera australiana di Mount Weld.

In Europa non si producono terre rare, ma si producono apparecchiature elettriche ed elettroniche che poi diventano RAEE. Nel complesso, l’UE negli ultimi 5 anni è stato un importatore netto di composti di REE, metalli e leghe, per circa 12mila tonnellate/anno, con un picco di 20mila tonnellate nel 2008. La situazione si ripercuote sul prezzo: negli ultimi 40 anni i prezzi delle terre rare sono rimasti stabili a circa 5-10mila dollari per tonnellata; tuttavia nel periodo 2009-2011 c’è stato un forte aumento su impulso della Cina, anche se da allora sono tornati a un livello più basso. Troppo scarso in Europa il contributo del riciclo di fine vita delle terre rare, che secondo le stime equivale a meno dell’1% della quantità totale.

Quando di parla di RAEE, uno dei problemi principali è il mercato clandestino. Negli ultimi decenni, le esportazioni dell’UE di materiali di scarto di valore e di concentrati di metalli sono aumentate, mentre le importazioni sono diminuite. Le spedizioni illegali di rifiuti sono quantificate in circa il 20-25% del totale dei trasporti. Il mercato clandestino dei RAEE è un danno per l’ambiente, ma anche per l’economia: oltre a sviluppare una concorrenza sleale per gli operatori rispettosi della legge, portano alla perdita di preziose risorse in caso di scarso o nessun trattamento a scopo di riciclo.

Un altro problema, di altro tipo e diversa portata, è quello dell’obsolescenza programmata. A volte viene il sospetto che la rapidità con cui l’industria mondiale dei rifiuti – non solo RAEE – diventa sempre più importante dal punto di vista strategico e sociale (creazione di posti di lavoro) sia un incentivo per accorciare il ciclo di vita dei prodotti. Contro l’obsolescenza programmata, che rischia di essere attuata dai produttori come strategia industriale, ci sono state recenti prese di posizione in Francia e Germania. Anche in Italia è stata presentata una proposta di legge alla Camera.

Pubblicato da Michele Ciceri il 26 Ottobre 2013