La “Quadruplice morsa” che mette a rischio lo sviluppo sostenibile del nostro pianeta
“La Quadruplice morsa che mette a rischio lo sviluppo sostenibile del nostro pianeta” è il quarto articolo frutto della collaborazione tra la Sezione Valorizzazione della Ricerca e Public Engagement – Agorà Scienza – e dal Green Office UniToGO dell’Università di Torino con la IdeeGreen S.r.l. Società Benefit.
L’articolo riprende i testi del dr. Tommaso Orusa pubblicati nell’opera “Lessico e Nuvole: le parole del cambiamento climatico”, la seconda edizione della guida linguistica e scientifica per orientarsi nelle più urgenti questioni relative al riscaldamento globale, curata dalla Sezione e dal Green Office.
La versione gratuita di Lessico e Nuvole, sotto forma di file in formato .pdf, è scaricabile dalla piattaforma zenodo.org.
La versione cartacea è acquistabile online sulle seguenti piattaforme di distribuzione:
– Amazon
– Mondadori (anche con Carta del Docente e 18app)
– IBS
– Libreria Universitaria (anche con Carta del Docente e 18app)
Tutto il ricavato delle versioni a pagamento sarà utilizzato dall’Università di Torino per finanziare progetti di ricerca e di public engagement sui temi dei cambiamenti climatici e della sostenibilità.
Quadruplice morsa: di cosa si tratta e quali rischi comporta
Le crescenti evidenze scientifiche dell’ultimo decennio mostrano che l’umanità sta causando impatti ambientali indesiderati su scala regionale e planetaria. È sempre più chiaro che l’umanità ha intrapreso la “grande accelerazione” dell’impresa umana a metà degli anni ‘50, quando il metabolismo industriale ha raggiunto una scala critica, con impatti negativi sull’ambiente che accelerano e causano, per la prima volta nella storia umana, impatti ecologici a livello globale. Queste tendenze ambientali (per esempio i grafici della concentrazione di diossido di carbonio in atmosfera) mostrano una forma improvvisa di “bastone da hockey”, dove secoli di cambiamenti relativamente lenti e lineari, si spostano bruscamente in una direzione negativa per un ultimo breve periodo di tempo. Nell’ultimo decennio, la comprensione dei rischi integrati da queste pressioni multiple e accelerate è migliorata ed è stata anche osservata in termini di impatti sugli ecosistemi su larga scala. È stato ora stabilito che il sistema Terra funziona come un sistema complesso, integrato e autoregolante, ma esiste ancora una conoscenza limitata delle forze del sistema terrestre in gioco, in particolare in termini di dinamiche di feedback (retroazioni).
Questa “nuova” sfida socio-ecologica è complessa e, in una forma semplificata, può essere concettualizzata come una “quadruplice morsa” sulla capacità dell’umanità di assicurare uno sviluppo sostenibile a lungo termine sul pianeta Terra.
La prima compressione consiste nelle caratteristiche della crescita demografica, che deriva dalla prevista espansione degli attuali 7,7 miliardi di persone nel mondo a una popolazione che dovrebbe superare i nove miliardi in soli 40 anni. Inoltre, la pressione planetaria dalla compressione demografica è caratterizzata da un “dilemma del 20/80”, con le vecchie economie “industrializzate” e ricche che rappresentano solo una minoranza (il 20% circa) avendo causato la maggior parte dell’accelerazione storica delle pressioni ambientali sul Pianeta, mentre la maggioranza povera (l’80% circa) è la più vulnerabile agli impatti del degrado ambientale globale ed è, almeno in misura significativa, su una traiettoria di sviluppo positiva verso il miglioramento del benessere umano e della crescita. Tuttavia, la tendenza finora è che questo slancio di sviluppo positivo si verifica in modo insostenibile, contribuendo a una maggiore accelerazione delle pressioni negative sul Pianeta.
La seconda compressione consiste nei cambiamenti climatici e nella crisi climatica antropica globale, che, nonostante sia solo una delle numerose sfide ambientali globali, si verifica a livello planetario, colpisce essenzialmente tutti gli altri sistemi biofisici e può innescare cambiamenti fondamentali nelle condizioni preliminari per lo sviluppo umano.
La morsa climatica è caratterizzata da un “dilemma del 550/450/350”. Infatti, l’interpretazione politica della quarta relazione di valutazione IPCC (“AR4”) è che una stabilizzazione della concentrazione di CO2 equivalenti (i vari gas serra) a 450 ppm può offrire buone possibilità di evitare un aumento della temperatura media globale superiore a 2 °C (considerato come soglia per più pericolosi cambiamenti climatici). Le proiezioni però indicano che il mondo si sta rapidamente muovendo verso concentrazioni di 550 ppm e oltre.
A sua volta, la scienza post-IPCC AR4 suggerisce che i sistemi sulla Terra potrebbero essere più sensibili al riscaldamento antropogenico di quanto si pensasse in precedenza (ad esempio, quando si includono i feedback causati dal cambiamento dell’albedo di superficie dalle calotte glaciali, che si stanno sensibilmente riducendo) e indicano che potrebbe essere necessaria una stabilizzazione a 350 ppm per ridurre i rischi di pericolosi cambiamenti climatici.
Il cambiamento climatico è quindi un grave regime di disturbo sul pianeta, che si sarebbe sperato si fosse verificato in uno stato di elevata resilienza planetaria. Sfortunatamente, le prove indicano che non è così, e che in effetti affrontiamo una crisi globale dell’ecosistema – la terza compressione – contemporaneamente alla crisi climatica globale. La valutazione dell’ecosistema del millennio delle Nazioni Unite ha dimostrato che gli esseri umani hanno accelerato il degrado degli ecosistemi negli ultimi 50 anni, deteriorando la capacità del 60% delle funzioni e dei servizi ecosistemici chiave (sia terrestri sia aquatici e marini) di continuare a offrire benessere e resilienza in futuro. Due sono le funzioni chiave degli ecosistemi: funzionare come pozzi assorbitori di carbonio (sink di carbonio come ad esempio le foreste e gli oceani) e di regolare i flussi d’acqua nei paesaggi. Infatti, circa il 50% delle emissioni globali di gas a effetto serra (GHG) sono assorbite dagli ecosistemi marini e terrestri, ma questa è una capacità che è già in declino in alcune aree.
La quarta compressione planetaria è la crescente comprensione dell’universalità della “sorpresa” nel cambiamento dell’ecosistema. Abbiamo sviluppato i nostri paradigmi sociali ed economici predominanti sulla nozione errata che il cambiamento degli ecosistemi avvenga in modo incrementale, generalmente lineare e quindi prevedibile (e controllabile).
Invece, l’evidenza empirica suggerisce il contrario. Gli ecosistemi cambiano in modo non lineare come risposta ai regimi di disturbo, spesso bruscamente e irreversibilmente, essendo il loro comportamento caratterizzato da “stati multipli stabili” separati da soglie (in quasi tutti i sistemi, dai laghi alle savane). Elementi critici di ribaltamento sono stati identificati nel sistema climatico, nei cambiamenti del regime idrico nei sistemi agricoli e in una serie di principali punti di non ritorno nel sistema terrestre (si veda la voce “Punti critici” di Lessico e nuvole). La possibile sorpresa non lineare genera un dilemma secondo il quale il 99% dei cambiamenti negli ecosistemi tende a verificarsi nell’1% degli eventi, come i principali cambiamenti nelle foreste o nei sistemi marini dopo incendi e tempeste, ecc.
La compressione quadrupla, quindi, crea un complesso cocktail socio-ecologico di interazioni planetarie che pongono sfide critiche per lo sviluppo umano. Siamo entrati a tutti gli effetti in una nuova era geologica, l’Antropocene, dove l’umanità costituisce ora la principale forza trainante del cambiamento su scala planetaria.
Sulla base di prove scientifiche, il dilemma globale tra la sostenibilità o il collasso è una questione che ora deve essere posta e necessita di politiche e linee di condotta basate sulla scienza, prima che le azioni virtuose intraprese risultino inefficaci.
dott. Tommaso Orusa, borsista di ricerca presso Unito Green Office Energia e Cambiamenti climatici e dottorando al GEO4AGRI presso il Dipartimento di Scienze, Agrarie Forestali e Alimentari dell’Università degli studi di Torino
Fonte immagine di apertura: Stockholm Resilience Centre https://www.stockholmresilience.org/
Bibliografia
– Latini Gianni, Bagliani Marco, & Orusa Tommaso. (2020). Lessico e nuvole: le parole del cambiamento climatico – II ed., Università di Torino. Zenodo. http://doi.org/10.5281/zenodo.4276945
– Rockström, Johan, and Louise Karlberg. “The Quadruple Squeeze: Defining the safe operating space for freshwater use to achieve a triply green revolution in the Anthropocene.” Ambio 39.3 (2010): 257-265.
– Rockström, Johan, Mattias Klum, and Peter Miller. “Big world, small planet: abundance within planetary boundaries”. Yale University Press, 2015.
– Steffen, Will, et al. “Planetary boundaries: Guiding human development on a changing planet.” Science 347.6223 (2015).