Psilla del pero: cos’è e che danni provoca
Le piante come l’alloro e il bosso temono fortemente la psilla che non è solo la psilla del pero e non sono gli unici esseri viventi a farlo perché questi insidiosi insetti sono un nemico anche delle formiche e delle mosche che si mangiano per pasto, e anche dell’uomo, dell’uomo che si vede distrutte intere coltivazioni o giardini dalla loro voracità. La psilla è un parassita delle piante, ovvero si nutre alle loro spalle indebolendole e spesso causandone la morte o il forte deperimento. Succhia la loro linfa vitale e produce al contempo un liquido molto dolce con cui vuole attirare le sue prede per poi divorarle.
Non immaginatevi un grande insetto, stiamo parlando di un esserino di massimo 3 millimetri, in forma adulta, con delle ali trasparenti che in inverno ha un corpo scuro mentre in estate sfoggia una “mise” arancione o marrone chiaro.
Come andremo a vedere tra poco, la psilla del pero va a colpire le piante da diverse parti, sia sulle figlie che sui germogli e sui frutti, causando un generale indebolimento. Le conseguenze sono el più svariate, dal disseccamenti di rametti e foglie al danneggiamento dei frutti.
Psilla del pero: che cosa è
Piccola ma capace di fare diversi danni la psilla del pero porta il nome scientifico di Cacopsylla pyri e appartiene alla famiglia dei Psillidi, al sottordine degli Omotteri. E’ chiamato insetto fitofago e può causare all’albero che attacca dei danni importanti, gravi infezioni e anche la morte.
La psilla del pero ha un corpo che può assumere anche delle sfumature bluastre ma porta sempre le ali trasparenti e quando non è ancora adulta ha un aspetto molto diverso dal definitivo. Assume infatti una forma appiattita e un colore giallo arancio, oltre ad essere praticamente avvolta in una sorta di protezione a base di melata, una sostanza molto zuccherina che troviamo anche attorno alle uova.
Vediamo meglio come si comporta. Alla fine dell’inverno sta sotto la corteccia dell’albero dove si è protetta e all’inizio della primavera le femmine cominciano a deporre le uova che appena si schiudono le gemme, si chiudono anch’esse. I neo nati si nutrono dei germogli della pianta e li ricoprono di melata, creando un doppio danno perché attirano anche altri insetti affamati. Il ritmo di riproduzione di questo insetto è piuttosto rapido tanto che nel giro di 12 mesi si possono susseguire anche cinque generazioni di adulti.
Altre piante colpite dalla psilla
Come premesso, la psilla non colpisce solo il pero ma anche altre piante quali il bosso, ad esempio, la carota, l’albizzia e l’alloro.
Quella che attacca il bosso attacca solo le piante di Buxus sempervirens, l’unica che non è in grado di difendersi. Ha un corpo verde grigiastro oppure bruno giallastro ed è più piccola di quella del pero, misura solo 3 mm. Le uova sono di conseguenza molto piccole e ovali, con l’esterno arancione. Il ritmo di riproduzione è lento, si incontra sola una generazione all’anno che nasce verso marzo- aprile.
La psilla dell’alloro non ha gli stessi colori ma può essere sia verdastra che fulvo aranciata ma anche bruno chiaro e misura ancora meno: 2 mm. Le sue uova sono ancora ovali ma di colore tendente al giallo, da giovane è piatta e ovale e grigio-giallastra. Riesce a raggiungere anche le 4 generazioni all’anno e compare a primavera, per nutrirsi del margine delle giovani foglie.
La psilla dell’albizzia è comparsa per la prima volta in Italia nel 2001, partendo dal Piemonte e diffondendosi in tutta la pianura Padana, ma arriva da lontano, dall’Estremo Oriente. E’ un Omottero che compie numerose generazioni all’anno, le uova vengono deposte in giugno sulle foglie e poi nascono le larve che iniziano subito a fare danno succhiando la linfa della pianta.
Che danni provoca la psilla
Visto il suo metodo di nutrimento, avrete compreso che i danni sono notevoli, sul pero ma anche sulle altre piante che si trovano ugualmente divorate da questo insetto. C’è però una grande differenza: solo sul pero può effettivamente danneggiare la produzione di frutti mentre in tutti gli altri casi il danno determinato dalle psille è quasi esclusivamente di tipo estetico.
Per il pero i danni principali sono dovuti alla sottrazione della linfa, alla deformazione delle foglie, alla mancanza di frutti, alla diffusione della melata. Tutto ciò può portare anche alla morte della pianta stessa se non riusciamo ad intervenire in tempo. Ci sono due differenti tipologie di danni, quelli diretti e quelli indiretti. I primi sono l’arresto vegetativo e le necrosi mentre gli indiretti non sono certo meno gravi e consistono in asfissia e scottature che derivano dalla produzione della melata che attira funghi saprofiti come le fumaggini, molto pericolose perché compromettono la fotosintesi clorofilliana e tutto il processo di metabolismo. Quando una giovane psilla attacca una pianta di pero, succhia linfa sia dai germogli che da foglie e rami e imbratta tutto di melata, senza fare distinzioni.
La psilla del bosso fa anch’essa parecchi danni soprattutto sui germogli che stentano a svilupparsi, oppure sulle foglie che restano deformate, assumendo la forma di coppa. Anche sull’alloro gli effetti sono legati alla deformazione delle foglie che si arrotolano su sé stessi e perdono colore fino a riempirsi di melata e poi seccarsi. Simili gli effetti che si possono registrare anche sull’albizzia che resta tutta “sporca” di melata e indebolita pesantemente, tanto da non riuscire a fiorire.
Psilla: prevenzione
Per cercare di prevenire attacchi come quelli che abbiamo descritto, possiamo intervenire in diversi modi. Prima di tutto facciamo arieggiare la chioma potandola e facendo in modo che non sia mai troppo fitta, evitando anche che si creino ristagno di umidità che favorisce il parassita.
Si consiglia di evitare l’utilizzo di insetticidi ad ampio spettro d’azione e di iniziare ad agire in prevenzione già prima dell’inverno, eliminando tutte le parti secche o fortemente abbruttite dalle infestazioni di psilla. Quando invece in primavera la melata imbratta la chioma è bene fare dei lavaggi con acqua addizionata a sali di potassio e acidi grassi.
Come combattere la psilla
Dopo aver seguito tutte le indicazioni per la prevenzione, possiamo intervenire anche con insetticidi chimici. Tra i più consigliati ci sono i chitino inibitori e l’olio bianco ma non sempre hanno grande efficacia e in molti casi è necessario chiedere aiuto a quelli a base di piretro come il Solabiol Piretro Actigreen Bio, acquistabile anche su Amazon e tra i più utili per combattere la psilla con successo.
Pubblicato da Marta Abbà il 28 Maggio 2020