Proteina c reattiva alta: cosa vuol dire e cosa fare
Il dosaggio della proteina C reattiva riveste un enorme interesse clinico nella valutazione della progressione di molte malattie acute o in fase di riacutizzazione.
PCR è la sigla che identifica la proteina C reattiva ed è la sigla che possiamo rintracciare sul referto dell’esame del sangue che facciamo per dosarla.
Parliamo oggi dunque di proteina C reattiva, cos’è, qual è il suo significato clinico e cosa significa avere riscontro di una proteina C reattiva alta.
I termini maschili usati nel testo si riferiscono a persone di qualsiasi genere.
Cos’è la proteina C reattiva
La proteina C reattiva è una glicoproteina sintetizzata dal fegato e dagli adipociti e che comunemente è presente nel sangue solo in tracce: in caso di infiammazione però la sua sintesi aumenta e viene riversata nel sangue in quantità superiori al normale. Da qui il suo significato clinico nel monitoraggio di un’infiammazione in corso: più i suoi livelli nel sangue sono alti, più l’infiammazione è estesa o grave.
L’infiammazione può essere localizzata ovunque nel corpo e qualunque malattia ne sia la causa la PCR viene sintetizzata in eccesso.
Quale sia l’infiammazione in atto, quale ne sia la malattia d’origine quindi non è un’informazione che questo tipo di esame ci dà: la proteina C reattiva è insomma un esame sensibile ma non specifico, cioè è sensibile alle variazioni indotte da uno stato infiammatorio nel nostro organismo, qualunque ne sia la causa, ma non è un esame abbastanza specifico da permetterci di fare diagnosi o di escludere una malattia. Saranno allora i sintomi concomitanti, la storia clinica della persona ed altri tipi di esami ad orientare nella diagnosi.
Proteina C reattiva alta: significato in assenza di malattia e in gravidanza
Esistono condizioni fisiologiche in cui, pur in assenza di malattia, la proteina C reattiva può aumentare: in gravidanza, nelle donne che assumono la pillola anticoncezionale o la terapia ormonale sostitutiva la proteina C reattiva può innalzarsi nel sangue, ma questo riscontro in genere è modesto e non suscita preoccupazione. Diverso è il caso in cui in queste tre circostanze la PCR aumenti in modo significativo: la cosa allora andrà indagata.
L’innalzamento della PCR nei mesi di gravidanza può essere associato ai processi di infiammazione che sostengono (può sembrare strano a dirsi) la gravidanza stessa, l’impianto, come pure l’avvio del travaglio; può anche capitare che nell’ultimo trimestre un aumento della PCR sia dovuto alla presenza di infezioni urinarie come le comuni cistiti a cui una donna nelle ultime fasi della gestazione può incorrere. Ma è bene precisare che anche in gravidanza una PCR sensibilmente elevata o stabilmente elevata dovrebbe essere attentamente valutata.
Nei mesi centrali della gestazione, per esempio, ci si attende una specie di quiescenza dello stato infiammatorio e dell’attivazione immunitaria che naturalmente accompagnano la gravidanza: valori innalzati di PCR in questa fase della gravidanza sembrano essere associati ad un’evoluzione della gestazione sfavorevole per la mamma e per il bambino, in termini di aumentata incidenza di gestosi, parto pretermine, basso peso del bambino alla nascita, incidenza di infezioni del neonato alla nascita.
Proteina C reattiva alta e rischio cardiovascolare
La proteina C reattiva può valere da indicatore del rischio cardiovascolare di una persona.
Questo perché l’aterosclerosi, data dall’ispessimento della parete dei vasi sanguigni ad opera del colesterolo che vi si deposita all’interno, causa uno stato di infiammazione della parete dei vasi stessi (fonte: Hopkinsmedicine.org): i pazienti con aterosclerosi vedranno dunque un innalzamento dei loro valori di PCR rispetto ai pazienti che non hanno aterosclerosi, e questo vale anche per i pazienti sani e che non hanno già sviluppato un infarto cardiaco o un qualunque altro evento cardiovascolare.
Il dosaggio della proteina C reattiva come marker di rischio cardiovascolare avviene attraverso metodiche di laboratorio molto sensibili che permettono di misurare alterazioni sottili dei livelli di PCR (high sensitivity PCR o hsPCR o PCR ad alta sensibilità): non si tratta quindi di aumenti ampi come in caso di malattia acuta, ma piuttosto di piccolissimi incrementi rispetto ai normali valori. Questo avviene perché infiammazioni clinicamente silenti, cioè non manifeste, possono causare comunque variazioni evidenziabili dei livelli di proteina C reattiva.
Queste variazioni possono essere però apprezzate solo mediante l’impiego di metodiche per la misurazione della PCR ad alta sensibilità.
Una volta che il paziente con un rialzo della hsPCR viene identificato, il medico valuterà il suo rischio cardiovascolare complessivo attraverso altri esami del sangue (glicemia, colesterolo, trigliceridi) e considerando altri fattori di rischio personali (luna pressione arteriosa alta, il sesso, l’età, la sedentarietà, il fumo, la familiarità, i precedenti anamnestici), quindi imposterà la terapia necessaria al caso del suo paziente.
Cosa significa avere la proteina C reattiva alta
La proteina C reattiva rivela se nel corpo è presente un’infiammazione: più la concentrazione di questa proteina è alta, maggiore sarà l’infiammazione presente.
Il riscontro di una proteina C reattiva elevata indurrà il medico ad effettuare altri esami diretti a capire quale sia l’origine dell’innalzamento della PCR. Una volta scoperta la causa che ha indotto l’innalzamento della PCR le terapie verranno impostate e prescritte.
Il dosaggio della proteina C reattiva verrà successivamente ripetuto per valutare l’evolversi della malattia piuttosto che la guarigione di ferite chirurgiche o da trauma, l’efficacia della terapia prescritta (antibiotica, antinfiammatoria, antineoplastica, etc.).
Se la PCR si mantiene alta vuol dire che la terapia non sta facendo effetto o che il trauma si sta risolvendo lentamente; ma se addirittura s’innalza ulteriormente allora il sospetto è che qualcos’altro che sta aggravando il quadro clinico stia subentrando.
La PCR insomma è un eccellente indicatore dello stato di malattia acuta in atto: aumenta rapidamente se le cose peggiorano e si riduce rapidamente se il quadro migliora, dando subito segnale se la guarigione è avviata, la terapia è efficace, o se le cose si stanno complicando.
Esami per individuare il livello di proteina C reattiva
Un esame del sangue è sufficiente per indagare la proteina C reattiva e verificarne i livelli. I valori corretti abitualmente sono compresi nel range di 0-10 mg/litro, ma fa sempre fede il riferimento espresso sul referto del laboratorio di analisi in cui avete effettuato il prelievo.
Cause di alti livelli di proteina C reattiva
Ecco l’elenco di possibili malattie che causano alti livelli di proteina C reattiva:
- traumi (e tra questi s’intendono anche le ustioni)
- infezioni batteriche
- interventi chirurgici
- tumori maligni
- reumatismo articolare
- malattie autoimmuni (artrite reumatoide, lupus, vasculiti)
- malattie infiammatorie croniche intestinali (morbo di Crohn, rettocolite ulcerosa)
- tubercolosi
Fumo e proteina C reattiva alta
Anche l’abitudine al fumo può causare il rialzo della PCR: sono molti gli studi che mostrano che questo innalzamento è dose e durata correlato, cioè più sigarette si fumano e più è di lunga durata l’abitudine al fumo, più i valori riscontrabili di proteina C reattiva saranno alti, a dimostrazione dello stato infiammatorio a cui il fumo sottopone il nostro organismo.
La buona notizia è che la cessazione del fumo causa l’abbassamento della PCR fino a valori normali; la diminuzione tuttavia è lenta ed il ritorno a dei livelli normali di PCR avviene non prima di qualche anno.
Secondo uno studio italiano del 2018 (fonte: Nature.com) ci vogliono 8 anni prima che i valori di PCR tra gli ex-fumatori uguaglino quelli di chi non ha mai fumato.
Proteina C reattiva alta: relazione con COVID e tumori
Veniamo a due ambiti clinici più specifici e a come la proteina C reattiva correla con questi: ci riferiamo al COVID e ai tumori.
Negli ultimi due anni di pandemia da SARS-CoV-2 (COVID-19) il dosaggio della proteina C reattiva è diventato, prevedibilmente, uno tra gli esami ematochimici significativi in ambito ospedaliero. Nei pazienti ricoverati, infatti, la PCR è un buon indicatore prognostico della sindrome da distress respiratorio acuto: è questa uno stato di infiammazione acuta polmonare indotto dall’infezione nel paziente. Nei pazienti con un coinvolgimento polmonare , una PCR elevata rappresenta un marker sfavorevole alla prognosi del paziente che andrà quindi monitorato più strettamente o per cui si dovranno intraprendere terapie specifiche anche in assenza di sintomi severi.
Alti livelli della PCR nel sangue di pazienti con COVID si sono infatti rivelati un marker prognostico efficace nell’anticipare l’aggravamento delle loro condizioni cliniche, anche tra i pazienti non gravi o con sintomi lievi (fonte: NCBI.gov).
Ancora, si è visto che pazienti COVID gravi che avevano una più alta PCR mostravano segni di danno polmonare più evidenti ed estesi. Ugualmente un abbassamento della proteina C reattiva negli stessi pazienti indicava un miglioramento del quadro clinico e l’efficacia della terapia in atto.
In generale si pensa che, nei pazienti COVID, alti livelli di proteina C reattiva siano connessi ad una sovrapproduzione di citochine infiammatorie: queste sono proteine che dialogano con le cellule del sistema immunitario innescando, modulando, orchestrando la risposta immunitaria. Se la produzione citochinaria diventa però eccessiva l’attività del sistema immunitario si amplifica e la risposta infiammatoria che il nostro corpo realizza contro il virus diventa ridondante: tutto questo può causare danni al tessuto polmonare in una reazione a catena che si alimenta da sé a causa di un’iperattiva risposta immunitaria e di un processo infiammatorio mal tenuto sotto controllo.
La relazione tra tumori e PCR è diversa.
Molti tumori vedono un innalzamento della PCR, indipendentemente dalla sede del tumore; i meccanismi che potrebbero spiegare questo innalzamento sono:
- innanzitutto, la crescita del tumore può causare un’infiammazione dei tessuti circostanti, come fosse un trauma che i tessuti sani subiscono
- quindi la proteina C reattiva può aumentare in quanto marker della risposta immunitaria attivata contro la crescita del tumore
- infine le stesse cellule tumorali potrebbero sintetizzare proteine infiammatorie o citochine che inducono in ultimo la sintesi della PCR
Ma vale la pena ricordare che uno stato di infiammazione cronica, come quello che s’instaura in caso di obesità, vita sedentaria, sindrome metabolica (fonte: Issalute.it)– tutte condizioni piuttosto comuni nell’Occidente moderno – possono indurre un aumento della proteina C reattiva ma possono essi stessi essere uno dei fattori causali l’insorgenza del tumore.
Pubblicato da Fabiana Pompei, laureata con lode in Medicina e Chirurgia e specializzata in Scienza dell’Alimentazione a Milano, il 13 Dicembre 2021