Il carburante dalle alghe rappresenta una risposta alle problematiche legate ai carburanti di prima generazione. I biocarburanti di prima generazione aprono questioni come il consumo del suolo, la scarsità alimentare e un bilancio energetico non sempre positivo con impatti nefasti sull’ambiente. I biocarburanti di prima generazione hanno ricevuto numerose critiche anche da ONG come la Oxfarm che ha posto l’attenzione sul conseguente fenomeno del land grabbing.
Per rispondere alle esigenze ambientali e risolvere i problemi legati alla produzione di biocarburanti a partire da fonti alimentari, il panorama scientifico si è mosso in una direzione diversa: produrre carburante da altre fonti secondarie. Da qui si parla di carburante dalle alghe fino ad arrivare al biodiesel prodotto da colonie batteriche poste in particolari reattori.
Carburante dalle alghe
Poiché le coltivazioni alimentari sono impiegate anche per la produzione di energia (si veda il caso dell’aumento del prezzo del mais negli USA), gli equilibri dell’industria agro-alimentari sono minacciati e milioni di persone sono a rischio carestia. Le coltivazioni di alghe potrebbero essere una valida alternativa alle colture di mais e cereali per la produzione di carburante; in questo contesto non mancano studi e applicazioni, si vedano gli articoli:
Biodiesel dalle alghe
Microbolle per biocarburanti dalle alghe
Una nuova applicazione arriva da Berlino e dagli scienziati della Technische Universität München (TUM) che hanno sviluppato un sistema che riesce a riprodurre, in modo artificiale, tutte le tipologie di luci. Gli scienziati stimano che ci sono oltre 50.000 specie di alghe e cianobatteri, di questi solo 5.000 sono noti e di questa piccola percentuale, sono 10 tipologie di alghe sono state utilizzate con successo per la produzione commerciale di carburante.
Le alghe non hanno esigenze di spazio ne’ nutrizionali, crescono più velocemente delle piante di soia o di mais e non richiedono ne’ terreno fertile, ne’ pesticidi.
Dopo un esame più accurato delle specie di alghe presenti in natura, gli scienziati del TUM hanno selezionato quelle più promettenti per la produzione di carburante. Molte alghe danno vita a prodotti chimici intermedi che consentono di produrre massa proteica e grassi, mentre la massa proteica può essere usata per alimentare il bestiame dell’industria agroalimentare, i grassi possono essere convertiti in biocaburanti.
La complessità delle alghe è tale che anche all’interno di un’unica specie, la capacità di produrre specifici composti varia ampiamente in relazione all’ambiente esterno. E’ per questo che il lavoro del team della TUM è stato molto complesso. I ricercatori, collaborando con l’azienda di Berlino FUTURELED GmbH, sono riusciti a sviluppare una combinazione luminosa con ambienti tali da garantire una produzione di carburante dalle alghe con ottime rese.
Il sistema impiega luci a LED che riescono a simulare lo spettro naturale della luce solare. I LED forniscono intensità luminose con lunghezze d’onda comprese tra 400 e 800 nanometri e un’intensità di radiazione di 1.000 watt per metro quadrato con un modello di distribuzione che si avvicina molto a quello della luce naturale. La larghezza di banda spettrale dei LED è stata specificamente settata per attivare quei cosiddetti “interruttori molecolari” che controllano la crescita delle alghe.
Con queste premesse, i carburanti dalle alghe hanno un futuro garantito e ancora più promettente.