Processionaria del pino, che fare
La processionaria del pino va distrutta nei mesi invernali. È in questo periodo infatti che l’insetto si ripara nel nido che si è costruito, un grosso bozzolo biancastro facilmente visibile anche a distanza, diventando più vulnerabile.
La processionaria del pino, Thaumatopoea pityocampa, è un lepidottero che attacca tutte le aghifoglie (soprattutto pini e cedri) causando danni irreparabili e nei casi peggiori la morte della pianta. Se vi capita di incontrarla correte subito ai ripari (in questo articolo vi diciamo come) ma fate anche una segnalazione al Comune, all’ente forestale o al consorzio agrario della zona. Dal 1998 un Decreto Ministeriale ha reso obbligatoria la lotta a questo insetto perché la sua pericolosità è alta, e non solo per le piante.
Il nido della processionaria del pino si trova tipicamente tra i rami delle conifere (ma può colpire anche castagni, faggi, carpini, betulle e noccioli) di solito in punta, ed è popolato in gran numero dalle larve che lo costruiscono: bruchi pelosi lunghi 3-4 centimetri di coloro bruno rossiccio. Nel caso decidiate di aprire un nido per curiosità, cosa che personalmente ho fatto e vi sconsiglio vivamente, state attenti perché i bruchi sono ricoperti di peli urticanti che possono causare problemi anche gravi.
La processionaria è pericolosa per l’uomo quando viene a contatto con la pelle, in questo caso dà luogo a fastidiose dermatiti, ma molto di più in caso di inalazione perché i peli urticanti irritano le vie respiratorie. In caso di contatto bisogna lavarsi subito le mani con acqua calda e sapone (inutile l’ammoniaca) ma il prurito resta per alcuni giorni e le vescicole per un paio di settimane.
In caso di inalazione, ai primi sintomi (starnuti, tosse..) meglio andare dal medico o al pronto soccorso. Idem in caso di arrossamento degli occhi: se un pelo di processionaria si conficca nella cornea può essere necessario asportarlo chirurgicamente ma ne può anche derivare un’infezione grave al punto da causare la cecità. Il rischio è alto anche per gli animali, cani e cavalli soprattutto.
Dicevamo all’inizio che la processionaria del pino va eliminata in inverno ed è così. Il sistema più sicuro per sbarazzarsene è tagliare di netto il ramo su cui si trova il nido segandolo una trentina di centimetri sotto la parte inferiore del bozzolo (quanto serve per disfarsi di tutte le possibili propaggini). Poi, agendo con cautela, si distrugge con il fuoco.
Il fuoco è l’unico sistema sicuro per sopprimere i bruchi della Thaumatopoea che, ammassati nel nido, hanno una vitalità sorprendente. Se vi dovesse capitare di compiere questa operazione vi accorgerete che servono alcuni minuti di fiamma viva per aprire il bozzolo e ancora di più prima di vedere le larve smettere di muoversi.
Nessun insetticida sostituisce l’azione del fuoco nel debellare la processionaria del pino. Il problema è che i nidi spesso si trovano a grande altezza e non è facile raggiungerli. Nel mio caso ho avuto a che fare con cinque nidi contemporaneamente, due su una Thuja quasi secolare a 15 metri d’altezza, e tre che avevano trovato casa su un giovane abete bianco.
Sull’abete sono intervenuto come vi ho detto nel mese di gennaio (ho aspettato che a terra ci fosse un po’ di neve per fare il falò) ma sulla Thuja non ho fatto niente e ho sperato nella robustezza dell’albero (di solito la processionaria attacca esemplari giovani perché sa di avere vita facile).
Devo dire che mi è andata bene: in primavera il nido si è svuotato e bruchi devono essersi messi in cammino in fila indiana sul tronco (è da questo procedere come in processione che deriva il nome processionaria), ma l’inverno dopo non ho più rivisto niente. Mi è andata bene anche di non farmi male perché sono stato un incosciente. I bruchi sono urticanti anche dopo bruciati!
Le larve di processionaria per cibarsi (da maro in poi quando lasciano i nidi) defogliano completamente gli alberi e li fanno seccare (in questo assomigliano al bruco defogliatore del bosso). Nel mio caso mi ha aiutato il fatto che in zona da qualche tempo era in corso un’infestazione e il servizio forestale regionale stava già praticando campagne specifiche di contrasto con sostanza insetticide (tipo diflubenzoron) e di lotta biologica e biotecnologica.
Nel caso della processionaria del pino è necessario che gli insetticidi vengano utilizzati solo da personale specializzato e autorizzato nell’ambito delle azioni di lotta coordinate. Anche perché vanno usati sui bruchi in primavera e non sui nidi, la cui struttura è resistente alle sostanze chimiche.
La lotta biologica alla processionaria del pino si basa sull’impiego del bacillus thuringiensis della varietà kustaki, ma non è facile da praticare. Questo tipo di insetticidi sono comunque acquistabili su Amazon.
La lotta biotecnologica prevede invece l’utilizzo di trappole a feromoni da posizionare tra giugno e luglio nel periodo dello sfarfallamento. Anche le trappoli ai ferormoni sono disponibili su Amazon . Uno dei pochi nemici naturali della Thaumatopoea pityocampa è la formica rufa, che in alcuni esperimenti ha dato risultati interessanti. La lotta meccanica, asportazione e incendio dei nidi, resta basilare.
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Pubblicato da Michele Ciceri il 27 Ottobre 2014