Potenza reattiva nell’impianto? Occhio alla penale in bolletta. Sì perché dal 1° gennaio 2016 sarà più bassa la soglia oltre la quale scatta la penale per la cosiddetta energia reattiva, cioè quella che viene assorbita dai dispositivi (motori, trasformatori, lampade…) ma non produce lavoro ed è solo un peso per il gestore della linea elettrica, il quale ne ribalta in parte il costo sugli utenti.
Con l’attuazione della delibera 180/2013/R/EEL, la penale per ‘assorbimento eccessivo di potenza reattiva’ scatterà infatti da una percentuale di energia reattiva rispetto all’energia attiva del 33% e non più del 50% come previsto dalle attuali regole.
Cosa significa? Che le imprese faranno meglio a verificare entro il 2015 l’adeguatezza dei propri impianti di rifasamento, i quali dovranno essere tarati con un fattore di potenza cosȹ (si pronuncia cosfi) minimo a 0,95 per non incorrere nella penale.
Resta da capire cosà dovrà fare chi ha il fotovoltaico per non vedersi addebitare la penale. Nel fotovoltaico infatti la potenza reattiva prelevata dalle rete rimane la stessa, viceversa l’energia attiva si riduce della quota parte data dal generatore fotovoltaico. Il problema esiste già oggi, ma con una soglia di penale più bassa le cose peggiorano.
Serve un rifasamento
La soluzione ai problemi di energia reattiva si chiama rifasamento. Abbiamo detto che la Potenza Reattiva (Q) non trasmette una potenza realmente utilizzabile, tuttavia è legata a una reale corrente addizionale che forza il fornitore dell’energia a sovradimensionare le proprie infrastrutture. Per questo motivo la potenza reattiva eccessiva viene fatta pagare all’utente, che se la ritrova in bolletta. Il fattore di potenza cosȹ è di fatto un indice di qualità dell’impianto: tanto più è basso il fattore di potenza, tanto più elevate è la component reattiva induttiva in rapporto a quella attiva.
Un sistema di rifasamento, connesso in parallelo ai carichi, abbassa il valore della potenza reattiva induttiva che deve essere fornita dal gestore del servizio elettrico. In questo modo si può arrivare alla riduzione, ma anche al totale abbattimento, degli addebiti per eccessivo assorbimento di energia reattiva.
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