Martedì 15 dicembre l’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) ha presentato i primi dati relativi ai censimenti realizzati nel 2018 e nel 2019 che forniscono importanti informazioni per quanto riguarda la composizione e la distribuzione della popolazione, il livello di istruzione e la presenza di stranieri nel nostro territorio.
La presentazione dei dati è avvenuta anche tramite una diretta Facebook dalla pagina ufficiale ISTAT che ho avuto modo di seguire.
In questo articolo vi riporterò alcuni dei dati che mi sono annotato, con alcune mie considerazioni, integrate da alcune infografiche e da alcuni grafici ufficiali che mi ha messo a disposizione l’ISTAT.
Il Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni
I dati presentati sono stati raccolti nell’ambito del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni, una rilevazione effettuata dall’ISTAT con cadenza annuale (e non più decennale, come avveniva un tempo) che consente di raccogliere e mettere a disposizione della collettività informazioni continue e tempestive sulle principali caratteristiche socio-economiche della popolazione avente dimora abituale in Italia.
Il Censimento permanente si avvale sempre più di dati provenienti dalle fonti amministrative oltre che sulla base di campioni rappresentativi che consentono di realizzare un quadro affidabile ed esaustivo senza dove coinvolgere la totalità della popolazione, richiedendo così tempi più contenuti.
Il campione coinvolge circa 2.800 comuni, di cui circa 1.100 coinvolti sistematicamente ogni anno e circa 1.700 che effettuano le rilevazioni con rotazione annuale.
Se vorrete approfondire i dati e le informazioni di questo articolo vi consiglio di visitare il sito ufficiale dei Censimenti Permanenti Istat all’indirizzo: https://censimentigiornodopogiorno.it/
Dati sulla popolazione
La popolazione residente nel nostro paese, al 31 dicembre 2018, ammonta a 59.816.673 persone con un saldo negativo di 124.427 individui rispetto alla precedente rilevazione.
La distribuzione geografica, rispetto al 2011, evidenzia un calo della popolazione nell’Italia Meridionale e nelle Isole (rispettivamente -1,9% e -2,3%), e una crescita nell’Italia Centrale (+2%) e in entrambe le ripartizioni dell’Italia Settentrionale (+1,6% nell’Italia Nord-orientale e +1,4 nell’Italia Nord-occidentale).
Purtroppo i nuovi dati indicano anche che l’Italia è un paese abitato da una popolazione con età media sempre più elevata: tutte le classi di età sotto i 44 anni vedono diminuire il proprio peso relativo (a eccezione delle classi 10-14 e 15-19) mentre accade il contrario dai 45 anni in su (con l’eccezione delle donne della classe 45-49 anni).
Gli italiani fanno sempre meno figli tanto che i bambini tra 0 e 9 anni sono passati da 5.531.023 a 4.892.494 mentre le persone di 20-44 anni, appartenenti a un’importante fascia produttiva, scendono da 19.469.015 a 17.126.478.
La popolazione femminile è in numero superiore a quella maschile (51,3% contro 48,7%) a causa della maggiore speranza di vita delle donne. In sostanza in Italia ci sono 100 donne ogni 95 uomini.
L’età media è quindi salita da 43 a 45 anni, con la regione Campania a rappresentare la regione più giovane (42 anni di età media della sua popolazione) e la Liguria a rappresentare quella più vecchia.
La percentuale di popolazione di 65 anni e oltre è cresciuta dal 20,8% (12.384.972 persone) nel 2011 al 23,4% (13.859.090) nel 2019.
I dati sulla popolazione ci forniscono quindi indicazioni poco rassicuranti per la nostra economia in quanto la componente improduttiva della popolazione cresce a discapito di quella produttiva con le relative conseguenze sociali negative.
Dati sugli stranieri
I dati relativi all’età media della popolazione sarebbero stati ancora più negativi se non avessimo potuto beneficiare della componente di popolazione straniera, cresciuta tra il 2018 e il 2019 da 4.996.158 a 5.039.637 individui (+ 43.480, pari a +0,9%).
Questa crescita non è però riuscita a compensare il decremento della popolazione complessiva residente in Italia (-175.185 unità) che comporta un calo demografico di quasi 220 mila residenti autoctoni.
Nonostante i proclami populisti che denunciano “un’invasione di immigrati” la popolazione straniera risulta essere di soli 8,4 individui ogni 100 censiti.
Rispetto al 2001 sono presenti nel nostro paese 3,9 milioni di stranieri in più e, rispetto al 2011, 1.012.010 in più.
La popolazione straniera è caratterizzata da un’età media di 34,7 anni, più bassa rispetto a quella citata precedentemente di 45 anni della media di tutta la popolazione italiana.
L’età media degli stranieri è quindi più bassa di oltre 11 anni rispetto a quella degli italiani.
La componente femminile della popolazione straniera è leggermente superiore: 51,7% contro 48,3%.
Diversamente da quanto vorrebbero far credere i partiti di destra, circa la metà degli stranieri censiti proviene da altri Stati dell’Europa mentre solo un quinto all’incirca proviene dall’Africa (22%).
Gli stranieri appartenenti all’Unione europea rappresentano la quota prevalente della presenza straniera in Italia (30%), seguita dall’Europa centro orientale con il 20%.
L’Asia rappresenta il 21% del totale e l’America il 7,3%; l’Oceania lo 0,04% mentre le persone senza cittadinanza lo 0,01%
Gli immigrati dal continente africano hanno inoltre in vantaggio di avere un’età media (di 31,2 anni) ancora più bassa rispetto alla media di tutti gli stranieri.
La popolazione straniera sceglie prevalentemente il Nord-Italia come territorio in cui vivere tanto che questa porzione del nostro paese ne ospita il 58%.
Il 25% risiede invece nella ripartizione centrale, il 12,2% nella ripartizione meridionale e solo il 5% nelle Isole.
Il 40% degli stranieri risiede nei comuni con meno di 20mila abitanti, circa un terzo in quelli con oltre 100mila abitanti.
La popolazione di cittadinanza straniera rappresenta più del 10% della popolazione complessiva in Emilia-Romagna, Lombardia, Lazio, Toscana e Umbria mentre non arriva al 4% in Basilicata, Sicilia, Puglia e Sardegna.
Interessante anche il dato che indica come, rispetto ai censimenti del 2001 e del 2011, le quote di stranieri nelle ripartizioni dell’Italia Nord Occidentale e Nord-Orientale si siano ridotte a beneficio del Mezzogiorno, in particolare della ripartizione Meridionale. Si tratta di una probabile conseguenza di un ritorno al lavoro nel settore dell’agricoltura a svantaggio delle industrie, che hanno una presenza più rilevante nel Nord-Italia.
Dati sul livello di istruzione
I dati sul livello di istruzione della popolazione italiana evidenziano un livello più basso rispetto ai dati medi della popolazione europea rilevati dall’Eurostat.
Al 31 dicembre 2019, tra la popolazione con più di 9 anni, questa è infatti la situazione rilevata dall’ISTAT:
– il 35,6% ha conseguito un diploma di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale
– il 29,5% ha ottenuto la licenza di scuola media
– il 16,0% ha conseguito solo la licenza di scuola elementare.
– solo il 13,9% ha conseguito una laurea o un diploma di Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica (A.F.A.M di I o II livello)
– il 4,6% della popolazione è analfabeta e alfabeta senza titolo di studio
– solo lo 0,4% della popolazione ha conseguito un dottorato di ricerca, il grado di istruzione più elevato riconosciuto a livello internazionale.
A livello territoriale, è la regione Lazio ad avere la più alta percentuale di laureati (17,9%), seguita da Abruzzo (15,3%), Umbria (15,2%), Emilia-Romagna e Molise (14,9%).
Superano il 14% anche le Marche (14,8%), la Lombardia (14,7%) e la Liguria (14,5%).
Dati sulla condizione professionale e sulla forza lavoro
Il censimento ISTAT segnala dati più confortanti per quanto riguarda la condizione professionale e la forza lavoro della popolazione italiana.
Dal 2011 al 2019 la forza lavoro è cresciuta dal 50,8% al 52,5% con un aumento dello 0,6% degli occupati.
Anche le persone disoccupate o in cerca di lavoro (comprese nella forza lavoro) sono aumentate dal 5,8% al 6,9%.
Purtroppo questi dati nei prossimi anni sono destinati a subire una drastica inversione di tendenza a seguito della pandemia COVID-19. Il ministero dello Sviluppo Economico prevede infatti che il calo del PIL italiano generato dalla crisi pandemica tornerà ai valori pre-COVID solo a partire da metà 2023.
Il censimento ISTAT evidenzia dati positivi anche sul fronte della parità di genere: l’occupazione femminile sale dal 41,8% del 2011 al 42,4% del 2019, evidenziando una diminuzione del gap tra occupati di sesso maschile e femminile.
L’iniziativa “Borghi più belli d’Italia” e i primi risultati positivi
Il censimento ISTAT ha effettuato anche un approfondimento tematico sui comuni che hanno ottenuto, a partire dal 2001, un particolare riconoscimento di carattere storico, culturale o artistico: quello dei Borghi più belli d’Italia.
Questa iniziativa, supportata dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), sta dimostrando come sia possibile mettere in atto azioni concrete capaci di arginare trend negativi, come quello legato alla perdita sistematica di popolazione per i Borghi con meno di 10.000 abitanti.
L’iniziativa “i Borghi più belli d’Italia” è infatti riuscita a modificare positivamente alcuni aspetti della dinamica demografica di questi comuni, aumentando la componente della popolazione straniera in giovane età in età da lavoro, in particolare quella di sesso femminile, contribuendo anche all’ampliamento della piramide dell’età favorendo nuove nascite.
In particolare la rilevazione censuaria 2019 evidenzia come, sia le due classi di età 0-4 e 5-9 anni, sia le classi in età da lavoro, in particolare quelle da 25 a 34 anni di età, siano cresciute rispetto alle rilevazioni del 2011.
Il mio auspicio è che la tendenza dei giovani a trasferirsi nei nostri bellissimi borghi possa coinvolgere sempre più anche le giovani coppie italiane, con l’obiettivo di tornare a vivere in contesti più a misura d’uomo e dove le ore passate all’aria aperta e in contesti naturali possono essere notevolmente più elevate rispetto a quelle che possono consentire le grandi città.
A questa tendenza dovrebbe anche contribuire la riscoperta dell’ecoturismo, dell’alimentazione naturale e di un adeguato esercizio fisico, ambiti a cui daremo sempre più spazio sul nostro IdeeGreen.it, in quanto componenti fondamentali per una vita sana e felice.
Creare mappe e grafici online con i dati del censimento ISTAT
A chi desiderasse utilizzare i dati del nuovo censimento tornerà sicuramente utile l’apposito sito web predisposto dall’ISTAT dove è possibile visualizzare i dati per uno specifico territorio e dove è possibile costruire tavole e grafici direttamente online per poi poterli scaricare.
L’indirizzo di questo interessante sito web è: http://esploradati.censimentopopolazione.istat.it/
Qui di seguito vi propongo una schermata di esempio che ho creato con i dati relativi alla Condizione professionale della popolazione residente nella sola regione Lombardia.