“La plastica riciclata può trovare impiego in quasi tutti i settori della produzione industriale, con caratteristiche che sono uguali o confrontabili con quelle del materiale vergine”. Lo assicura Roberto Frassine, docente del Dipartimento di Chimica, Materiali ed Ingegneria Chimica del Politecnico di Milano con cui abbiamo fatto una chiacchierata sulla situazione italiana ed europea, con uno sguardo al futuro.
1) Qual è la sua opinione sul riciclo della plastica?
Reciclare la plastica è un dovere morale nei confronti della società e, se fatto in modo intelligente, diventa anche economicamente conveniente e può generare valore e posti di lavoro. Questa consapevolezza rispetto ai materiali plastici è iniziata con lo sviluppo avutosi negli anni ’70 con l’introduzione delle bottiglie in plastica per bevande, leggere e infrangibili. L’applicazione sempre più diffusa di questo tipo di imballaggio “usa e getta” ha evidenziato la necessità di dotarsi di sistemi sempre più sostenibili ambientalmente per la gestione del “fine vita”. Dalla fine degli anni ’80 c’è stato un aumento costante della raccolta differenziata e del riciclo di questi manufatti. Oggi la plastica riciclata è un’affermata realtà di mercato con applicazioni che vanno dal settore automobilistico a quello dell’abbigliamento, fino all’elettronica di consumo. Uno straordinario risultato ottenuto in soli 25 anni.
2) Ci può aggiornare sulla situazione del riciclo della plastica per l’Italia? E per l’Europa?
La situazione europea vede oggi i diversi Paesi membri dell’Unione classificabili in 3 grandi gruppi. Ci sono i virtuosi (Lussemburgo, Svizzera, Austria, Germania, Svezia, Danimarca, Belgio, Olanda e Norvegia) con quasi il 100% di plastica riciclata o utilizzata per produrre energia attraverso la termovalorizzazione: hanno già raggiunto l’ambizioso obiettivo “zero discarica”. Segue poi l’Italia con Francia, Spagna, Finlandia e Irlanda dove la percentuale è superiore al 50%, fanalini di coda sono il Regno Unito, il Portogallo e la Grecia oltre a Bulgaria e Romania.
L’Italia è allineata con la media dei Paesi occidentali e si trova in ottima posizione anche in Europa, ma il risultato non è equamente distribuito sul territorio: ad una quantità di plastica pro-capite raccolta al Nord pari ad oltre 15 kg/anno si contrappone una quantità pari a circa due terzi raccolta al Centro e meno della metà raccolta al Sud.
3) Chi si occupa di questo in Italia?
Con il c.d. “Decreto Ronchi”, è nato il “Sistema CONAI” e l’attuale Consorzio COREPLA, specificamente dedicato all’avvio a riciclo e recupero degli imballaggi in plastica. L’attività di COREPLA è complessa proprio perché rivolta all’intero vastissimo e variegato universo dell’imballaggio in plastica, e non più ai soli contenitori per liquidi. Dal 2012, infatti, sono oggetto di raccolta differenziata anche le stoviglie monouso. Queste azioni sono state intraprese in ottemperanza alle politiche comunitarie europee, cosa che purtroppo non sempre si verifica in tutti i settori nel nostro Paese. La Commissione europea aggiorna molto di frequente il quadro normativo, e la prossima sfida è l’obiettivo stabilito per il 2020 del 50% di riciclo per tutti i materiali presi nel loro complesso.
4) Ci può dare un’idea della dimensione complessiva del problema, sia in termini di quantità che economici?
Il consumo annuale di materie plastiche in Europa nel 2012 è stato di circa 47 milioni di tonnellate: si tratta di una quantità significativa, che rappresenta il 20% del consumo mondiale. Il fatturato corrispondente è pari a circa 80 miliardi di Euro per i produttori di materia prima e a poco meno di 200 miliardi di Euro per i produttori di manufatti. I posti di lavoro sono complessivamente quasi un milione e mezzo comprendendo anche i produttori di macchinari.
Il consumo italiano è pari circa a 7 milioni di tonnellate, che si riduce a 6/6,5 milioni al netto del saldo tra import ed export. Quasi il 40% della plastica viene utilizzata per produrre imballaggi, che costituiscono circa il 60% di rifiuti di plastica che si generano annualmente. Grazie all’azione di riciclo e recupero della raccolta differenziata in Italia si risparmiano annualmente circa 22 milioni di metri cubi, che se conferiti in discarica richiederebbero più di 40 nuovi siti di dimensioni simili alla progettata discarica di Chiaiano nel territorio del comune di Napoli. Per avere un termine di paragone più immediato, su un terreno pari a 100 campi da calcio, si verrebbe a costituire ogni anno un deposito di altezza di più di 30 metri: un edificio di 9 piani.
5) Come viene riutilizzata la plastica nella sua seconda vita?
I settori in cui la plastica da riciclo trova impiego sono moltissimi, ad esempio gli stessi imballaggi, i filati e i tessuti e gli articoli monouso. Numerose sono anche le applicazioni nella florovivaistica, nell’arredo urbano, commerciale e per ufficio, nei prodotti per la casa e nelle pavimentazioni. La plastica riciclata può trovare impiego in quasi tutti i settori della produzione industriale, con caratteristiche che sono uguali o confrontabili con quelle del materiale vergine.
6) Quali sono le novità sul riciclo di questo materiale?
Il riciclo cosiddetto “meccanico” è praticato da molto tempo e consiste nella macinazione con successivo lavaggio e asciugatura dei frammenti che possono poi essere reimpiegati tal quali o in miscela con una certa quantità di polimero vergine. E’ possibile, per alcuni materiali, effettuare il riciclo “chimico” che permette di “decomporre” il materiale in sostanze chimiche più semplici (oligomeri) da impiegare per produrre nuovi polimeri senza ricorrere al petrolio o per ricavare combustibili, riducendo quindi complessivamente l’impiego di fonti non rinnovabili. Su quest’ultimo tipo di riciclo sono in corso ricerche per sviluppare processi economicamente convenienti ed ecocompatibili.
7) Quanto investono amministrazioni pubbliche e aziende in questo campo?
Le aziende del comparto industriale specifico sono tutte attivamente impegnate nel riciclo dei loro materiali. A queste si aggiungono gli operatori specifici che aderiscono all’Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori Materie Plastiche (AssoRiMaP). L’indotto industriale delle attività di riciclo delle materie plastiche è pertanto considerevole.
Il ruolo delle amministrazioni pubbliche è essenziale per sostenere anche economicamente le attività di riciclo. Nel solo 2012, in base all’accordo quadro tra l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) e il Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI), COREPLA ha versato ai Comuni o agli operatori della raccolta da questi delegati circa 174 milioni di Euro a copertura dei maggiori oneri sostenuti dai Comuni stessi per l’effettuazione della raccolta differenziata dei soli imballaggi in plastica. Il Consorzio si fa poi carico anche dei costi di selezione, al fine di assicurare al mercato un prodotto con specifiche adeguate alle esigenze dell’industria del riciciclo.
Nota: si desidera ringraziare l’Ing. Giuseppe Rossi, Presidente di COREPLA, per la gentile concessione dei dati relativi al consumo e al riciclo in Italia e in Europa.