Plastica biodegradabile per pacciamare
Plastica biodegradabile per pacciamare: costo, consigli per usarla al meglio. Dove comprarla. Vantaggi e svantaggi dei teli di plastica bio per pacciamatura.
C’è sempre più plastica nelle nostre discariche e la cattiva notizia è che resterà stoccata lì ancora per molto. Diversamente da materiali come carta, vetro e lattine, la plastica è difficile da smaltire perché non può essere biodegradata ne’ composta: si tratta di un materiale completamente sintetico! La plastica sta distruggendo gli ecosistemi, si deposita sui fondali marini, inquina il suolo e crea delle vere e proprie isole galleggianti negli oceani. Al contrario la plastica biodegradabile non impiega molto tempo per decomporsi, non rilascia materiale tossico nel suolo e, in molti casi, necessita di una quantità inferiore di energia per essere prodotta.
Pacciamatura con plastica bio o non bio?
La forma di plastica biodegradabile più diffusa per la pacciamatura è costituita dal telo in amido di mais e dura all’incirca un ciclo colturale, dopodiché può essere interrato nel terreno.
La durata di un telo di plastica standard per pacciamare il terreno dipende dalla sua qualità e dal suo spessore. Un telo di plastica per pacciamare in polipropilene può durare dai 5 agli 8 anni, mentre un telo di plastica per pacciamare in polietilene dallo spessore si 50 mm dura al massimo due anni (se ben tenuto).
La durata di un telo di plastica biodegradabile per pacciamare
Come premesso, la plastica biodegradabile per pacciamare dura all’incirca quanto un ciclo colturale. In particolare, i teli per pacciamare in bioplastica ricavata dall’amido di mais hanno una durata breve in quanto iniziano a lacerarsi dopo 3-4 mesi. Il grosso vantaggio dei teli di plastica biodegradabile per pacciamare è che, trattandosi di materia organica, a fine raccolto possono essere interrati con la semplice motozappa e si azzera il rischio di inquinamento del suolo.
Al momento dell’acquisto, leggete sulla confezione la durata indicativa del telo. Talvolta, la plastica biodegradabile per pacciamare può durare anche solo dai 45 – 90 giorni per i cicli colturali brevi.
Plastica biodegradabile per pacciamare, vantaggi e svantaggi
Se i teli di bioplastica per la pacciamatura hanno qualche vantaggio in più rispetto a quelli realizzati in plastica convenzionale, ne conservano gli stessi svantaggi. Di seguito elencherò tutti i vantaggi e svantaggi dell’uso dei teli di bioplastica per la pacciamatura, all’elenco che segue vanno aggiunti i classici vantaggi della pacciamatura, a prescindere dal materiale pacciamante impiegato.
- Si estendono e si forano con le stesse macchine utilizzate per i teli tradizionali.
- Azzerano la produzione di rifiuti plastici da smaltire in discarica. A termine della coltivazione, la plastica biodegradabile usata per la pacciamatura potrà essere incorporata nel suolo e si trasformerà in sostanza organica, acqua e biossido di carbonio.
- Fa risparmiare tempo al termine della coltivazione: non vi sarà alcuna necessità di recupero.
- La biodegradazione dei teli di bioplastica non causa inquinamento del suolo. Al contrario, la plastica tradizionale deve essere attentamente rimossa e smaltita dal campo, eventuali residui causerebbero inquinamento del campo.
- Altri Vantaggi ambientali
Riducono il consumo di risorse energetiche non rinnovabili, inoltre gli esperti di settore hanno stimato che usando plastica biodegradabile per pacciamare si otterrà un risparmio ambientale di oltre 500 kg di CO2 equivalente per ettaro pacciamato considerando una copertura del terreno con pacciamatura di 6000 mq/ha. - Al pari dei teli di plastica standard, anche la pacciamatura in bioplastica svolge un’azione termica. I teli in plastica o bioplastica riscaldano il terreno! Ciò è ottimo in inverno ma meno ideale in estate.
- Da un punto di vista agricolo, qualsiasi telo in plastica (biodegradabile o standard) presenta lo svantaggio che non consente un’infiltrazione dell’acqua piovana o da irrigazione a pioggia ottimale, pertanto il suo impiego è consigliato in concomitanza con l’irrigazione a goccia.
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Pubblicato da Anna De Simone il 14 Ottobre 2015